Associazione Culturale Satura
Genova
piazza Stella, 5/1
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WEB
6 mostre
dal 2/3/2007 al 22/3/2007
dal martedì al sabato ore 16:30 - 19:00

Segnalato da

Satura Associazione Culturale




 
calendario eventi  :: 




2/3/2007

6 mostre

Associazione Culturale Satura, Genova

Francesco Cinelli, Sara Pierotti, Alessandra Sorge, Cristiano Ranghetto, Maria Cerullo e Rita Malaguti, presentano opere realizzate con differenti tecniche, dalla pittura, alla scultura, alla fotografia, e poetiche personali.


comunicato stampa

Frammenti - mostra personale di Francesco Cinelli

a cura di Emanuele Greco

Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1), sabato 3 marzo 2007 alle ore 17:00, la mostra personale < Frammenti > di Francesco Cinelli. A cura di Emanuele Greco. Cadere o risorgere? Costruire o distruggere? Sono questi i due opposti interrogativi che emergono dai grandi collages materici di Francesco Cinelli, giovanissimo artista toscano, impegnato in un linguaggio artistico in continua evoluzione e sperimentazione. Le sue grandi tele contengono in sé queste due contraddizioni, due facce opposte che sono forse anche lo specchio dei nostri tempi caotici. La nostra, infatti, può essere considerata come la civiltà del fare, del costruire, ma anche, allo stesso tempo, del distruggere. Un grande ed ineluttabile ciclo continuo riassume il nostro esistere: costruire, abbattere, ricostruire. Nascere, morire, rinascere. Cinelli, con la sensibilità dell'artista, conosce bene il significato profondo di questa circolarità della vita e ne diventa un testimone per noi. Egli accoglie dentro il suo animo queste sensazioni, questi due lati opposti del nostro vivere ( il tragico e il comico, il negativo e il positivo) e ce lo ripresenta, attraverso il filtro dell'arte, nelle sue grandi tele materiche. Il compito che egli si propone, quindi, è quello di unire queste due antinomie come avviene in quell'antica filosofia cinese, in cui all'origine di ogni cosa è posto il Tao, primo principio da cui derivano i due opposti yin ( il principio negativo rappresentato dalla luna) e yang (il principio positivo rappresentato dal sole) e tutte le sue creature dell'universo. Il giovane artista raccoglie i materiali più umili e quotidiani della vita e vi interviene, vi lascia una propria traccia, un'impronta, un soffio vitale che ha la funzione di animare questi oggetti, proprio come farebbe un demiurgo. Le opere di Francesco Cinelli sono un viaggio nella materia. Un viaggio istintivo ed emozionale, carico di sensazioni lontane e primitive, alla ricerca delle memorie, dei luoghi, dei frammenti di una storia vissuta, in un tempo indeterminato: una storia umana [.]. I contrasti e le immagini sono forti, in questo giovane artista, ma questo suo modo schietto e ingenuo, nel senso più nobile del termine, fanno della sua opera un percorso tutto da compiere e ancora da sperimentare incessantemente. Work in progress, carico di fatiche e sudore, di cadute disperate e rinascite miracolose. La strada sperimentale è certo la più impegnativa e la meno rassicurante tra quelle che un artista può cercare. Francesco Cinelli lo fa con onestà e sincerità, mettendo tutto sé stesso in questa ricerca.

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Bicchieri, pomodori, bollicine e suggestioni pop - mostra personale di Sara Pierotti

a cura di Valentina Perasso

Un tuffo nei quadri di Sara Pierotti: bicchieri pieni di vino dove nuotare nella vivacità del rosso o uno sguardo al peso netto di una scatola di pomodori pelati o a tamburi sonanti. Le sue tele manifestano un grafismo che sconfina nel pop, rappresentazione di oggetti quotidiani e semplici, espressivi di una realtà apparentemente ripetitiva, ma prorompente di fantasia. La delimitazione dello spazio con un costante tratto nero di china in ogni tela sembra voler proprio contenere questa voglia irresistibile dell' artista di fantasticare, di evadere. A livello visivo sono tre le tinte dominanti: il bianco, il rosso e il nero. La vivacità e l'energia creativa della Pierotti sono rappresentati decisamente dal rosso e dalle bollicine che volano dai bicchieri nell'aria, sita nello spazio bianco della tela, libero da ogni vincolo, ma circoscritto, ogni volta, da una linea di razionalità scura o da parole come "ah!" "non posso"che riconducono a uno stato di coscienza latente e frenano la dimensione di inebriante relax senza limite, in cui ci proietta l'artista. Ma la parola non è solo segno è anche suono: i vocaboli "ta-tac" e "tac-ta-tactum" vicino al tamburo sono onomatopeutici e, nel percorso generale di Sara, è curioso come differenti percezioni stimolino una continua sinestesia pittorica, che crea nello spettatore l'idea del profumo o del sapore di un colore, come il rosso dei pomodori o del vino, o ancora, il suono di una parola scritta o di uno strumento, che il nostro occhio vede raffigurato e che, suggestionato, riesce a sentire. Il mondo dell'artista è una continua festa, come dimostra un altro gruppo di tele: i colori, bianco, blu, bagnati ogni tanto da uno strato dorato, e i soggetti - di nuovo i bicchieri - con vicino la scritta "Cheers", un brindisi ravvivato da tonalità diverse, sempre accese. Sicuramente la frase di Eugene Delacroix. " La prima virtù di un dipinto è essere una festa per gli occhi" si sposa molto bene con la personalità e l'istintività dell'artista, che lavora con passione, manifestando continuamente il vigore creativo della sua abilità nel scegliere oggetti di uso quotidiano che trasmettono una grande forza e solarità.

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Spiriti femminili - mostra personale di Alessandra Sorge

a cura di Valentina Perasso

Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1), sabato 3 marzo 2007 alle ore 17:00, la mostra personale < Spiriti femminili > di Alessandra Sorge. A cura di Valentina Perasso. Una giovane artista, con notevoli conoscenze in campo fotografico, fortemente attenta a tutto ciò che riguarda il mondo dell'arte e della creatività, espone le sue opere. Garry Winogrand sostiene che "La fotografia non è ciò che è stato fotografato. E' qualcos'altro. E' una nuova realtà": Alessandra Sorge sembra seguire questa massima, proiettando lo spettatore in una sua realtà, quasi onirica. Le sue fotografie in bianco e nero sono oggetto di un'elaborazione computeristica che modifica la percezione usuale dell'immagine: nudi femminili scultorei, ma allo stesso tempo fluttuanti nell'aria come veli, simili a spiriti, attraverso i quali si riescono a percepire dimensioni inebriate di passione, nuances di colori, vivi nella sua fotografia, ma non sempre in natura, che creano la combinazione dell'universale con il particolare, regalandoci dettagli di illusione della realtà, attraverso energie psichedeliche e atmosfere chiarissime. Protagonista la donna in continua dicotomia fra delicatezza e aggressività, una madre, ma anche una femme fatale come nel caso della stampa "KLIMT": una tentatrice sensuale e distruttiva pericolosa per il suo potere di seduzione, bella, affascinante personificazione dell'istinto in un'area dell'anima dove non regnano la ragione e l'intelletto, ma il buio di una notte arcaica. Un nudo femminile protagonista dell'iconografia decadente dell'Art Nouveau, avviluppante ed insidiosa, impossibile a resistersi, che ci riporta all'icona della Secessione Viennese della "Giuditta I" dei celebri dipinti di Gustav Klimt, proponendoci una querelle fra pittura e fotografia: una donna più vera, fotografata come protagonista del presente, non un soggetto dipinto in un lontano passato. Interessante è anche il contesto delle ambientazioni che ricorda spesso scene di film francesi e americani degli anni '60. L'artista preferisce inquadrare i gesti di mani vicine, gambe che si accavallano, atteggiamenti sensuali, gesti del quotidiano resi con eleganza. Un'immagine che conquista l'occhio dello spettatore e coglie l'attimo fuggente, proponendo spesso un realismo che convive benissimo con la manipolazione digitale delle immagini, penetrando nel profondo della realtà interiore della donna in rapporto con i luoghi. Una ricerca continua del naturale con il massimo dell'artificio, che svela l'armonia di forme sinuose come ritmi musicali.

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Amore e spiritualità' - mostra personale di Cristiano Ranghetto

a cura di Valentina Perasso

Amore e Spirito sono i soggetti rappresentati nelle sculture di Cristiano Ranghetto, artista diplomato all'Accademia delle Arti di Brera che lavora e crea prevalentemente con il gesso, il bronzo, la cera e la terracotta smaltata. Le sue opere evocano un dinamismo plastico vicino al futurismo di Umberto Boccioni: i volumi racchiusi in ritmi avvolgenti centripeti e centrifughi, il sovrapporsi di piani curvilinei e sinuosi, chiari e scuri, trasmettono forti emozioni e una singolare profondità, che toccano l'anima dello spettatore fin dal primo momento. Figure uniche nella linearità dello spazio: le sculture di Cristiano non sono rappresentative di un'arte mummificata, ma, al contrario, prendono vita dalla materia cariche di movimento, di energia, di passionalità. Semplici e complesse, morbide e spigolose, caste e accattivanti, le sue opere si spingono verso una "classicità astratta" che cerca continuamente valori grandi da comunicare. Pur non essendo gli unici protagonisti, il rapporto fra uomo e donna è decisamente un tema su cui riflettere per l'artista: possiamo ascoltarli conversare, vedere materialmente, in movimenti a spirale, la loro unione, ma anche "udire spiritualmente" l'eco delle loro voci che risuoneranno per l'eternità. L'idea della coppia come nucleo forte, inscindibile che vive un eros intenso, guidato dallo spirito e dall'amore di Dio. Forse un richiamo ad un "Amore e Psiche" dei giorni nostri? Un amore in sinergia con l'idea di kalòs, bellezza ideale che prende vita nelle forme armoniche della materia. La sensazione di un'entità superiore che sovrintende tutto è una costante di queste opere: angeli, personificazioni dello spirito, anime in stato di meditazione sembrano voler dare una direzione da seguire per la vita. La "Colomba e il serpente" è emblema di questa spiritualità: il bene e il male, la luce e il buio, due elementi uguali e contrari ma, nello stesso tempo, un unicum inscindibile, in sintonia con l'antico simbolo cinese Yang-Yin, l'unità a forma di disco formata da due elementi opposti, bianco e nero disposti in maniera antitetica. Sicuramente la frase di Daniel Barenboim: "Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità" è appropriata per i volti e i gesti di queste sculture.

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L'attimo fuggente - mostra personale di Maria Cerullo

a cura di Gianluigi Gentile

Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1), sabato 3 marzo 2007 alle ore 17:00, la mostra personale < L'attimo fuggente > di Maria Cerullo. A cura di Gianluigi Gentile. Se è vero che il risultato estetico scaturisce dall'interazione fra produttore e utilizzatore, si può sicuramente affermare che la fotografia realizza per intero questo processo, per la specificità del suo linguaggio attraverso il quale ciascuno produce, acquista, scambia continuamente il proprio fabbisogno d'immagini. Lo strumento fotografico permette all'estetica di permeare la quotidianità e la particolarità dell'esistente, affrancandosi dalla semantica codificata e creando a sua volta simboli di riferimento. La confidenza con lo strumento fotografico risale, per Maria Cerullo al periodo dell'infanzia e costituisce una costante ormai irrinunciabile, un prolungamento quasi simbiotico delle capacità di osservare e di provare emozioni. In virtù di questa simbiosi l'artista ha sviluppato un percorso creativo che prende le mosse dal desiderio di osservare e di documentare, evolvendo fino alla sfera esistenziale dell'emozione. Il risultato è una serie d'immagini che formano un taccuino di viaggio spazio temporale attraverso i luoghi e i sentimenti, un omaggio alla terra, alla sua bellezza e fragilità. Gisèle Freund, fotografa e allieva di Adorno, sostiene che la fotografia ha aiutato l'uomo a scoprire il mondo da una dimensione nuova sopprimendo lo spazio. La fotografia di Maria Cerullo costruisce un universo di particolarità ciascuna delle quali rivendica un significato di riferimento agli accadimenti difficilmente codificabili che formano la trama dell'esistenza, secondo quella che Sartre chiama una " precisione dell'essere sotto l'imprecisione del conoscere ". Un processo creativo che va oltre le categorie del bello e del brutto e attraverso il quale, secondo Argan " l'arte, sfuggendo al tabù del bello e del suo contrario, si è guadagnata la sopravvivenza, in cambio della perduta immortalità". Le opere di Maria Cerullo assumono una connotazione precisa per la presenza di un denominatore comune, un costante tentativo di catturare un'emozione "istantanea", sia si soffermi sulla colata di luce liquida e dorata degli scogli di Capo Verde, sia racconti di un imbarazzato rendez-vous con un granchio sulla sabbia, o partecipi emotivamente al tuffo di un martin pescatore, o condivida attimi di quotidianità con popolazioni a noi lontane. Le immagini nascono con un taglio immediato e definitivo in un'inquadratura che non ammette ripensamenti o correzioni di laboratorio, perché, come c'insegna Kandinsky " Non esiste una costruzione evidente, che sarebbe la più espressiva e la più densa di possibilità, ma una costruzione nascosta, impercettibile, più chiara per l'anima che per lo sguardo ".

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Rita Malaguti

a cura di Luisa Caprile

Rita Malaguti ha iniziato a lavorare nel mio studio circa quattro anni fa, acquisendo un'indipendenza ed un'autonomia non solo formale, ma sostenuta da una solidità costruttiva che è insita nella struttura stessa del suo lavoro. Il suo procedimento del modellare la superficie è un rapporto costante tra due realtà sempre presenti nel suo fare scultura: la linea e lo spazio. Il controllo strutturale e compositivo vanno di pari passo ad una gestualità plastica, suggerita da ritmi legati all'emozione: il richiamo è dato dal modo in cui muove i piani e le superfici in un impianto strutturale che è sempre presente. In tutto questo lavoro, che è il fare scultura di Rita Malaguti nel rigore geometrico e strutturale di ritmi di linee nello spazio si esplica la sua ricerca, il corretto approccio alla comprensione del suo lavoro.

Inaugurazione: 3 marzo 2007

Satura
piazza Stella 5 - Genova

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