Laurina Paperina VS Francesco Diotallevi. In psicologia, lo scarabocchio e' il medium attraverso il quale emerge la personalita' e il carattere di un bambino. Una mostra per spiriti grotteschi, divertenti e latenti, ovvero, latitanti alle convenzioni.
Laurina Paperina VS Francesco Diotallevi
a cura di Duccio Dogheria
Scarabocchio, dal greco ska'rabos, scarafaggio, una parola di per se'
mostruosa, evocativa di un certo disgusto con cui molti osservano l'arte
contemporanea. Di scarabocchi parla gia' Pietro da Cortona nel suo Trattato
della pittura e scultura (ed. 1652, p. 245), a proposito di un certo
Giovannino da Capagnano, che, nel dipingere delle logge, fece "una gran
moltitudine di scarabocchi, invece d'uccelli, tirando due pennellate, una
per lungo e l'altra per traverso, e tutti riuscirono cose di riso". Oltre
alla mostruosita' e al riso lo scarabocchio ha una terza caratteristica:
l'epifania dell'inconscio. In psicologia, lo scarabocchio e' difatti il
medium attraverso il quale emerge la personalita' e il carattere di un
bambino. Una mostra, dunque, per spiriti grotteschi, divertenti e latenti,
ovvero, latitanti alle convenzioni. Scarabocchi, perche' il faut etre
absolument moderne (Rimbaud), per sfregiare la serieta' dell'Immacolata
Concezione Artistica col sorriso caustico e immaginifico
dell'improvvisazione grafica, del paradosso espressivo, della deformazione
iperbolica. In uno dei templi della cultura trentina, due noti
scarabocchiatori, Laurina Paperina e Francesco Diotallevi, si sfideranno a
duello con ineffabile ironia.
Laurina Paperina (Rovereto, 1980) "disegna proprio male". Insomma,
un'artista contemporanea 30 e lode, forte di un linguaggio rubacchiato un
po' a South Park e un po' all'arte infantile, un po' ai comics della Marvel
e un po' ai manga del Sol Levante. Straordinaria nel reinventare l'esistente
con graffiante furore, questa giovane ma gia' affermata artista popola la
misera del quotidiano con personaggi goffi e un po' maldestri, sempre
pronti, comunque, a cavare dai denti il piu' diamantino sorriso. Scarabocchi,
i suoi, assolutamente (new)global, esposti ed apprezzati in mezzo mondo,
dalle gallerie del Sudafrica a quelle del Giappone (Murakami e' tra i suoi
estimatori e collezionisti), dalle fiere di Parigi a quelle di Miami. Opere
segnate da un'ironia senza capi ma con molte code, ora gaiamente
scodinzolanti, ora toste come fruste, agili e geniali nel mettere in gioco e
rovesciare l'immaginario mediatico collettivo, animando un pop-olino di
improbabili supereroi rivistati, sempre pronti ad affrontarsi e ad
azzuffarsi con mostri simpatici come Gozzilla o tragici come George Bush.
Con un delizioso coctail di forme ecologicamente essenziali e di colori
piatti e acidi, Laurina Paperina propone una personalissima e tecnologica
declinazione di Gesamtkunstwerk, capace di trasformare in opera d'arte -a
suon di performance, web, video e installazioni- ogni cosa che sfiora, da un
vecchio paio di scarpe da ginnastica all'evanescente sabbia del mare, fino a
un ipotetico virus, diffuso qualche anno fa nel corso di una performance
alla Galleria Civica di Trento. La mostra di Rovereto evidenzia in
particolar modo l'attivita' scarabocchiatrice dell'artista, gia' emersa dalle
collaborazioni con riviste come Marie Claire (edizione italiana e greca) e
soprattutto Exibart on paper. Per l'occasione, l'artista ha realizzato una
fanzine a tiratura limitata, autocomponibile e scarabocchiata, che verra'
distribuita ai visitatori.
Francesco Diotallevi (Senigallia, 1971), ha iniziato a scarabocchiare
all'Istituto Statale d'Arte di Urbino, nella sezione di disegno animato. Ha
continuato poi, con insana costanza, all'Accademia di Belle Arti di Bologna,
dove si e' diplomato nel 1995 col pittore-burattinaio Concetto Pozzati. Da
allora, a suon di personali e collettive, i suoi scarabocchi gustosamente
narrativi, talvolta accumulati in micro-storie da seguire frame dopo frame
con i pop-corn in mano, si sono moltiplicati in maniera virulenta e
infettiva, intaccando italici capolavori letterari, come l'Inferno dantesco
(rivisitato in versione pop-sulferina) e perfino episodi biblici, come nella
serie dedicata a Noe', nella quale il Salvatore della biodiversita' si e'
grottescamente deformato in un signor Noe' qualunque, sguardo nervoso e
piede incollato all'acceleratore, anche se alla fine la Giustizia Divina
fara' ugualmente il suo corso.
Francesco, caustico demiurgo dell'insanita' contemporanea, scarabocchia nelle
sue opere i deliri della piu' malata attualita', il mondo degli unabomber, del
buon padre di famiglia con l'arsenale in cassaforte, delle mattanze nelle
scuole americane, del sembrava una brava persona.. Cattivi pensieri (titolo
tra l'altro di due opere esposte) che per essere esorcizzati devono prendere
il sopravvento, declinandosi in forme basilari, sintetiche, quasi
scarabocchiate da un bambino che e' spettatore atterrito e impotente di
un'umanita' deviata. Non a caso, a presentare le mostre di Francesco, tra un
critico d'arte e un direttore di museo, ecco spuntare di tanto in tanto
figure come Vittorio Volterra, ordinario di psichiatria.
Scarabocchi ironicamente dettati dall'es, che invitano gli animi pavidi a
scaldare i rosari, sperando che non ci siano crepe nelle vetrinette.
Biblioteca Civica "G. Tartarotti"
c.so Bettini 43 - Rovereto (TN)
Orario: Lunedi'-sabato 9-22
Ingresso libero