Circa 150 immagini originali, provenienti da fondi nazionali ed internazionali ma anche, in larga misura, dai fondi storici del Mart. L'esposizione intende indagare e mostrare come il linguaggio della fotografia fu usato dagli artisti futuristi in quanto veicolo per penetrare i misteri della vita, per fissare l'invisibile delle cose, per trascrivere la realta' come creazione e divenire.
A cura di Gabriella Belli e Giovanni Lista
Catalogo Skira
Apre il 18 maggio 2001 nella sede roveretana del Mart una mostra dedicata a "Cinema e fotografia futurista", realizzata in collaborazione con la Estorick Foundation di Londra e curata da Giovanni Lista, che presenta circa 150 immagini originali, provenienti da fondi nazionali ed internazionali ma anche, in larga misura, dai fondi storici del Mart.
L'esposizione intende indagare e mostrare come il linguaggio della fotografia fu usato dagli artisti futuristi in quanto veicolo per penetrare i misteri della vita, per fissare l'invisibile delle cose, per trascrivere la realtà come creazione e divenire. Nel 1911 l'invenzione del "Fotodinamismo futurista", o fotografia del movimento come energia in atto, ad opera dai fratelli Anton Giulio e Arturo Bragaglia, contribuì significativamente alla storia della fotografia.
I futuristi impiegarono poi diverse altre tecniche per compensare la registrazione passiva della realtà da parte dello strumento fotografico. Coscienti dell'importanza dei loro ritratti da un punto di vista ideologico e propagandistico, Marinetti e i futuristi lo usarono per pubblicizzare su larga scala le loro attività .
Realizzando reportages della vita e delle azioni degli artisti d'avanguardia, si applicarono a sovvertire i tempi e i modi della fotografia "da studio" attraverso due nuovi generi espressivi: la fotografia emblematica e la foto-performance. Depero applicò tutto ciò a se stesso: sfidò le regole esistenti producendo una serie di auto-ritratti iperbolici in cui si divertiva a stupire con gesti stravaganti, con espressioni facciali impreviste e inedite, con pose grottesche.
Il periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale vide un revival della fotografia futurista: i fratelli Bragaglia aprirono la loro Casa d'Arte a Roma, Paladini lanciò l'Immaginismo teorizzando l'incisività espressiva del fotomontaggio, altri futuristi praticarono il fotocollaggio e Carmelich sperimentò la composizione d'oggetti.
Da ricordare inoltre l'importante mostra Film und Foto che si tenne a Stoccarda nel 1929 e che avvallò gli ultimi sviluppi della fotografia d'avanguardia. L'anno seguente, Marinetti e Tato pubblicarono il Manifesto sulla fotografia futurista che fece della decade successiva uno dei periodi più creativi della storia della fotografia italiana.
I futuristi furono affascinati anche dal linguaggio cinematografico, presente in mostra con una selezione accurata di pellicole di D'Errico, Barbaro, Di Cocco, Cordero e Martina, ecc. Marinetti aveva subito capito che il cinema stava cambiando la faccia del mondo operando una rivoluzione radicale dello sguardo, prima tramite la registrazione della vita in atto, poi con il passaggio dall'immagine animata all'animazione dell'immagine.
Il cinema venne quindi anch'esso utilizzato in senso anti-naturalista, mettendo in scena la vita autonoma degli oggetti, celebrando la vibrante vita collettiva della metropoli moderna, trascrivendo in immagini plastiche il pulsare delle macchine industriali o il movimento di una sinfonia.
Proveniente dalla prestigiosa sede della Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, dov'è stata visitata con grande successo di pubblico dal gennaio al marzo scorsi, la mostra offre un ampio panorama di circa 150 fotografie originali selezionate da Giovanni Lista che è anche l'autore del volume intitolato "Cinema e fotografia futurista", edito da Skira.
Tariffa d'ingresso: L. 7.000, riduzioni d'uso
MART, Archivio del '900, corso Rosmini, 58, Rovereto (Trento)
Tel. 0039 - 0464 - 438887 / fax 430827