Galleria Quintocortile
Milano
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Profondamente
dal 23/1/2007 al 6/2/2007
martedi' - venerdi' ore 17,30-19,30

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Galleria Quintocortile




 
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23/1/2007

Profondamente

Galleria Quintocortile, Milano

Dedicato a Sigmund Freud - capitolo I. Dodici artisti esplorano, nel 150mo anniversario della nascita del padre della psicanalisi, quel profondo che egli porto' alla luce ne “L'interpretazione dei sogni" facendone oggetto della terapia analitica. A cura di Mimma Pasqua.


comunicato stampa

Dedicato a Sigmund Freud - cap.I*

"...; non fece altro che usare la memoria come i vecchi e dire la verita' come i bambini". W.H.Auden (1907-1973)

Dodici artisti esplorano, nel 150mo anniversario della nascita di Sigmund Freud, quel profondo che l'inventore della psicoanalisi porto' alla luce ne “L'interpretazione dei sogni" e ne fece oggetto della terapia analitica.

A cura di Mimma Pasqua
Testi di Donatella Airoldi, Mimma Pasqua, Paolo Stramba-Badiale
Poesie di Tonino Milite

opere di: Paolo Barlusconi, Enrico Cattaneo, Luce Delhove, Fernanda Fedi, Mavi Ferrando, Ferdinando Greco, Max Marra, Tonino Milite, Ettore Moschetti, Lucio Perna, Milvia Quadrio, Stefano Soddu

* Il capitolo secondo della mostra avra' luogo presso la Biblioteca Dergano Bovisa tra aprile e maggio 2007

Sull'opportunita' per un critico d'arte di una mostra sul profondo

Ma poi perche' un critico, a cui istituzionalmente spetta il compito di un'analisi tecnico-estetica, e quindi un giudizio sul valore dell'opera d'arte, deve affondare nella dimensione concettuale del profondo, rischiando una pericolosa invasione di campo?
Le perplessita' sono state, per cosi' dire, paralizzanti ed hanno censurato sul nascere il tentativo di fare luce, di spiegare e motivare la scelta tematica di questa mostra.
In realta' anche certe scelte che a prima vista paiono spiegabili hanno motivazioni non consapevoli all'inizio. L'indagine sul profondo muove da dentro e pertanto svela le sue ragioni strada facendo, rivelandosi nel suo porsi all'esterno, nel suo affiorare alla coscienza e nel suo farsi.
In questa inconsapevolezza il critico si muove all'unisono con gli artisti nel tentativo di dare anima e concretezza visiva al suo mondo immaginifico, contaminandolo e mescolandolo a quello degli stessi artisti.
Problematicita' di un discorso sulla complementarieta' parole / immagini.
Non e' l'immagine autosufficiente, avendo un suo proprio linguaggio, che parla per se' e da se'?
Le parole potrebbero allora non affiorare e non essere visibili, ma farsi comprensione interiorizzata e non comunicata.
Di fronte ad un'opera d'arte parlerebbero le emozioni e queste feconderebbero il pensiero. Tutto potrebbe rimanere li', su uno spazio di confine fra il dentro e il fuori. Ma un'emozione non espressa e non comunicata rimarrebbe tronca, si tradurrebbe in un solipsismo narcisistico.
E d'altronde l'opera d'arte ha un carattere sociale, perche' presuppone una storia di cui rappresenta una tappa e il critico si fa cantore di questa storia e narra miserie e meraviglie di uno sforzo titanico che si e' convenuto chiamare ricerca.
Ricerca di se' attraverso l'arte. Del se, l'inconoscibile, l'inafferrabile se non per brandelli, di cui ci sfugge la totalita' perche' e' multiforme e mutevole. Perche' e' vivo e di per se indicibile se non per l'attimo che si offre all'altro da se'.
Ad un noi stessi oggettivato e per un attimo spettatore esterno e agli altri, importanti e indispensabili specchi, che ci aiutano ad afferrare la nostra immagine e ad identificarla per nostra. “Se tu non si fossi // io non saprei chi sono // guardo e colgo nei tuoi occhi // l'immagine di me che mi rimandi //. E sono //. Perche' poi questa storia non e' solo la sua storia, quella dell'artista, ma anche la nostra e quella della societa' in cui viviamo, percio' e' giustificabile il tentativo di esplorarla e di capirla, anche cercando di afferrare i segni del profondo che vi si celano, affiorando attraverso il linguaggio che si apparenta alla metafora poetica e che diventa mitopoiesi.
Che si condensa in improbabili connivenze e analogie, in irrazionali connubi, che ama il travestimento dell'inconfessabile fosse pure in un innocuo cerchio o in un mite triangolo.
Sicche' il prato di Gauguin dopo la lotta di Tobia e l'Angelo, narrata nel sermone, diventa rosso della rabbia che si accompagna alla lotta.
Una voluta intrusione del critico che non vuole perdere di vista l'altro nella sua intierezza, non escludendo nulla; di recuperare la sua umanita' attraverso la sua dimensione artistica. Un soggiorno a Parigi. Sulle bancarelle libri vecchi, alcuni sul Surrealismo e poi una mostra dell' 89 su questa corrente artistica. Come critico potrei fornirmi cosi' un alibi storico. Forse fu quella mostra e quel cercare vecchi libri sul Surrealismo l'antefatto di tutto, o forse c'e' dell'altro. Quella sensazione di essere in bilico fra il Bianco e Nero. La ricerca del silenzio che rifiuta la chiassosita' del colore. E una ricerca di compagni di viaggio per trovare un senso all'insensatezza.
La consapevolezza di una inutilita' terapeutica dell'arte come terapia analitica, gia' affermata da Freud in una lettera a Breton, per gli ovvi motivi dell'assenza di un procedimento scientifico, non valse a spegnere il mio interesse per quel tentativo che attraverso alcuni procedimenti automatici solleticava l'inconscio dell'artista ad apparire. Era il messaggio di liberta' che proveniva dal Surrealismo ad affascinarmi. La liberta' dell'artista, non piu' vincolato ai principi della realta', della logica, della censura della coscienza. E penso che a quel principio di liberta' teorizzato dai surrealisti, ma gia' praticato dai dadaisti e dalle avanguardie storiche, e' debitrice tutta l'arte moderna e contemporanea.
E Freud? Be', qui si parla di sogni, signori. E di quel serbatoio di sogni che e' l'inconscio e pertanto doveroso e' l'omaggio a Sigmund Freud, nel 150 anniversario della nascita, allo scopritore di quel mondo da lui studiato e analizzato e che divenne da premonitore di avvenimenti futuri vera e propria terapia, amata, odiata, idolatrata, contestata. Ma non mi avventurero' sul sentiero delle sabbie mobili. So solo che dopo di lui la storia dell'uomo non e' stata piu' la stessa e che l'origine della creativita' rimasta a lungo in ombra fu all'improvviso illuminata da un cono di luce di un occhio singolare e trasgressivo. E un po' inquietante.

Mimma Pasqua

Info: Associazione Quintocortile: Mavi Ferrando, Donatella Airoldi - 02 58102441 - 338 8007617

Inaugurazione: mercoledi' 24 gennaio alle ore 18

Finissage: mercoledi' 7 febbraio alle ore 18: “Psicanalisi e arte: facciamo il punto". Conversazione di Mimma Pasqua con gli artisti e il pubblico

Quintocortile
viale Col di Lana 8 Milano
Orario: martedi'-venerdi' ore 17,30-19,30

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