Il Ponte
Pieve di Cento (BO)
via Ponte Nuovo, 23/h
051 6861130
WEB
Brutte figure
dal 15/12/2006 al 15/2/2007
dal martedi' al sabato 16.00-19.00. I festivi solo su appuntamento
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Segnalato da

Pepita Promoters snc




 
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15/12/2006

Brutte figure

Il Ponte, Pieve di Cento (BO)

In esposizione i lavori di 4 giovani pittori: Giovanni Blanco, Franco Huller, Raffaele Minotto e Matteo Nannini. La figura, l'ironia e il gioco costituiscono il filo rosso che attraversa, pur con diverse declinazioni e sfumature, le varie opere in mostra.


comunicato stampa

Giovanni Blanco, Franco Huller, Raffaele Minotto e Matteo Nannini

Fino al 16 febbraio 2007 e' possibile visitare alla Galleria il Ponte di Pieve di Cento (via Ponte Nuovo 23/h - Pieve di Cento, Bo) la nuova mostra collettiva dal titolo BRUTTE FIGURE, in esposizione le opere di quattro giovani pittori professionisti, Giovanni Blanco, Franco Huller, Raffaele Minotto e Matteo Nannini.

Brutte figure e' il tema, insieme giocoso, ironico e scaramantico, che e' stato proposto a questi quattro artisti, ognuno con la propria cifra stilistica, ma tutti sicuramente riconducibili ad un ambito di pittura figurativa. E proprio la figura, l’ironia e il gioco costituiscono il filo rosso che attraversa, pur con diverse declinazioni e sfumature, le varie opere in mostra.

Giovanni Blanco espone quattro lavori che costituiscono una sequenza e vanno percio' letti quasi fossero fotogrammi di una pellicola cinematografica. Al centro il corpo umano, nudo, elegante, greve, prima completamente immerso nell’acqua, poi rappresentato nell’atto di emergere, lentamente ma inesorabilmente, fino ad “incarnarsi" nel Satiro di Mazara del Vallo, vale a dire a riconoscersi nella parabola del satiro danzante del corteo del dio Dioniso, statua bronzea di probabile eta' ellenistica ripescata nel canale di Sicilia (terra d’origine di Blanco) nel 1998. Una sequenza pittorica che e' un gioco continuo, un dialogo e una tensione incessanti tra immersione ed emersione, tra ignoto e noto, tra peccato e purificazione, tra prigionia e liberazione, tra buio e luce.

Ventuno sono i lavori presentati da Franco Huller e realizzati con una tecnica mista su dei semplici fogli di carta A4: l’insieme delle opere da' vita al ciclo Hic (dal latino “qui"). Si tratta di un rito pittorico e digitale: l’artista dipinge i fogli, li acquisisce con lo scanner, li modifica ed elabora, li stampa su un nuovo foglio, che diventa il fondo di una nuova rielaborazione pittorica. Il ciclo Hic e' costituito da tutti i passaggi pittorici su carta, invece le elaborazioni digitali hanno dato vita al ciclo Nunc (dal latino “ora").

Una ricerca permanente, quindi, impregna queste opere ricche di pennellate di colore e soprattutto di figure dalle forti gestualita', collocate nello spazio in posizioni innaturali, sospese o oblique, talvolta alate, figure fuori scala che non rispettano le proporzioni, sguardi che interrogano se' e l’osservatore.

Pieni di ironia, o meglio di autoironia, sono i due oli su tela Autoritratto segnaletico di Raffaele Minotto, con il suo stile inconfondibile di materia-colore-luce.

Qui l’artista gioca con il pubblico e con se stesso, ritraendosi di fronte e di profilo, ammiccando al titolo della mostra: si sa che le fotografie segnaletiche quasi sempre tradiscono la nostra vera immagine, facendoci risultare tutti piu' brutti. L’ironia diventa piu' pungente, quasi caustica, in Bombe su Beirut e Benvenuti!, due oli su tela. Nel primo, tra le increspature delle paste cromatiche, scorgiamo una zingara (soggetto caro a Minotto) nel suo tipico abbigliamento gitano, con una mano sul fianco mentre con l’altra tiene la sigaretta accesa: il suo volto e' inespressivo, il suo sguardo, assente, si posa su una distesa di macerie, intorno a lei solo distruzione.

L’ironia e' chiara: non e' la zingara che deve essere oggetto del nostro sospetto e pregiudizio, ma chi provoca e fa la guerra. Nel secondo, un barbone scapigliato e sciatto ma con un’espressione gentile e pacata, ci da' il benvenuto a braccia aperte in un luogo che, pero', e' fatiscente, inospitale, tutt’altro che accogliente. L’olio su carta Violentata!, e' un omaggio alla scultrice e grafica tedesca Khate Kollwitz (1867-1945) e ne riprende, sdrammatizzandola, una sua incisione.

Gioco e ironia caratterizzano anche le tre opere presentate da Matteo Nannini, a partire dall’olio su tavola intitolato Pan, dove il pittore scherza con se stesso: in un bosco, tra alberi, cespugli e sassi, sfoderando un ghigno beffardo, appare Matteo-Pan, per meta' Matteo Nannini, e per meta' caprone. Dopo la mitologia classica, Nannini rivisita con l’opera Salome' (olio su tela applicata su tavola) la Bibbia: attraverso un’inquadratura stretta, vediamo una figura femminile, Salome', intenta a danzare per Erode mentre accenna all’atto di spogliarsi.

Un forte fascio di luce le illumina il volto dal basso, quasi a darle una sembianza spettrale. Sullo sfondo Erode con la testa del Battista sul vassoio. Con Jack (olio su tavola), invece, Nannini passa alla cronaca nera inglese di fine Ottocento, quando la citta' di Londra fu terrorizzata da Jack lo Squartatore, l’ignoto serial killer che in pochi mesi uccise cinque donne. In un’atmosfera cupa si distinguono solo degli occhi che, guardano, in atto di sfida e minaccia, l’osservatore.

Ufficio stampa
Pepita Promoters s.n.c.
tel. 051 2919805

Orari mostra: dal martedi' al sabato 16.00-19.00. I festivi solo su appuntamento.
Ingresso libero

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