New Gallery
Roma
Via in Publicolis, 6
346 0333302

In Credible Show
dal 14/3/2007 al 14/3/2007
lun-ven 12-20; Sab 14- 20

Segnalato da

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14/3/2007

In Credible Show

New Gallery, Roma

Un nuovo spazio espositivo dovuto al forte interesse dell'ultimo periodo nella capitale verso le nuove avanguardie dell'arte contemporanea. Gli artisti internazionali presenti in mostra sono differenti fra loro nelle ricerche, per generazioni, tecniche e provenienze: Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft, Jannis Kounellis, Stefano Arienti, Damien Hirst, Jeff Koons, Marina Abramovic, Mattew Barney, Anish Kapoor e molti altri.


comunicato stampa

Collettiva

La nuova galleria aprirà la stagione espositiva con la propria collezione di artisti internazionali.La scelta di inaugurare un nuovo spazio espositivo è dovuto al forte interesse manifestatosi nell'ultimo periodo nella capitale verso le nuove avanguardie dell'arte contemporanea. Roma centro mondiale dell'arte e al tempo stesso viatico verso nuove culture. Gli artisti presenti nella mostra, pur differenti nella loro ricerca, rappresentano oggi la punta di diamante della contemporaneità. Le loro opere sono presenti nelle più prestigiose collezioni pubbliche quali, il Museum of Modern Art, New York, Whitney Museum of American Art, New York, Guggenheim Museum, New York, The National Gallery, Washington, DC, Hirschorn Museum,Washington, DC, San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco, Tate Gallery , Londra, Stedelijk Museum, Amsterdam, Museum Ludwig, Colonia, Tokyo Metropolitan Museum,Tokyo.

Maurizio Cattelan,"l'artista impresario", come Andy Wharol, costruisce su se stesso il proprio business,la sua arte è il suo progetto di vita. Alcuni lo considerano il re dei provocatori burloni. È stato definito da Jonathan P. Binstock, curatore d'arte contemporanea come "uno dei più grandi artisti post-duchiampiani ed un furbacchione, anche". Alcuni lo definiscono un maestro della provocazione che si serve dei media ed abusa del mondo dell'arte.

Jeff Koons, americano, è la personificazione di quelle trasformazioni sociali che hanno caratterizzato la società degli anni '80, concreta e talvolta superficiale, generatasi tanto dalle opportunità quanto dagli eccessi. Colorate e sorprendenti le sue opere colpiscono per la loro spettacolarità e per il forte impatto visivo: grandi sculture, materiali innovativi e vivaci colori fluo.

Matthew Barney ha esordito giovanissimo con mostre a Los Angeles e New York nel 1991. Da allora il suo lavoro affronta le relazioni tra corpo e identità,trasfigurandole in una personale mitologia della cultura americana. La sua opera omnia "Cremaster" è stata definita la Cappella Sistina del nuovo millennio.

Marina Abramovic’ è un’antesignana nell’uso dell’arte performativa come forma di arte visiva. Da sempre utilizza il corpo sia come soggetto che come mezzo. Mette alla prova i limiti fisici e mentali del suo essere, arrivando a sopportare dolore, sfinimento e a correre dei rischi alla ricerca di trasformazioni emotive e spirituali.

Paola Pivi disegna un mondo contro natura, un universo personale governato dalle leggi dell’assurdo e dell’ironia. Le opere di Paola Pivi nascono da imprese ciclopiche ma appaiono leggere, rapide e sicure come i movimenti di un’atleta.

Jannis Kounellis le cui opere rompendo la sonnolenza dell'ordinario, sommuovono il mondo tumultuoso e tormentato dell'Appartenenza, dal quale scaturisce l'avvertimento delle domande esistenziali, delle angosce umane. Esse stesse diventano una riserva di nuove domande non più al riparo dalle scosse dell'immaginario.

Vanessa Beecroft inventa una propria forma espressiva esaminando questioni e ossessioni relative al corpo,alla bellezza e all'identità. La sua opera rappresenta una svolta radicale nella storia della Performance Art e affronta apertamente argomenti controversi appartenenti alla cultura contemporanea, come la ricerca di stereotipi, l'ansia della molteplicità e la violenza della cultura dell'immagine.

Stefano Arienti sceglie immagini riconoscibili, tratte dalla storia dell’arte o dalla cultura popolare e le decontestualizza privandole del loro significato primario. I simboli si spogliano del loro potere di comunicazione immediata e diventano segni che l’artista fa dialogare con una materia, il marmo, dalle caratteristiche completamente opposte da quelle della stoffa: un’idea di leggerezza applicata alla sostanza che più di tutte evoca la resistenza e la pesantezza.

Per Michelangelo Pistoletto l'arte non è occasione di contemplazione ma terreno di riflessione attiva: per questo motivo i suoi lavori consistono sempre in strutture che si relazionano in modo vitale con la percezione e con la posizione dello spettatore, ne provocano le aspettative legate al consumo estetico e ne stimolano una risposta sul piano etico.

Damien Hirst un artista che il senso comune definisce ora ironico, trasgressivo, provocatorio o irriverente, ora discusso o "il più grande artista" di fine millennio, e che, forse, è più semplicemente un artista che ha incarnato le tensioni e le tendenze sociali e culturali degli Anni Novanta, caricandole con la sua storia e la sua esperienza assolutamente british.

Georg Baselitz ci racconta il suo modo di vedere il mondo e con la sua arte ci pone interrogativi circa il destino dell’uomo. Crede fermamente che l’arte debba avere la funzione di testimoniare l’epoca in cui si vive con tutte le sue contraddizioni, cercando, scavando, andando alla ricerca della "verità", sapendo però quanto sia difficile da trovare.

Andres Serrano privilegia sin dagli esordi le tematiche più attuali e complesse: la malattia, la morte, la religione, il fanatismo, la bellezza. In altre parole, il suo è il gesto di colui che mette «il dito nella piaga» convinto che solo attraverso un'azione decisa e diretta l'artista possa cogliere le tensioni del mondo occidentale e scoprirne le angosce e i tabù.

Il lavoro di Mariko Mori, sebbene basato su una profonda riflessione dedicata al significato del fare arte, esprime un forte senso di libertà nell'uso dei media e dell'immaginario caratteristico della sua generazione. Le sue immagini sono di una bellezza ricca e seducente che dona grande piacere a chi le osserva.

Ron Mueck realizza le sue figure con impressionante ed assoluta fedeltà . Ogni singolo pelo o capello è visibile, ogni minima imperfezione cutanea è riconoscibile, le unghie sembrano vere. Una riproduzione così perfetta di corpi modificati nella loro dimensione naturale crea inoltre associazioni inquietanti col mondo delle scienze e della biotecnologia, dove l'essere umano diventa oggetto di esperimenti.

Mimmo Paladino dalla fine degli anni settanta dedica a pittura e scultura una complessa ricerca che esplora tecniche e materiali.La dedizione all’opera grafica caratterizza da sempre il suo lavoro, con esiti di grande qualità, impegno personale nella realizzazione, tecnica inventiva e creatività straordinarie.

Gilbert & George sono sicuramente una delle maggiori istituzioni della scena dell'arte internazionale. la loro presenza viene sentita, vissuta e certamente apprezzata da un pubblico eclettico. Parliamo di due artisti le cui vite sono un estensione dell'opera che producono. In effetti, ciò li rende un'opera vivente.

Julian Schnabel è un artista americano a tutto tondo per come concepisce lo spazio, grande e "vero", dei suoi lavori e per l'energia fisica che la sua pittura imprime e comunica. Sempre gestuale, ma anche istintivamente seriale, l'opera di Schnabel si presenta in modo frontale e si organizza per cicli: cioè afferra insieme sensazioni e concetti, li manipola, li mette in circolo e li abbandona a se stessi, perché guarda oltre, cerca nuovo spazio, altre possibilità.

Per Anish Kapoor la pelle è il momento della tensione e dell'azione dell'opera; è il luogo nel quale avvertiamo il cambiamento. Le opere sono configurazione di oggetti, diventano giardini o meglio luoghi, invadono lo spazio della sala e lo assorbono fino a renderlo parte dell'opera stessa.

Inaugurazione: 15 marzo dalle 19,30

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Via in Publicolis, 6 Roma
Orario: lun-ven 12:00-20:00; Sab 14:00-20:00
Ingresso libero

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