Omaggio alla Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges. La lingua diventa un campo di battaglia lessicale e fonetico, in cui un ideogramma o una parola sconfinano in altri contesti. I segni si sovrappongono, celando nelle pieghe dell'ovvieta' sorprese, ribaltamenti, inquietudini.
Segni di Sogni
Forse che sì, forse che no: i labirinti di immagini e parole di Gaudenzio Nazario
Forse che sì, forse che no è il titolo del celebre libro di Gabriele D’Annunzio, che allude alla composizione che si trova su un soffitto del Palazzo Ducale di Mantova. Quelle parole, disposte entro festoni e losanghe, danno origine a un labirinto, specchio della vertigine, in cui si proiettano gli infiniti significati del motto gonzaghesco, riecheggiati all’inizio della storia ordita dal Vate al ritmo di una folle corsa in automobile. Questa alternanza ben illustra il mondo di Gaudenzio Nazario, che presenta ad Atrium Segni di Sogni, un omaggio alla fastosa Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges, che all’artista torinese ha dedicato un Prologo.
Siamo di fronte alla inquieta replica di un mondo che, come nel celebre racconto omonimo, è da scoprire solo sulle pagine dei volumi, custoditi da sacerdoti, a cui non è concesso di avere vita al di fuori di questo compito. Dalle catenelle, come in un gabinetto di lettura di altri tempi, pendono alcuni dei titoli che hanno fatto l’Occidente, tra Jarry e Mein Kampf. La lingua è il territorio principale dell’intervento: essa non si definisce tanto come un insieme di assiomi dati, ma piuttosto come un campo di battaglia lessicale e fonetico, in cui un ideogramma cinese, come anche una parola di qualche lingua occidentale, fan presto a diventare grafema, a prendere un altro aspetto, a travestire la loro funzione e il loro stato di famiglia, passando ad un diverso ambito, a altro contesto.
La ricerca è quindi quella di una babelica sovrapposizione di segni, che, come in molti racconti del maestro argentino, celano nelle pieghe della ovvietà più assoluta, sorprese, ribaltamenti, inquietudini. L’universo è quindi biblioteca di linguaggi vivi, reperibili sul tronco di un albero o nel mutamento del consueto rapporto di fruizione dei volumi, deposito memoriale di culture e civiltà, avvinte alla nostra nella forma del testo, prima di assumere un’altra natura, sospesa sull’orlo di un continuo divenire: forse che sì, forse che no.
Luca Scarlini
Inaugurazione: mercoledì 14 marzo alle ore 18
Atrium
Piazza Solferino - Torino
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 19
Ingresso gratuito