Nelle sue foto Bolognesi recupera e rielabora alcuni stereotipi iconografici del mondo della moda. Cavallini ha elaborato un'installazione spaziale composta da un velo di foglie, raccolte da un albero e catalogate una ad una. A cura di Giacomo Zaza.
Doppia personale
A cura di Giacomo Zaza
Marco Bolognesi per le sue immagini, recupera alcuni stereotipi iconografici del
mondo della moda, portati all'interno di una rielaborazione personale che ripropone
superfici smaltate, tagli netti, utilizzo di modelle e di accessori.
Nelle sue foto c'e' quasi sempre un carattere anomalo che fa perdere ogni certezza
bio-morfologica della figura ritratta. Ogni confine tra il corpo delle ragazze e
l'accessorio aggiunto, foglia, fiore, piercing che sia, e' stravolto a tal punto da
consegnare allo spettatore l'idea di un corpo ibrido che, per certi versi si
ricollega alle inquietanti composizioni surrealiste di Meret Oppenheim. Palpebre
cucite, bocche tappate da fiori, iridescenze all'interno delle cavita' dei corpi
dominano la scenna delle foto di Bolognesi. La sua composizione tenta la
provocazione dei linguaggi della tendenza fashion. E' resa piu' esplicita nella serie
delle beauties. Qui i volti di donne orientali sono adornati da fiori variopinti
insieme solcati da conturbanti cerniere zip.
Il gioco di collisioni di significato e la contaminazione perentoria dei codici,
spinge l'artista a praticare un progetto di identita' artificiosa e conturbanti.
Dagli ultimi scatti realizzati in occasione della mostra a La Nuova Pesa emergono
con piu' evidenza corpi dagli accenti barocchi pervasi da petali e da bottoni
automatici da tinte verdi e rosa da capelli alterati nella forma e nel colore, ed
altro ancora. L'osmosi degli elementi rintracciabile in autori come Inez van
Lamsweerde, segue una ricerca non sociologica o moralistica ma affronta attraverso
la sperimentazione degli stili, una provocazione estetica.
Federico Cavallini ha elaborato un'installazione spaziale composta da un velo di
foglie, circa 2320 raccolte da un albero di pero e catalogate tra l'agosto del 2003
e l'ottobre del 2006. In oltre, presenta una serie di lavori eseguiti su carta
Fabriano utilizzando un'antica tecnica di scolorimento.
Le foglie dell'istallazione, colpite da un parassita che ne riduce la consistenza
alla sola nervatura legnosa, sono state attaccate una all'altra senza bisogno di
ulteriori strutture di sostegno, formando un telo rettangolare del peso di 120
grammi che sara' installato sospeso in verticale al centro di una sala. L'estrema
leggerezza dell'opera la rendera' sensibile ai minimi spostamenti d'aria, ed il
continuo movimento ne dilatera' il campo d'azione fino a prolungarne il suo respiro
verso gli spettatori.
Un volume di catalogazione raccogliera' la riproduzione fotografica di ogni singola
foglia: sembrera' una sorta di schedario, dai risvolti inquietanti, che testimoniera'
visivamente ciascuna conformazione e traccia organica di una natura prossima al
ciclo biologico vita-morte.
I lavori cartacei fanno parte di un nucleo realizzato tra il 2002 e il 2005 e sono
frutto di un'azione di sottrazione cromatica. L'artista ha utilizzato sostanze, come
la varechina e l'olio di lino puro, che non si sovrappongono al supporto utilizzato
ma si legano ad esso modificandolo, consegnandogli luce e trasparenza. Ne deriva
l'ambito di un sentire misterioso e intrigante sempre in relazione ad una atmosfera
tutta enigmatica e segreta.
Immagine: Federico Cavallini
Inaugurazione: Lunedi' 22 Gennaio 2007
La Nuova Pesa Centro per l'Arte Contemporanea
via del Corso, 530 - Roma