Galleria Godot
Reggio Emilia
vicolo Casalecchi, 3
335 8393722
WEB
Philip Corner
dal 5/12/2006 al 22/12/2006
aperto tutte le sere, tranne il martedi'

Segnalato da

Sandra Campanini



approfondimenti

Philip Corner



 
calendario eventi  :: 




5/12/2006

Philip Corner

Galleria Godot, Reggio Emilia

Il noto compositore e artista americano presenta 4 grandi tele che formano I colori del cielo e che si riferiscono alle quattro stagioni. La formazione di Corner e' principalmente musicale; il suo nome e' legato a movimenti di importanza storica come action music, performance art, gruppo Fluxus, minimalismo e arte concettuale.


comunicato stampa

Personale

Lo spazio Godot ospita un grande artista contemporaneo: Philip Corner (1933), noto compositore e artista americano nato a New York nel 1933. Membro di gruppi storici come Fluxus, Judson Dance Theater, Tone Roads Concerts, The Something Else Press, Sound Out of Silent Spaces, Frog Peak Composers’ Collective, Experimental Intermedia Foundation, ha eseguito i suoi lavori in 33 paesi del mondo ed ha al suo attivo numerose mostre in gallerie private e in musei. Il circolo nel cuore di Reggio Emilia (nella centralissima piazza S. Prospero) ha aperto i battenti ad un artista conosciuto internazionalmente, che risiede nella nostra citta' da molti anni insieme alla moglie Phoebe Neville, ballerina coreografa. Di Corner verranno proposte 4 grandi tele (5 mt per 2,50) che formano I colori del cielo; quattro suggestive opere che si riferiscono alle quattro stagioni. Pensate dall’artista come un impianto scenografico per un lavoro di gruppo gia' presentato a Roma la scorsa estate. La formazione di Corner e' principalmente musicale; il suo nome e' legato a movimenti di importanza storica come action music, la performance art, il gruppo dei Fluxus, minimalismo e arte concettuale e la derivazione delle opere pittoriche di Corner deriva principalmente dalle strutture delle sue composizioni. Ricordiamo che nell’ultima edizione di REC (Reggio Emilia Contemporanea), rassegna dedicata alla musica sperimentale e alle avanguardie, e' stata messa in programma un'esecuzione da lui diretta della sua composizione One Note More Than Once. Tratto distintivo delle sue composizioni sono le indicazioni verbali e le notazioni grafiche.

Philip Corner (New York, 10 aprile 1933) ha studiato con Mark Brunswick al City College di New York (1955) e con Olivier Messiaen al Conservatorio di Parigi (1956-57); presso la Columbia University (1959) e' stato allievo di Otto Luening e Henry Cowell.
Si e' avvicinato alla musica orientale durante la sua permanenza in Corea con l’esercito statunitense nel 1959-60, e dopo il suo ritorno a New York divenne uno tra i primi esponenti di Fluxus e membro di alcuni importanti gruppi di avanguardia e di musica sperimentale come il Judson Dance Theatre, e il Tone Roads, di cui e' stato il co-fondatore con James Tenney e Malcolm Goldstein. Nel 1974 ha fondato il Sounds out of Silent Spaces che suonava regolarmente alla Experimental Intermedia Foundation di New York.
Corner e' stato a lungo associato al Son of Lion, un gruppo americano di gamelan, e ha collaborato spesso con diversi coreografi, tra cui Lucina Childs e Elaine Summers, e con gruppi teatrali statunitensi ed europei. Ha insegnato alla New Lincoln School e alla New School for Social Research di New York e, dal 1972, presso la facolta' della Rutgers University, dove ha sviluppato un nuovo sistema di approccio all’insegnamento teorico della musica che abbraccia concetti comuni a culture diverse. Vive e lavora a New York e in Italia (Reggio Emilia).

Corner considera gli influssi da parte delle culture asiatiche e di altre culture non occidentali, un aspetto fondamentale della modernita'; ancora giovane musicista scopri' che l’interesse di alcuni compositori americani contemporanei (e soprattutto di Cage) relativo al timbro, ai microsuoni, e alle caratteristiche dei singoli suoni, era presente anche nella musica asiatica. Un aspetto della sua affinita' con il pensiero orientale - l’interesse per la meditazione - lo porto' a esplorare il grado massimo di semplificazione dei materiali musicali, e il risultato finale di questa esplorazione fu Elementals (1976), mentre anche altre opere composte negli anni ’70 (la serie OM, le Metal Meditations e Pulse) riflettono questa tendenza. Un aspetto importante della tecnica compositiva di Corner e' l’integrazione delle procedure metodiche e d’improvvisazione applicate a strumenti tradizionali e a oggetti naturali. La sua notazione grafica innovativa possiede particolari qualita' calligrafiche e le sue partiture sono apprezzabili anche a livello visivo. Corner usa sovente lo pseudonimo coreano Gwan Pok (“Contemplando la cascata") alla maniera orientale, quale sigillo apportato alla sue partiture. Le implicazioni numeriche della musica indonesiana lo hanno ispirato a creare una serie di opere per Gamelan: in forma aperta, strutturate per essere eseguite con molti tipi di strumenti diversi, e comprendenti in alcuni casi anche elementi teatrali e vocali. Sebbene Gamelan rappresenti per l’autore un approccio libero al fare musica accessibile a gruppi e a solisti sia orientali che europei, le opere di questa serie possono essere eseguite da una vera e propria orchestra di gamelan. Uno dei primi ad assimilare l’influenza di Cage e uno dei precursori del minimalismo, Corner ha integrato la casualita' alle procedure sistematiche, la ripetizione all’improvvisazione, il rumore al silenzio e all’espressione, in un insieme coerente di composizioni che riflettono esemplarmente il suo incontro creativo e continuativo con le tradizioni musicali orientali.

Inaugurazione: 6 dicembre 2006

Spazio Godot
Vicolo Casalecchi - Reggio Emilia
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [17]
Miriam Rossignoli
dal 10/5/2012 al 5/6/2012

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