Personale. "Proiezioni a matita di figure femminili disegnate con una cura volutamente sfuggente ai canoni della perfezione iperrealistica". (Alberto Melarangelo)
Personale
a cura di Manuela Cucinella e Patrizia Alice Cucinella.
Nel testo che accompagna la mostra il giovane critico d'arte Alberto Melarangelo scrive:
Osservando le carte disegnate di Fabio Moro, le sue proiezioni a matita di figure femminili disegnate con una cura volutamente sfuggente ai canoni della perfezione iperrealistica, appare immediatamente il senso di una volontà dichiarante. Quella di scegliere di rappresentare l’immagine delle fattezze umane, della presenza fisica, attraverso una distorsione di ciò che realmente si vuole raffigurare. Le giovani donne che Moro articola e propone sui suoi ampi fogli, mediante il solo uso della matita, giungono alla percezione visiva quasi sdoppiate, come filtrate da una lente non perfettamente calibrata.
Certo, una consistente abilità tecnica, sostenuta da un rigoroso ed efficace unico tono di grigio, reso sfumato in alcuni passaggi dei disegni, consente all’artista di sfocare le immagini che in tal modo appaiono, allo stesso tempo, integre per la comprensione del significato reale e liquide ed evanescenti nella dimensione estetica della visione. In queste opere recenti di Moro e’ evidente un sentimento della realtà esplicitato nella espressioni dei temi che egli trasforma nei disegni.
Raffigura le giovani donne del nostro presente, di questo presente occidentale, costruito intorno ad una calcolata attenzione sulla cultura dell’apparire, della cura della forma che nella grande maggioranza delle giovanissime generazioni rappresenta l’unità di misura prevalente del loro abitare il mondo. Tale situazione è anche la manifestazione di una società che vive una crisi, particolarmente riferibile alle difficoltà di relazione tra i contesti sociali ed all’interno dell’ambiente giovanile. Una crisi di contenuti, un disagio verso le prospettive che fa risaltare essenzialmente ciò che è in superficie e mette in risalto le esteriorità e le sue forme.
Mi sembra che il realismo delle figure umane che Moro ci propone parli anche di questo. Egli mette in scena, elabora, grazie all’uso della matita, ciò che osserva e che tutti noi vediamo ma magari non cogliamo sino in fondo, in riferimento alla nostra società ed al suo segmento generazionale più giovanile. E’ una realismo disegnato attraverso un taglio di chiara espressività, che non contiene il messaggio della denuncia ma che appartiene alla tradizione dell’analisi, dell’indagine approfondita e meticolosa sugli effetti che il contesto reale genera sul corpo e sui caratteri della figura umana.
Il disegno, l’uso della matita, sono sicuramente tra gli strumenti più efficaci per portare in opera e raffigurare le complessità interiori e l’anima dell’uomo. Moro nel suo marcare i fogli, risente e rivisita i modelli cruciali nell’arte contemporanea; conosce il tratto veloce e disperato di alcune situazioni di margine di Toulouse-Lautrec. Sente la esasperata solitudine delle donne di Schiele. Ma appartiene di più ad una tradizione classica, non direttamente emanata dalla storia dell’espressionismo europeo di fine ottocento e dei primi due decenni del novecento. Il suo disegnare ha un’aspetto meno tragico, parla con un accento certamente italiano.
Moro in queste opere ci fa dire di avere in se, rivisitandola e nel suo aggiornamento, la lezione che vede le mosse dai disegnatori romani del dopoguerra, soprattutto di quelli che si dissero della “Scuola del Portonaccio”. Lì Vespignani e gli altri ebbero il loro abbrivio nel descrivere le difficoltà di un presente desolato, legato alla ricostruzione; qui si racconta un presente opulento ed in preda all’isolamento ove vanno ricostruiti i legami tra gli uomini.
Testo critico di : Alberto Melarangelo
Vernice: ore 18.00 del 14 marzo 2007
Galleria Piziarte
Viale Crucioli 75a - Teramo
Orari Galleria : dal martedì al sabato ore 10 - 13 // 16 - 20 lunedì e domenica su appuntamento.
Ingresso libero