Dal figurativo all'astratto all'informale in una narrazione della 'scena' sulla quale i vari passaggi sono avvenuti. Esposte 150 opere di artisti umbri, attivi dal dopoguerra ad oggi, tra i quali: Ceccobelli, De Gregorio, Dorazio, Giuman, Leoncillo, Mancini. In mostra dieci opere per ciascuno esemplificative del loro 'percorso'. A cura di Stefano Bottini.
Percorsi dal figurativo all'astratto all'informale
In esposizione 150 opere dei più grandi artisti umbri dal Dopoguerra ad oggi
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 2 marzo '07 – E' fissata per sabato 3 marzo '07, alle ore 16,30 l'inaugurazione della mostra “Percorsi dal figurativo all'astratto all'informale” che rimarrà allestita a Villa Fidelia di Spello fino 1 maggio '07. In esposizione 150 opere di 15 artisti umbri, tra i maggiori dal dopoguerra ad oggi. Alla cerimonia interverranno l'Assessore provinciale alle attività culturali Pier Luigi Neri, l'Assessore regionale alla Cultura Silvano Rometti, il Presidente dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia Massimo Mariani, Franco Federici dell'Università per stranieri di Perugia, Samuel Montalegre dell'Università La Sapienza di Roma e Bruno Toscano dell'Università Roma Tre. L'evento, promosso e organizzato dalla Provincia di Perugia in collaborazione con la Regione dell'Umbria e l'Ordine degli Ingegneri, e curato da Stefano Bottini, vede la partecipazione di artisti che hanno affrontato il passaggio dal figurativo all'astratto, all'informale, quali Abbozzo, Brunori, Ceccobelli, De Gregorio, Dorazio, Giuman, Leoncillo, Mancini, Marini, Nuvolo, Orfei, Pepper, Raspi, Rossi e Venanti.
Sull'onda di Terra di Maestri, “Percorsi dal figurativo all'astratto all'informale” è una mostra assolutamente intonata con il nostro progetto sul Novecento, quasi una sua filiazione diretta. Anche il luogo dell'esposizione è lo stesso: Villa Fidelia di Spello. Amici importanti di Terra di Maestri ci sono vicini e lasciano loro scritti di peso nel catalogo: Bruno Toscano approfondisce qui un suo particolarissimo tributo a Leoncillo, dopo che già da due anni sta seguendo con interesse, e per noi con onore, l'evoluzione del nostro ripercorrimento del Novecento in Umbria.
E' già quasi tempo di bilanci, e la mostra proposta da Stefano Bottini ci aiuta in questa difficile operazione di sintesi e di ulteriore progettazione del futuro.
E' da nodi come quello qui affrontato – il passaggio dal figurativo all'astratto all'informale – che occorrerà ripartire per capire più a fondo le vicende artistiche del secolo passato. Bottini ha definito le tracce lasciate da quei passaggi “percorsi”, rievocando, accanto all'impronta decisiva delle “opere”, la suggestione delle vicende personali di chi le ha create.
Così i tratti di strada “percorsi” sembrano ancora vie da intraprendere, passaggi che ancora ci attendono, testimonianze spirituali di atti culturali lontani, prove esistenziali del ragionare artistico, itinerari del fare, del sapere e dell'insegnare che si sviluppano come strade umbre, che dall'Umbria partono e all'Umbria ritornano.
Lo stile con cui tutta la materia è organizzata e esposta si segnala per una corretta rispondenza alle regole fondamentali della critica d'arte, ma è anche improntato a un'adeguata narrazione della “scena” sulla quale i vari passaggi sono avvenuti.
Se buona parte della propria forza deriva a questa mostra dall'eredità di Terra di Maestri, è altrettanto ipotizzabile che il riverbero che uscirà da “Percorsi” andrà anche oltre il compimento del nostro progetto che, come sappiamo, è fissato per l'estate di quest'anno.
Il coinvolgimento del visitatore, la particolare attenzione messa nel farne un protagonista dei “percorsi” nei quali si trova coinvolto, il desiderio evidente di crescere con la mostra e non sulla mostra, una cura quasi impalpabile del disegno espositivo e della sua proiezione comunicazionale: tutti questi aspetti – e altri ancora che sta al visitatore scoprire – appartengono alla struttura dell'evento, ne fanno un qualcosa di inconfondibile nel panorama espositivo umbro.
Quando, nel prossimo mese di luglio, si accenderanno i riflettori sull'ultimo atto di Terra di Maestri ed entreremo nelle atmosfere dell'ultimo ventennio del Novecento, la parentesi di questa mostra, anziché chiusa con la conclusione dell'esposizione di “Percorsi”, sarà per molti artisti un libro aperto sulle proprie radici, lo specchio fedele e nitido di una giovinezza irripetibilmente bella.
Pier Luigi Neri
Giulio Cozzari
L'evento
La mostra promossa dalla Provincia di Perugia, in collaborazione con Regione Umbria ed Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia, patrocinata dalla Camera di Commercio, Università per Stranieri di Perugia e Comune di Spello, focalizza la sua attenzione su quindici umbri, tra i maggiori dal dopoguerra ad oggi, che hanno affrontato il passaggio dal figurativo, all'astratto, all'informale. Abbozzo, Brunori, Ceccobelli, De Gregorio, Dorazio, Giuman, Leoncillo, Mancini, Marini, Nuvolo, Orfei, Pepper, Raspi, E. Rossi, Venanti. La vita artistica di ciascuno è sintetizzata in una decina di opere, che ne evidenziano il Percorso sottolineandone le scelte.
E' curata da Stefano Bottini con interventi nel catalogo di Franco Federici, Samuel Montealegre e Bruno Toscano.
Tre sezioni iniziali, con opere legate ad Astrattismo, Informale e Realismo Sociale, mettono in luce caratteristiche dei movimenti in modo da contestualizzare i successivi singoli percorsi artistici. Una ricca sezione è dedicata allo spoletino Leoncillo. Si trasferisce a Roma nel 1935, seguendo una carriera artistica intensa e drammatica. Nel dopoguerra è neorealista postcubista e dopo i fatti d'Ungheria del '56 prosegue sulla strada dell'informale.
La mostra non vuol essere esaustiva, ma esemplificativa di un periodo importante che, attraverso le scelte degli artisti spesso anticipatori di storia ed accadimenti, ha segnato il corso dell'arte.
Gli umbri e l'Umbria
Certamente gli umbri, spesso inseriti in realtà di primo piano, sono stati protagonisti dell'arte internazionale della seconda metà del XX secolo.
La strada percorsa passa obbligatoriamente da Roma, città dove si sono svolte le vicende più importanti della prima metà del novecento. Proprio dalla capitale riparte la nuova sfida, che vede gli artisti aggregarsi alla ricerca del confronto e del tempo perduto. Nel ventennio l'arte in Italia ha subito uno sviluppo condizionato dal regime nel solco di movimenti autorizzati, per lo più figurativi con fini ideologici e di propaganda.
D'altronde in quel periodo, lo stato era il maggior committente ed attraverso il sindacato degli artisti controlla le gallerie più importanti. Tant'è che si deve aspettare sino al 1934 alla galleria Il Milione di Milano, per vedere organizzata in Italia la prima importante mostra sull'arte astratta.
In Umbria, negli anni cinquanta, artisti come Franco Venanti, attraverso una figurazione fortemente espressiva tipica di quel periodo, segue le orme del neorealismo con qualche puntata verso l'astrattismo.
Sempre in quel periodo Bruno Orfei, pittore e scultore, sperimenta variamente spaziando dalla figura all'astrazione, dalla ceramica alla pietra, alla modellazione del ferro.
Villa Massimo
Nel 1948 Villa Massimo, sede dell'Accademia Germanica a Roma, è espropriata dal governo italiano e per proposta dell'allora ministro delle finanze Pesenti, destinata a luogo di residenza e lavoro per artisti. Sarà riconsegnata ai tedeschi nel 1956, data di termine dell'esperienza avanguardista. Ospita Leoncillo, Marino Mazzacurati, Renato Guttuso, Emilio Greco, il perugino Enzo Rossi, che fa giungere dal capoluogo umbro Enzo Brunori, suo allievo. Nel 1950 s'aggregano, tra gli altri, Romeo Mancini, Ugo Rambaldi, la sorella di Rossi Vittoria Lippi. Come s'intuisce, tra gli artisti che vi abitano, il dibattito politico e sociale era serrato. Da un lato il nuovo corso artistico figurativo del Realismo Sociale, dall'altro i nuovi pionieri dell'Astratto e dell'Informale.
Astratto ed Informale
Nel 1947, Piero Dorazio è uno dei fondatori del gruppo d'ispirazione astratta Forma 1. In contrapposizione a Guttuso, rivendica la possibilità di essere marxista ed allo stesso tempo astrattista, arte non in linea con la rappresentazione neorealista di sinistra. Arriva in Umbria solo nel 1970, portando con se tutti quei valori che ne hanno caratterizzato la storia, contaminando indissolubilmente la regione.
E' nella capitale che Nuvolo (Giorgio Ascani), al seguito di Alberto Burri, si pone sul doppio binario del virtuoso realizzatore di grafica per altri e d'artista informale in nome proprio.
E' in auge negli anni cinquanta il Gruppo Spoleto, composto da De Gregorio, Orsini, Marignoli, Raspi, Toscano. Esempio singolare di produzione, d'artisti d'avanguardia, legata a doppio filo al Premio Spoleto e successivamente al Festival. Caratterizzeranno un periodo, quello italiano degli anni cinquanta, imponendosi con il Naturalismo Astratto.
Il gruppo trova in quegli anni, a merito di Leoncillo, estimatori romani che gli consentono di conquistare cronache artistiche di primo piano, uscendo così da un isolamento predestinato.
Beverly Pepper, umbra acquisita da molto tempo, negli anni cinquanta pendolando tra America ed Italia, riesce ad amalgamare un'esperienza unica, che le deriva dal nuovo corso americano e da quello contemporaneo italiano. Scultore avanguardista, indaga la materia per carpirne i segreti e piegarla alla propria volontà.
Un diciassettenne Edgardo Abbozzo, artista a tutto tondo, nel 1954 giunge secondo al prestigioso Premio Deruta per la ceramica. Utilizza le tecniche e le materie più disparate, inserendosi da subito nel percorso avanguardista.
L'eredità attuale
Oggi, molti artisti umbri sono a buon titolo continuatori della sperimentazione avanguardista nell'ambito astratto-informale. Giuliano Giuman, dopo un primo periodo figurativo inizia, negli anni settanta, un intenso percorso di sperimentazione su luce ed ombra, poi con astratto dalle forti cromie ed ora nella caleidoscopica pittura e scultura con il vetro. Graziano Marini, prima allievo ed oggi erede della tradizione di Piero Dorazio. Astrattista raffinato, gioca col colore come pochi altri. Bruno Ceccobelli, con una produzione autonoma, co-fondatore nell'ottanta del gruppo detto Nuova Scuola Romana di Via degli Ausoni cerca, attraverso l'uso di forti combinazioni di colore e materiche, una nuova espressività simbolica.
Inaugurazione sabato 3 marzo alle ore 16,30
Villa Fidelia - Via Flaminia, 70 Spello (PG)
Orari: 10,30-18. Aprile - maggio 10,30-19. Lunedi' chiuso - lunedi' 30 aprile aperto