Il ciclo di opere in mostra e' intitolato Green Room, come il momento magico e selvaggio in cui l'onda si richiude completamente su se stessa creando un tunnel che il surfista insegue scivolando sulla propria tavola, in una metafora del pennello sulla tela, dello sguardo sul mare e della vita nel mondo.
Where’s dora?
La Mar & Partners ha il piacere di presentare la mostra personale di Nick Gammon where’s dora? con testo critico di olga gambari
Il ciclo di opere presentato in mostra e' intitolato Green Room, come il momento magico e selvaggio in cui l'onda si richiude completamente su se stessa creando un tunnel che il surfista insegue scivolando sulla propria tavola, in una metafora del pennello sulla tela, dello sguardo sul mare e della vita nel mondo. Si tratta di passaggi, cio' nonostante ciascun momento e' caratterizzato dalla propria identita', dall'atmosfera di un colore. Gammon da' un nome alle proprie visioni e ai propri stati d'animo: magenta, arancione, rosa, blu, rosso, verde.
Non sono necessarie spiegazioni, basta provare le emozioni. E' per questo che Gammon utilizza prevalentemente grandi formati sia su legno che su tela, raddoppiandoli spesso in dittici. Gli serve una superficie che si espanda, in cui lasciare che lo sguardo degli spettatori (e dietro ad esso anche la loro fisicita') entri, penetri e affondi nel colore, come se la parete da cui pende il dipinto si aprisse su una dimensione parallela. Aggiunge poi la punteggiatura mediante piccole opere che fungono da complementi; con punti di messa a fuoco e zoomate che estraggono movimenti e parti dal tutto, come quando si guarda dal buco della serratura o si osserva al microscopio. Un caleidoscopio.
Come surfando sulle onde - ha scritto Olga Gambari nel catalogo - Gammon scivola su un mondo di sensazioni e rifrazioni, entrando dentro un catalogo di immagini codificate, ibiscus e foglie rigogliose. In ogni lavoro frammenta quelle forme, ci salta sopra e attraverso, le sdoppia, le osserva da prospettive diverse, le sovrappone. Diventano appunto moduli astratti, sagome cosi' stilizzate da assurgere alla geometria. Ma nulla e' lasciato al caso, perche' la lezione del minimalismo rimane nell’impianto rigorosissimo della strutturazione compositiva, nella precisione del tratto, insomma nella meticolosita' del progetto che sostiene ogni lavoro. Per l’artista il percorso parte dalla realta' per poi distaccarsene proprio a livello iconografico. Il realismo diventa manierismo astratto e modulare, una visione che si sgancia da paesaggio riconoscibile e familiare per lanciarsi in una narrazione fatta di sensazioni e percezioni.
E' in questa dimensione parallela che Gammon surfa, come scivolasse negli strati dell’acqua, appropriandosi della vista ingannevole che gli occhi raccolgono sotto la superficie del mare, quando si guarda la luce dal basso, e tutto appare dominato da altre leggi della visione e della gravita'. A Gammon interessa che i suoi quadri lavorino sulla percezione, e per questo sono ben presenti i concetti dell’arte optical e cinetica, legati allo slittamento dei confini delle forme, alla stesura del colore, agli effetti ottici. Sfumature, giustapposizioni, sbalzi di tonalita', accostamenti, viraggi. Una pittura ad olio e cera declinata secondo un’esperienza teorica e tecnica capace di far muovere la superficie, di creare piani dinamici, facendo vibrare le campiture e uscendo dalla dimensione bidimensionale.
Ma chi era Dora alla fine?
Dora e' un mito, era uno che in vita ogni tanto scompariva, nessuno sapeva dove, un po’ pirata un po’ folle, sempre con la tavola sotto braccio. Erano gli anni Sessanta, California, e, sparse qua e la', comparivano graffiti sui muri che dicevano “Where’s Dora?". Un nome che rappresenta un modo di vivere, simbolo di ribellione, e per questo sempre giovane.
*****(english)
Mar & Partners art gallery is pleased to present Nick Gammon personal exhibition where’s dora? with an essay wrote by olga gambari
The cycle of works presented in the show is called Green Room, after the magical, wild moment in which a wave closes completely on itself, forming a tunnel behind which the surfer glides with his board, a metaphor for the paintbrush on the canvas, the gaze on the sea and life in the world. They are passages, yet every moment has its own identity, the atmosphere of a color; Gammon names his visions, his states of mind: magenta, orange, rose, blue, red, green.
There is no need for explanations, only to experience sensations. This is why Gammon uses primarily large formats, whether on wood or canvas, and often doubles them in diptychs. He needs a surface that expands, in which to let the viewers’ gaze (and behind that, their physicality) enter, sink in and drown in the color, as if the wall on which it is hanging opened up on a parallel dimension. And then he adds punctuation with small works that serve as complements; focuses and zoom-ins that extract movements and portions of wholes, like looking through a keyhole or observing with a microscope. A kaleidoscope.
As if he’s surfing on waves, - Olga Gambari wrote in the catalogue - Gammon glides over a world of sensations and reflections, delving into a collection of codified images, hibiscus and lush leaves. In each work, he breaks up those forms, he jumps on them and through them, doubles them, observes them from different perspectives and overlaps them. They become abstract modules, outlines that are stylized to the point of verging on the geometric. Nothing is left to chance, as minimalism’s lesson lingers in the highly precise layout of the compositional structure, in the exactness of the mark, in the meticulous plan that underpins every work.
The trajectory for the artist starts from reality and then departs from it at the iconographic level. Realism becomes abstract, modular mannerism, a view that detaches from the familiar, recognizable landscape to delve into a narrative of sensations and perceptions. Here, in this parallel dimension, Gammon surfs, as if he were gliding through layers of water, taking on the distorted view that the eyes see under the water’s surface, when looking up at the light from below, and all seems to be governed by new laws of sight and gravity. Gammon is interested in having his paintings work with perception. The concepts of optical and kinetic art therefore come into play, tied to shifting the bounds of forms, the application of color, and optical effects. Shadings, juxtapositions, sudden shifts in hue, combinations and tonings. Oil paint and wax expressed through a theoretical and technical experience that makes the surface move, creates dynamic planes, makes the fields of color vibrate and depart from the two-dimensional.
So who was Dora anyway?
Dora was a legend. He was someone who used to disappear from time to time, no-one knew where to. A bit of a pirate, slightly crazy, always with his board under his arm. It was in the sixties in California that the graffitti started appearing on walls, at Dana Point where he surfed, asking “Where’s Dora?" No-one was ever quite sure. And it’s still being painted on walls today, his name represents a whole way of life, it’s a symbol of youth and rebellion.
Mar & Partners
Via Parma 64 - Torino
Orari: mar/ven 15.30/19.30
Ingresso libero