La Fenice Gallery
Venezia
Corte del Tagiapiera, San Marco 1948
041 5232333
WEB
La materia dell'anima
dal 29/11/2006 al 19/12/2006
dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30, tutti i giorni.Domenica solo il pomeriggio.

Segnalato da

Pro Art




 
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29/11/2006

La materia dell'anima

La Fenice Gallery, Venezia

Vittorio Vecchi, Cristiano Piatto, Stefania Sbarbati: tre artisti la cui ricerca verte sull'espressivita' della materia e sull'adozione di oggetti simbolici. A cura di Francesca Mariotti.


comunicato stampa

Vittorio Vecchi - Cristiano Piatto - Stefania Sbarbati

a cura di Francesca Mariotti

L’Associazione Ferrara Pro Art ha intrecciato un interessante collaborazione con La Fenice Gallery di Venezia per una serie di mostre a tema o personali da realizzare iniziando dal mese di Novembre 2006 con la personale di Guido Forlani fino a Gennaio 2007. Lo spazio espositivo si trova nella "Calle de la Fenice", adiacente al Teatro La Fenice, proprio di fronte all'ingresso delle gallerie del Teatro la Fenice, dove entrano gli artisti durante le rappresentazioni. Si potra' quindi visitare l’esposizione unitamente allo storico teatro, finalmente riaperto nel 2004, dopo il tragico rogo del 1996.
La Rassegna che si inaugura il prossimo 30 novembre 2006, alle ore 18.00, avra' come titolo "La materia dell'anima" e vedra' protagonisti tre artisti che della materia hanno fatto la loro arte: Vittorio Vecchi, Cristiano Piatto, Stefania Sbarbati. Tre artisti apprezzati e conosciuti da critica e pubblico per la loro coerenza stilistica e il loro percorso artistico particolare ed attento ad un linguaggio profondo e personale. “La Mataria dell’Anima" sara' presentata dalla dott.ssa Francesca Mariotti, curatrice delle rassegne in programma per questa collaborazione tre Ferrara e Venezia.
L’esposizione proseguira' fino al 20 dicembre 2006.

Vittorio Vecchi
“... sono sempre alla ricerca dei simboli nascosti dal banale dell'immagine reale... realizzo le mie opere con immenso stupore, rendendomi viaggiatore inconscio nella materia.." (Vittorio Vecchi). Un segmento di corda, un sasso, una scheggia di plastica, sono in se' ben poca cosa... ma l'invisibile reazione del loro incontro... e' una situazione irripetibile che puo' essere bloccata e ripetuta all'infinito, se la si sa rendere visibile... sono momenti in cui non si puo' bluffare, da vivere con la sincerita' a fior di pelle e per questo, affascinanti e pericolosi. (Valeria Tassinari)
Vittorio Vecchi, artista ferrarese, ha iniziato il suo percorso di ricerca negli anni ’80 e da allora e' riuscito a trovare una sua ben definita identita' artistica, ricca di inventiva e di particolarita' che bene si identificano con la sua personalita' attenta, meticolosa eppure aperta alle piu' ardite sperimentazioni. La sua “meticolosita'" si riscontra nella continua ricerca tecnica e materica e, nello stesso tempo, nell’uso di ogni forma di linguaggio e di scrittura, antica o moderna, che nel “segno" trova un’espressione armoniosa e stimolante. Le sue opere esigono “simpatia" - nel senso etimologico della parola - e cioe' l’intervento attivo e creatore dello spettatore. (Francesca Mariotti) “ Le mie narrazioni sono silenziose e tattili come sogni che si materializzano e mi perseguitano. Non trovo spazio per digressioni; mi concentro sulle cromie che la materia consente, capace di restituire intatta la tensione della mia azione fisica, vitale e forte di passione." (V. Vecchi). Cosi' Vittorio ci puo' introdurre alla sua “ossessione" di penetrare nell’ “intimo delle cose" per stimolare la creativita' e la fantasia, manipolandole e dando vita a queste sue opere cariche di pathos. Nel suo percorso artistico Vittorio Vecchi non vuole solo “rappresentare" il mondo di oggi, ma, attraverso l’estetica dell’analogia, passa oltre l’oggetto per “presentare" le forze che vivono nel mondo odierno. Per lui la definizione di Arte di Paul Klee calza a pennello: “ L’arte non restituisce il visibile, ma rende visibile."….Attraverso questa serie infinita di oggetti simboleggianti Vittorio ci apre una finestra o una porta sui diversi aspetti della realta', sugli imprevisti mondi del nostro animo. (Francesca Mariotti, ottobre 2005)

Cristiano Piatto nasce a Ferrara nel 1974, in un periodo sociale e culturale di grande fermento; le influenze acquisite tra le caratteristiche culturali degli anni 80 non fanno altro che acuire uno dei suoi primi interessi, l'amore per il disegno in generale e quello per il fumetto in particolare. L'amore per il disegno nasce dalla lettura di fumetti, come "Valentina" di Guido Crepax, (1965) o Milo Manara, artista con capacita' grafiche altissime e con un'immaginazione giocosa. Queste letture spiegano tanto delle opere di Cristiano Piatto, sia per la scelta dei temi sia per lo stile a volte prescelto, sia per il messaggio che vuole dare. Frequenta il Liceo Scientifico della sua citta' e cio' lo portera' ad avere una visione del mondo circostante non solo da sognatore metafisico ma anche da osservatore imparziale, pragmatico, empirico, successivamente si iscrivera' alla facolta' di Farmacia presso la sua citta'. Allo scadere degli anni 90 il suo interesse e' incanalato in quella evoluzione amorosa per il disegno, la linea e lo studio del corpo umano e le sue possibilita' espressive dirette anche attraverso il gioco dei colori e del trasfigurare riscontrabile nell'espressione artistica del Body Painting. E' con questa forma d'arte che Cristiano Piatto si affaccia al mondo artistico. La sua prima mostra significativa sara' tra il 1998-99 alla galleria Pangloss di Pisa, con l'utilizzo del gesso come fonte di colore, specie su superfici in rilievo che accentuano la texture plastica dell'opera; nel 2000 approdera' a Lecce esponendo ad una Contemporanea; poi ritorna nella sua citta', dando vita a due personali una nello stesso anno, e un'altra nel 2001 presso l'enoteca il Brindisi, la piu' antica del mondo. Nel frattempo Piatto coltiva anche l'interesse per la fotografia e per la computer grafica, ad oggi pane quotidiano per l'artista. Il 2005 e' quello che lo portera' con una personale alla galleria Carmelina e altre due al Caffe' Teatro, una di pittura e una di fotografia. A partire dal 2003 fino a oggi si occupa di un suo progetto con High Foundation nel generale e con Art Foundation nello specifico; interessantissima manifestazione poli-artistica a Ferrara, che si svolge nei mesi estivi di giugno-luglio. Tutto cio' si svolge nello stupendo spazio verde del Parco Urbano. Il 2005 lo porta nuovamente a Pisa presso il Centro Arte Moderna con la rassegna Okkasioni in collaborazione con Andrea Amaducci e Massimo Pasca, altro artista poliedrico.

Stefania Sbarbati, maestro d’arte, con doppia laurea, a 110 e lode, all’Accademia di Macerata in Decorazione e Sceneggiatura, grafica e fumettista per lavoro ed ora artista - alchimista / astrologa. Il suo percorso artistico dal 1996 al 2004 la porta ad uno studio approfondito su tutto cio' che verte sull’oggetto/simbolo, partendo dallo studio dei quattro elementi fino a giungere all’Albero Sefirotico o Albero Kabbalistico della Vita o del Bene e del Male. Concetti e temi che nella storia dell’Arte e nella Filosofia hanno avuto una grande importanza dalle antiche culture egizie e greche, fino al Medioevo e soprattutto con un vasto sviluppo nel Rinascimento, si ricordi il Mistero dei Decani di Palazzo Schifanoia a Ferrara. Nel Rinascimento si creo' un complesso filo di comunicazione tra arte e pensiero magico-astrologico...Da questa tradizione storica trae origine tutta l’opera di Stefania, che approfondendo il rapporto astrologia - alchimia - simbolo - uomo, si interessa ai fatti ed alle immagini, non per quello che sono, ma per cio' che significano. E’ importante la pregnanza simbolica dell’oggetto reale e quindi il suo significato spirituale/psicologico e le infinite analogie che crea con gli altri oggetti. Tutto, in questa ricerca, diviene “simbolo", come nella psicanalisi freudiana, il sogno diviene rappresentazione mentale che rinvia ad altri significati…Dalla storia dell’Arte, dalla filosofia ermetica ed iniziatica, dalla Astronomia, Stefania Sbarbati trova i suoi simboli e li perpetua e tramanda per comunicare un antico messaggio: la profonda necessita' dell’Uomo di capire se stesso quale microcosmo, specchio dell’Universo/Dio, cioe' del macrocosmo in cui e' compreso. Nell’espressione artistica di Stefania la ricerca e' tanta e profonda, incominciando dalle vibrazioni dei colori usati (legati alla naturalita' dei quattro elementi), dalle tecniche (bruciature e colature), e non da ultimo, dalla stessa tela trattata come una pergamena, in modo da sembrare una pelle di serpente (simbolo rivelatore). Importante sin dalle sue prime opere e' lo studio delle pratiche alchemiche poiche' l’Alchimia e' sempre stata l’Arte della trasformazione (l’Arts Magna), non l’arte di fare composti chimici, ma un’arte spirituale, un lavoro interiore sull’energie primordiali…. In conclusione anche per la Sbarbati possiamo riportare la teoria di Paul Klee per il quale: “Il simbolo e' anche una categoria dell’invisibile. La decifrazione dei simboli ci conduce verso le insondabili profondita' del respiro primordiale; il simbolo collega all’immagine visibile la parte dell’invisibile intuita occultamente (inconsciamente)".(Francesca Mariotti)

Immagine: Cristiano Piatto

Inaugurazione 30 novembre 2006

La Fenice Gallery
Calle de la Fenice San Marco - Venezia
Orario di apertura dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30, tutti i giorni.Domenica solo il pomeriggio.

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