Francesco Cinelli
Sara Pierotti
Alessandra Sorge
Cristiano Ranghetto
Maria Cerullo
Rita Malaguti
Emanuele Greco
Valentina Perasso
Gianluigi Gentile
Luisa Caprile
Francesco Cinelli, Sara Pierotti, Alessandra Sorge, Cristiano Ranghetto, Maria Cerullo e Rita Malaguti, presentano opere realizzate con differenti tecniche, dalla pittura, alla scultura, alla fotografia, e poetiche personali.
Frammenti - mostra personale di Francesco Cinelli
a cura di Emanuele Greco
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1), sabato 3 marzo 2007 alle
ore 17:00, la mostra personale < Frammenti > di Francesco Cinelli. A cura di
Emanuele Greco. Cadere o risorgere? Costruire o distruggere? Sono questi i due
opposti interrogativi che emergono dai grandi collages materici di Francesco
Cinelli, giovanissimo artista toscano, impegnato in un linguaggio artistico in
continua evoluzione e sperimentazione. Le sue grandi tele contengono in sé queste
due contraddizioni, due facce opposte che sono forse anche lo specchio dei nostri
tempi caotici. La nostra, infatti, può essere considerata come la civiltà del fare,
del costruire, ma anche, allo stesso tempo, del distruggere. Un grande ed
ineluttabile ciclo continuo riassume il nostro esistere: costruire, abbattere,
ricostruire. Nascere, morire, rinascere. Cinelli, con la sensibilità dell'artista,
conosce bene il significato profondo di questa circolarità della vita e ne diventa
un testimone per noi. Egli accoglie dentro il suo animo queste sensazioni, questi
due lati opposti del nostro vivere ( il tragico e il comico, il negativo e il
positivo) e ce lo ripresenta, attraverso il filtro dell'arte, nelle sue grandi tele
materiche. Il compito che egli si propone, quindi, è quello di unire queste due
antinomie come avviene in quell'antica filosofia cinese, in cui all'origine di ogni
cosa è posto il Tao, primo principio da cui derivano i due opposti yin ( il
principio negativo rappresentato dalla luna) e yang (il principio positivo
rappresentato dal sole) e tutte le sue creature dell'universo. Il giovane artista
raccoglie i materiali più umili e quotidiani della vita e vi interviene, vi lascia
una propria traccia, un'impronta, un soffio vitale che ha la funzione di animare
questi oggetti, proprio come farebbe un demiurgo. Le opere di Francesco Cinelli sono
un viaggio nella materia. Un viaggio istintivo ed emozionale, carico di sensazioni
lontane e primitive, alla ricerca delle memorie, dei luoghi, dei frammenti di una
storia vissuta, in un tempo indeterminato: una storia umana [.]. I contrasti e le
immagini sono forti, in questo giovane artista, ma questo suo modo schietto e
ingenuo, nel senso più nobile del termine, fanno della sua opera un percorso tutto
da compiere e ancora da sperimentare incessantemente. Work in progress, carico di
fatiche e sudore, di cadute disperate e rinascite miracolose. La strada sperimentale
è certo la più impegnativa e la meno rassicurante tra quelle che un artista può
cercare. Francesco Cinelli lo fa con onestà e sincerità, mettendo tutto sé stesso in
questa ricerca.
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Bicchieri, pomodori, bollicine e suggestioni pop - mostra personale di Sara Pierotti
a cura di Valentina Perasso
Un tuffo nei quadri di Sara Pierotti: bicchieri pieni di vino dove nuotare nella
vivacità del rosso o uno sguardo al peso netto di una scatola di pomodori pelati o a
tamburi sonanti. Le sue tele manifestano un grafismo che sconfina nel pop,
rappresentazione di oggetti quotidiani e semplici, espressivi di una realtà
apparentemente ripetitiva, ma prorompente di fantasia. La delimitazione dello
spazio con un costante tratto nero di china in ogni tela sembra voler proprio
contenere questa voglia irresistibile dell' artista di fantasticare, di evadere. A
livello visivo sono tre le tinte dominanti: il bianco, il rosso e il nero. La
vivacità e l'energia creativa della Pierotti sono rappresentati decisamente dal
rosso e dalle bollicine che volano dai bicchieri nell'aria, sita nello spazio bianco
della tela, libero da ogni vincolo, ma circoscritto, ogni volta, da una linea di
razionalità scura o da parole come "ah!" "non posso"che riconducono a uno stato di
coscienza latente e frenano la dimensione di inebriante relax senza limite, in cui
ci proietta l'artista. Ma la parola non è solo segno è anche suono: i vocaboli
"ta-tac" e "tac-ta-tactum" vicino al tamburo sono onomatopeutici e, nel percorso
generale di Sara, è curioso come differenti percezioni stimolino una continua
sinestesia pittorica, che crea nello spettatore l'idea del profumo o del sapore di
un colore, come il rosso dei pomodori o del vino, o ancora, il suono di una parola
scritta o di uno strumento, che il nostro occhio vede raffigurato e che,
suggestionato, riesce a sentire. Il mondo dell'artista è una continua festa, come
dimostra un altro gruppo di tele: i colori, bianco, blu, bagnati ogni tanto da uno
strato dorato, e i soggetti - di nuovo i bicchieri - con vicino la scritta
"Cheers", un brindisi ravvivato da tonalità diverse, sempre accese. Sicuramente la
frase di Eugene Delacroix. " La prima virtù di un dipinto è essere una festa per gli
occhi" si sposa molto bene con la personalità e l'istintività dell'artista, che
lavora con passione, manifestando continuamente il vigore creativo della sua abilità
nel scegliere oggetti di uso quotidiano che trasmettono una grande forza e solarità.
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Spiriti femminili - mostra personale di Alessandra Sorge
a cura di Valentina Perasso
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1), sabato 3 marzo 2007 alle
ore 17:00, la mostra personale < Spiriti femminili > di Alessandra Sorge. A cura
di Valentina Perasso. Una giovane artista, con notevoli conoscenze in campo
fotografico, fortemente attenta a tutto ciò che riguarda il mondo dell'arte e della
creatività, espone le sue opere. Garry Winogrand sostiene che "La fotografia non è
ciò che è stato fotografato. E' qualcos'altro. E' una nuova realtà": Alessandra
Sorge sembra seguire questa massima, proiettando lo spettatore in una sua realtà,
quasi onirica. Le sue fotografie in bianco e nero sono oggetto di un'elaborazione
computeristica che modifica la percezione usuale dell'immagine: nudi femminili
scultorei, ma allo stesso tempo fluttuanti nell'aria come veli, simili a spiriti,
attraverso i quali si riescono a percepire dimensioni inebriate di passione, nuances
di colori, vivi nella sua fotografia, ma non sempre in natura, che creano la
combinazione dell'universale con il particolare, regalandoci dettagli di illusione
della realtà, attraverso energie psichedeliche e atmosfere chiarissime. Protagonista
la donna in continua dicotomia fra delicatezza e aggressività, una madre, ma anche
una femme fatale come nel caso della stampa "KLIMT": una tentatrice sensuale e
distruttiva pericolosa per il suo potere di seduzione, bella, affascinante
personificazione dell'istinto in un'area dell'anima dove non regnano la ragione e
l'intelletto, ma il buio di una notte arcaica. Un nudo femminile protagonista
dell'iconografia decadente dell'Art Nouveau, avviluppante ed insidiosa, impossibile
a resistersi, che ci riporta all'icona della Secessione Viennese della "Giuditta I"
dei celebri dipinti di Gustav Klimt, proponendoci una querelle fra pittura e
fotografia: una donna più vera, fotografata come protagonista del presente, non un
soggetto dipinto in un lontano passato. Interessante è anche il contesto delle
ambientazioni che ricorda spesso scene di film francesi e americani degli anni '60.
L'artista preferisce inquadrare i gesti di mani vicine, gambe che si accavallano,
atteggiamenti sensuali, gesti del quotidiano resi con eleganza. Un'immagine che
conquista l'occhio dello spettatore e coglie l'attimo fuggente, proponendo spesso un
realismo che convive benissimo con la manipolazione digitale delle immagini,
penetrando nel profondo della realtà interiore della donna in rapporto con i luoghi.
Una ricerca continua del naturale con il massimo dell'artificio, che svela l'armonia
di forme sinuose come ritmi musicali.
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Amore e spiritualità' - mostra personale di Cristiano Ranghetto
a cura di Valentina Perasso
Amore e Spirito sono i soggetti rappresentati nelle sculture di Cristiano Ranghetto,
artista diplomato all'Accademia delle Arti di Brera che lavora e crea
prevalentemente con il gesso, il bronzo, la cera e la terracotta smaltata. Le sue
opere evocano un dinamismo plastico vicino al futurismo di Umberto Boccioni: i
volumi racchiusi in ritmi avvolgenti centripeti e centrifughi, il sovrapporsi di
piani curvilinei e sinuosi, chiari e scuri, trasmettono forti emozioni e una
singolare profondità, che toccano l'anima dello spettatore fin dal primo momento.
Figure uniche nella linearità dello spazio: le sculture di Cristiano non sono
rappresentative di un'arte mummificata, ma, al contrario, prendono vita dalla
materia cariche di movimento, di energia, di passionalità. Semplici e complesse,
morbide e spigolose, caste e accattivanti, le sue opere si spingono verso una
"classicità astratta" che cerca continuamente valori grandi da comunicare. Pur non
essendo gli unici protagonisti, il rapporto fra uomo e donna è decisamente un tema
su cui riflettere per l'artista: possiamo ascoltarli conversare, vedere
materialmente, in movimenti a spirale, la loro unione, ma anche "udire
spiritualmente" l'eco delle loro voci che risuoneranno per l'eternità. L'idea della
coppia come nucleo forte, inscindibile che vive un eros intenso, guidato dallo
spirito e dall'amore di Dio. Forse un richiamo ad un "Amore e Psiche" dei giorni
nostri? Un amore in sinergia con l'idea di kalòs, bellezza ideale che prende vita
nelle forme armoniche della materia. La sensazione di un'entità superiore che
sovrintende tutto è una costante di queste opere: angeli, personificazioni dello
spirito, anime in stato di meditazione sembrano voler dare una direzione da seguire
per la vita. La "Colomba e il serpente" è emblema di questa spiritualità: il bene e
il male, la luce e il buio, due elementi uguali e contrari ma, nello stesso tempo,
un unicum inscindibile, in sintonia con l'antico simbolo cinese Yang-Yin, l'unità a
forma di disco formata da due elementi opposti, bianco e nero disposti in maniera
antitetica. Sicuramente la frase di Daniel Barenboim: "Ogni grande opera d'arte ha
due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità" è
appropriata per i volti e i gesti di queste sculture.
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L'attimo fuggente - mostra personale di Maria Cerullo
a cura di Gianluigi Gentile
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale SATURA (Piazza Stella 5/1), sabato 3 marzo 2007 alle
ore 17:00, la mostra personale < L'attimo fuggente > di Maria Cerullo. A cura di
Gianluigi Gentile. Se è vero che il risultato estetico scaturisce dall'interazione
fra produttore e utilizzatore, si può sicuramente affermare che la fotografia
realizza per intero questo processo, per la specificità del suo linguaggio
attraverso il quale ciascuno produce, acquista, scambia continuamente il proprio
fabbisogno d'immagini. Lo strumento fotografico permette all'estetica di permeare la
quotidianità e la particolarità dell'esistente, affrancandosi dalla semantica
codificata e creando a sua volta simboli di riferimento. La confidenza con lo
strumento fotografico risale, per Maria Cerullo al periodo dell'infanzia e
costituisce una costante ormai irrinunciabile, un prolungamento quasi simbiotico
delle capacità di osservare e di provare emozioni. In virtù di questa simbiosi
l'artista ha sviluppato un percorso creativo che prende le mosse dal desiderio di
osservare e di documentare, evolvendo fino alla sfera esistenziale dell'emozione. Il
risultato è una serie d'immagini che formano un taccuino di viaggio spazio temporale
attraverso i luoghi e i sentimenti, un omaggio alla terra, alla sua bellezza e
fragilità. Gisèle Freund, fotografa e allieva di Adorno, sostiene che la fotografia
ha aiutato l'uomo a scoprire il mondo da una dimensione nuova sopprimendo lo spazio.
La fotografia di Maria Cerullo costruisce un universo di particolarità ciascuna
delle quali rivendica un significato di riferimento agli accadimenti difficilmente
codificabili che formano la trama dell'esistenza, secondo quella che Sartre chiama
una " precisione dell'essere sotto l'imprecisione del conoscere ". Un processo
creativo che va oltre le categorie del bello e del brutto e attraverso il quale,
secondo Argan " l'arte, sfuggendo al tabù del bello e del suo contrario, si è
guadagnata la sopravvivenza, in cambio della perduta immortalità". Le opere di Maria
Cerullo assumono una connotazione precisa per la presenza di un denominatore comune,
un costante tentativo di catturare un'emozione "istantanea", sia si soffermi sulla
colata di luce liquida e dorata degli scogli di Capo Verde, sia racconti di un
imbarazzato rendez-vous con un granchio sulla sabbia, o partecipi emotivamente al
tuffo di un martin pescatore, o condivida attimi di quotidianità con popolazioni a
noi lontane. Le immagini nascono con un taglio immediato e definitivo in
un'inquadratura che non ammette ripensamenti o correzioni di laboratorio, perché,
come c'insegna Kandinsky " Non esiste una costruzione evidente, che sarebbe la più
espressiva e la più densa di possibilità, ma una costruzione nascosta,
impercettibile, più chiara per l'anima che per lo sguardo ".
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Rita Malaguti
a cura di Luisa Caprile
Rita Malaguti ha iniziato a lavorare nel mio studio circa quattro anni fa,
acquisendo un'indipendenza ed un'autonomia non solo formale, ma sostenuta da una
solidità costruttiva che è insita nella struttura stessa del suo lavoro.
Il suo procedimento del modellare la superficie è un rapporto costante tra due
realtà sempre presenti nel suo fare scultura: la linea e lo spazio.
Il controllo strutturale e compositivo vanno di pari passo ad una gestualità
plastica, suggerita da ritmi legati all'emozione: il richiamo è dato dal modo in cui
muove i piani e le superfici in un impianto strutturale che è sempre presente.
In tutto questo lavoro, che è il fare scultura di Rita Malaguti nel rigore
geometrico e strutturale di ritmi di linee nello spazio si esplica la sua ricerca,
il corretto approccio alla comprensione del suo lavoro.
Inaugurazione: 3 marzo 2007
Satura
piazza Stella 5 - Genova