(Il sorriso ai piedi della scala). Secondo appuntamento di un progetto sulla performance, ispirato a un breve racconto di Henry Miller, che coinvolge tre giovani artisti: Tamy Ben-Tor, Planning to Rock e Ragnar Kjartansson. A cura di Marianna Vecellio.
Tamy Ben-Tor + Ragnar Kjartansson + Planning to Rock
The Smile at the Foot of the Ladder
(Il sorriso ai piedi della scala)
a cura di Marianna Vecellio
Un progetto sulla performance
promosse dalla Galleria Riccardo Crespi, Milano
dicembre 2006 – marzo 2007
Sedi: Milano - Roma
Artisti coinvolti:
Tamy Ben-Tor, Israele | 29 novembre - 1 dicembre 2006
Ragnar Kjartansson, Islanda | 20 febbraio 2007
Planning to Rock, Germania/Gran Bretagna | marzo 2007
“Questa è la sola storia vera che io abbia raccontato fino adesso […]
I miei personaggi sono tutti reali,
presi dalla vita, dalla mia vita,
mentre Augusto è l’unico che nasce dal regno della fantasia.
Ma che cos’è questo regno della fantasia
che ci circonda e assedia da ogni parte,
se non la realtà stessa?”
Henry Miller
La galleria Riccardo Crespi ha il piacere di presentare il secondo appuntamento di The Smile at the Foot of the Ladder, un progetto curato da Marianna Vecellio ispirato a un breve racconto di Henry Miller.
Con la storia di Augusto, clown geniale e disperato, Miller ha voluto parlare del vero artista e del suo faticoso percorso; Il sorriso ai piedi della scala, è un’opera scritta negli anni parigini (1947-48), richiestagli da Fernand Léger e influenzata dai meravigliosi quadri sul circo di Rouault, Miró, Chagall, Seurat e Max Jacob.
“Ai piedi d’una scala tesa verso la luna, Augusto si sedeva in contemplazione, fisso il sorriso, perduti lontano i pensieri. Questa simulazione d’estasi, che egli aveva portato a perfezione, faceva sempre una grande impressione sul pubblico: pareva il sommo della stravaganza”
Il pubblico lo adora, tuttavia egli vive una profonda crisi esistenziale che lo porterà a dimenticarsi di sé stesso.
Da questo punto in poi il racconto acquisisce i toni del teatro dell’assurdo beckettiano: Augusto, completamente assorbito dalle sue ossessioni non arriverà più a distinguere la realtà dalla finzione. Dal momento in cui la realtà diventerà incongrua e assurda, la performance resterà l’unico modo di ristabilire se stesso come persona reale: la sua vita è la sua performance, la sua performance è la sua vita.
The Smile at the Foot of the Ladder invita tre giovani artisti, Tamy Ben-Tor ( 1975, Israele), Planning to Rock (alias Janine Rostron) e Ragnar Kjartansson ( 1976, Islanda) - che da sempre fanno della performance la loro forma d’arte privilegiata a presentare il loro lavoro e a riflettere sulle tematiche che il racconto di Miller solleva: il lavoro dell’artista in generale è ricavato su uno spazio di realtà e vi si contrappone in quanto libera creazione illusoria. Il tema del progetto vuole riflettere sulle varie forme di interazione con uno spazio performativo e proporre tre diversi modi di concepire la performance.
Ragnar Kjartansson (Reykjavík , Islanda 1976) ama definirsi un bluesman: un artista romantico che utilizza il blues per purificare la sua anima. Incredibile talento performativo, Kjartansson è un artista eclettico capace di penetrare emotivamente il pubblico attraverso complesse installazioni in cui recita per ore, per giorni, portando sulla finzione scenica eroi malinconici, che raccontano una vita triste eppur incredibilmente bella, veicolo di passione lacerante e disperazione.
A contatto, fin dall’infanzia, con l’ambiente teatrale islandese – i suoi genitori sono un’attrice e un regista - Ragnar Kjartansson sviluppa una pratica artistica che coinvolge i più disparati mezzi espressivi: dal video alla scultura, dalla musica ai disegni, dal canto alla performance. Nell’attività performativa Kjartansson riesce a sintetizzare tutti i mezzi espressivi in uno stesso spazio temporale e visivo: spazio dell’illusione assoluta in cui interpretare, in una sorta di strano e lento trance, personaggi romantici e tristi, felici e sconfitti.
La mostra che Ragnar Kjartansson propone alla Galleria Riccardo Crespi prende avvio da una riflessione sulla performance e si inserisce nel progetto The Smile at the Foot of the Ladder.
In questo secondo appuntamento del progetto curato da Marianna Vecellio, le suggestioni proposte dalla performance si materializzano in un apparato scenografico indipendente: negli spazi della galleria due video e circa 400 acquerelli diventano elemento narrativo autonomo e complementare alla performance che Ragnar Kjartansson presenta a Milano la sera dell’inaugurazione, il 20 febbraio.
Kjartansson è influenzato dalle performance e dai video degli anni Settanta che indagano i limiti della fisicità, per queste ragioni utilizza un elemento familiare a mezzi di comunicazione come il cinema e la musica: il loop, ovvero la reiterazione di azioni o immagini, estendendo questo procedimento anche ai 400 acquerelli esposti che ripropongono differenti interpretazioni dello stesso tema: il cuore. Nel video The Quest of Shelley’s Heart, (La Ricerca del cuore di Shelley) l’artista islandese gioca con lo spazio della realtà fino a sparire in esso: sceglie una leggenda, quella sulla sepoltura del cuore separato dal corpo del poeta romantico Percy Bysshe Shelley, e su di esso imposta una ricerca mista di romanticismo, morte ed eternità. Durante la performance lo spazio della Galleria Riccardo Crespi si modella e si trasforma: il cuore sanguinante del poeta si manifesta e coinvolge anche gli altri lavori esposti, creando un Unicum narrativo dove si mischiano opere e azioni, dando vita ad installazioni che ricordano dei tableaux vivants.
Ragnar Kjartansson vive e lavora a Reykjavík, dov’è nato nel 1976.
Tra le sue mostre negli Stati Uniti e in Europa: “The Great Unrest”, Dagsbrún, Reykjavík Art Festival, Eyjafjöll, Iceland; “Etoiles Polares’’, Vooruit, Ghent, Belgium; “Where do we go from here?”, Tanya Bonakdar Gallery, New York, U.S.A.
Ragnar Kjartansson espone per la prima volta in Italia alla Galleria Riccardo Crespi.
Galleria Riccardo Crespi
via Mellerio, 1 - Milano
Ingresso libero