A.A.M. Architettura Arte Moderna
Roma razionalista. Una serie unitaria di 12 lavori recenti, olii su tela, secondo 3 formati diversi, grandi, medi e piccoli. L'intero ciclo di opere e' una sorta di omaggio ad alcune architetture romane, tra le piu' rappresentative degli anni tra le due guerre. A cura di Francesco Moschini e Gabriel Vaduva.
Roma razionalista
a cura di Francesco Moschini e Gabriel Vaduva
Si inaugura lunedi' 4 dicembre, presso la galleria A.A.M. Architettura Arte Moderna, una mostra dedicata a Roberto Caracciolo, in cui vengono
presentati una serie unitaria di dodici lavori recenti, olii su tela,
secondo tre formati diversi, grandi, medi e piccoli. L'intero ciclo di
opere e' una sorta di omaggio, di raffinatissima astrazione, ad alcune
architetture romane, tra le piu' rappresentative degli anni tra le due
guerre, di alcuni straordinari architetti, come Luigi Moretti, Adalberto
Libera, Mario De Renzi, Giuseppe Pagano e Giuseppe Nicolosi.
"Partendo dall'esperienza fatta nel 2004 con i tre quadri ispirati dal
lavoro di Terragni ho voluto fare un omaggio alla mia citta' prendendo
spunto dall'architettura razionalista a Roma. Dopo qualche mese passato a
fotografare le costruzioni che mi interessavano ed intervistando la gente
che ci vive o lavora ho cominciato una serie di nuovi quadri. Gli
architetti e le costruzioni che alla fine hanno ispirato i dodici quadri
(5 di 130x 130 cm, 2 di 72 x 72 cm, e 5 di 30 x 30 cm) sono: il Lotto 27
alla Garbatella e la borgata del Trullo di Nicolosi, l'ufficio postale di
via Mormorata di De Renzi-Libera, l'Accademia delle armi al Foro Italico e
l'ex-GIL a via Induno di Moretti, l'Istituto di fisica all'universita' di
Pagano, l'Unita' d'abitazione orizzontale al Tuscolano ed il Villaggio
olimpico di Libera.
L'architettura Razionalista e' cominciata, in gran parte, come uno degli
aspetti dell'architettura fascista, ma si differenzia da quella piu'
conosciuta e retorica quale quella di Piacentini per un rigore modernista.
Mentre l'architettura fascista era improntata ad una rivalutazione dei
canoni classici e alla creazione di una architettura nazionalista, il
razionalismo si ispirava al movimento internazionale, guardava a Le
Corbusier, al Bauhaus e aspirava a dare qualcosa di radicalmente nuovo. Se
prima della guerra ci furono grandi commissioni di opere pubbliche nel
dopoguerra il razionalismo si e' dedicato alle costruzioni di quartieri
popolari a basso reddito. Cio' che mi ha colpito e' quanto alcune di queste
costruzioni siano ancor oggi valide e belle, attive nella loro funzione
originale. Purtroppo e' anche vero che spesso queste costruzioni riversano
in uno stato pietoso, abbandonate all'usura del tempo o ricoperte di
squallide aggiunte. Sarebbe ora di prestare un po' piu' d'attenzione a quel
che e' stato fatto di buono nel 20' secolo.
Cio' che nel nuovo ciclo di lavori si presenta con piu' forza e' il carattere
"oggettuale" delle opere, vale a dire che l'artista contrappone
all'evidente bidimensionalita' del lavoro un eccesso di tridimensionalita'
del supporto che l'ombra e la giacitura in cui tende a fotografare le
opere sottolineano ancor piu'. Opere sempre presentate quasi sprofondate e
spiazzate sulla parete ad esaltare la loro circoscrizione, il loro grado
di compiutezza e di finitura. In questo R. Caracciolo tende a sottolineare
la propria distanza tutta europea dal portato dell'espressionismo astratto
americano e da quella voglia di debordare oltre i limiti fisici della tela
sino a fare avvertire la voglia di altrove, il mito dell'andare "oltre"
verso nuove e impreviste frontiere. Per l'artista e' piu' importante
l'insistenza nella permanenza di quella piccola porzione di spazio che ha
deciso di ritagliarsi secondo dimensioni poco variabili e sempre uguali a
se stesse. Proprio perche' per lui la pittura e' una cosa semplice,
terrestre e quotidiana che non allude ne' a cadute ne' a salvezze, non ha
valore salvifico, non purifica e non libera.
Poche le indicazioni di cui l'artista carica l'opera: l'idea della serie per gruppi omogenei di lavori
correlati in base ai colori, il rigore delle pennellate sempre della
stessa misura per i quadri piccoli e grandi con l'ovvia constatazione che
i piccoli conterranno meno pennellate e le stesse tendono sempre piu' a
trasformarsi in segno cosi' come le sue linee sono sempre piu'
linee-labirinti, linee continue senza inizio ne fine ma che via via
tendono a stagliarsi su un fondo che si fa sempre piu' presente e
importante quasi a rovesciare la tendenza a cio' che sta per tramutarsi in
troppo facile o ripetitivo in nome di un perseguito senso della
leggerezza. Ma questo senso di circolarita' tra le parole e le cose, tra le
opere e l'artista e' suggerito anche dal suo vezzoso atteggiarsi in pose
desuete ma mutuate da una precisa e riconoscibile iconografia tramandataci
da celebri fotografie che ritraevano A. Libera o L. Moretti: in questo
cercare di unire tutto sta il senso del riannodare la duplicita' delle sue
origini americane ed europee ma anche di unire il proprio cattolicesimo al
puritanesimo.
Immagine: padre, olio su tela, 196 x 196 cm, 2005.
Inaugurazione: 4 dicembre 2006
Architettura Arte Moderna - AAM
via dei Banchi Vecchi, 61 - Roma
Orario: tutti i giorni ore 16-20
Ingresso libero