L'artista sudafricano presenta una grottesca storia della standardizzazione attraverso un linguaggio personale fatto di registrazioni piene di propositi ma prive di funzionalita': un ibrido tra i codici Braille e Morse per l'interpretazione del vociare nel bar attiguo alla galleria viene costantemente registrato da un grande plotter. Un secondo intervento consiste in cinque cravatte confezionate in "Taran" scozzese.
Personale
La galleria T293 e' lieta di presentare la mostra personale dell'artista sudafricano James Beckett. Le opere esposte appartengono ad un piu' ampio corpus presentato di recente nello spazio BuroFriedrich di Berlino. Beckett si sofferma sul momento in cui la storia individuale e quella dei nostri sistemi di rappresentazione coincidono. L'uso dell'informazione e la sua trasposizione in un sistema alieno - acustico o visivo - rappresentano il tentativo di testare il potenziale di reggere le informazioni da parte di vari linguaggi. In tal senso il lavoro di Beckett puo' essere inteso come una moderna interpretazione della Patafisica di Alfred Jarry, una parodia ottocentesca della teoria e dei metodi della scienza moderna che spesso sviluppa un linguaggio molto preciso ma privo di significato. Misurare la superficie di Dio - per esempio - era uno dei progetti della Patafisica. Beckett presenta una grottesca storia della standardizzazione attraverso un linguaggio personale fatto di registrazioni piene di propositi ma prive di funzionalita': un ibrido tra i codici Braille e Morse per l'interpretazione del vociare nel bar attiguo alla galleria viene costantemente registrato da un grande plotter. Un secondo intervento consiste in cinque cravatte confezionate con il personale “Taran" di Beckett, prodotto e registrato in Scozia. Il tessuto scozzese si e' sviluppato nel corso dei secoli, rappresentando i distretti, le famiglie e i clan, e funzionando come una sorta di indice. Per il suo “Taran" l'artista ha utilizzato la tavola dei risultati della digestione di William Beaumont (1785-1853), padre della fisiologia gastrica, e ha tradotto le sue scoperte in immagine, trasformando le abitudini dello stomaco in campioni tessuto. In una serie di disegni Beckett usa il linguaggio grafico di Monkhouse e Wilkinson per presentare un prospetto sullo scorrimento del traffico, le misure di bambini, ponti e fuochi domestici. Lo sviluppo di un profilo richiede la riduzione del materiale di partenza all'assoluto mediante l’applicazione di una media costante: "in ogni forma di comunicazione si e' rivolti a cercare il mezzo migliore di rappresentazione, un mezzo di descrizione, che inevitabilmente diventa un filtro. L'informazione e' appiattita e esaurita dalla proporzione, persa nella mancanza di risoluzione."
Per maggiori informazioni http://www.jamesbeckett.tk
Opening: venerdi' 2 febbraio 2007, 19 - 22 h
T293
P.zza G. Amendola 4, I - Napoli
Orari: 11-13/15-19, dal martedi' al sabato
Ingresso libero