Modelle e moduli. Esposte 2 serie di fotografie digitali ispirate all'immagine della donna nella societa' dei consumi. Una donna visualizzata dall'artista come magnifico strumento, icona glorificata e oggettualizzata fino a snaturarne la corporeita'.
Modelle e moduli
Manuela Biagini, fotografa pubblicitaria, presenta in mostra 2 serie di fotografie digitali ispirate all'immagine della donna nella società dei consumi. Una donna visualizzata dall’artista come magnifico strumento, icona glorificata e oggettualizzata fino a snaturarne la corporeità e trasformarla in elemento decorativo. Nella serie Anamorfosi (stampe digitali su forex) la figura femminile viene manipolata digitalmente e, attraverso la ripetizione, trasformata in modulo decorativo. Le figure, che si moltiplicano in ipnotici giochi di specchi simmetrici e ascensionali, diventano strutture architettoniche dove si perde lo scatto di partenza e la donna autentica rimane imprigionata. Nella serie Modulando (stampe digitali su tela) la figura viene ridotta a sagoma evanescente attraverso il linguaggio della computer art: in alcuni casi il contorno delle forme incide e scava l’immagine, in altri prevale una materialità che riesce a mimare l’effetto del bassorilievo.
"Il gioco dell’evanescenza e dell’allungamento dei corpi ricalca certe derive anoressiche dei nostri tempi; d’altro canto il medesimo allungamento ascensionale e la moltiplicazione digradante delle immagini accostate mima una certa architettonica sacralità. Tali percezioni sono i frutti contrastanti del nostro tempo che Manuela Biagini sa cogliere con puntualità e con raffinata ironia." Luciano Caprile
Manuela Biagini, nata a Genova, ha coltivato fin da giovanissima l’amore per le arti visive, in particolare per la fotografia e la cinematografia, passione che sul finire degli anni Settanta l’ha portata ad incontrare il mondo professionale della fotografia. Terminati gli studi, ha trasformato quelle occasioni di incontro in collaborazione lavorativa con l’Agenzia Sinergica, passando dalla fotografia amatoriale a quella professionale, estendendo il suo campo d’azione alla cinematografia documentaristica e pubblicitaria in 16 e 35 mm. Un percorso che attraverso i supporti della Gestalt, l’ha portata a specializzarsi nelle immagini fotografiche digitali di moda, pubblicitarie e di computer art.
La mostra è stata realizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Campomorone, con la sponsorizzazione di Canon.
Palazzo Balbi
Tipica villa suburbana, ormai snaturata. La nobiltà genovese, arricchitasi nei secoli con i traffici, nel `500 e nel `600 cominciò a tutelarsi dall´instabilità dei cambi con investimenti più stabili nell´entroterra: le ville sorsero per questa esigenza. La costruzione del palazzo, avvenuta tra il 1590 e il 1595 ad opera del marchese Costantino Pinelli, coincise con lo sviluppo di Campomorone come centro più importante della valle. L´edificio ha pianta a rettangolo irregolare. Al piano terreno si trovano ambienti a volta e un ampio scalone centrale per raggiungere il piano nobile, dal quale si accedeva a un vasto giardino retrostante.
Nel XVII secolo il palazzo passò al Marchese Giacomo Antonio Balbi. Nel 1777 il Marchese, quale nuovo proprietario, fece costruire un edificio (l´attuale "Cabanun") che nella parte inferiore accoglieva fontane, giochi d´acqua e piccole grotte, mentre la parte superiore era adibita a deposito per il grano e i foraggi. Nel 1815 Papa Pio VII soggiornò nel palazzo e impartì la benedizione al popolo dalla finestra più ampia: l´avvenimento è ricordato da una lapide murata sull´ingresso nel 1923. Successivamente il palazzo passò alla famiglia degli Spinola e quindi a Luigi Dellepiane, nativo di Campomorone, che nel 1942 ne fece una casa di riposo. Nel 1961 il palazzo e il terreno adiacente furono acquistati dal Comune, che ne fece la propria sede.
Catalogo a cura di Sinergica con testi di Arnaldo Bagnasco e Luciano Caprile.
Palazzo Balbi
Via A. Gavino 144r - Campomorone (Genova)
Orari: dal lunedì al sabato ore 10 – 12; 15 – 18
Ingresso libero