Casa di Albino Pierro
Tursi (MT)

Salvatore Sebaste
dal 23/3/2007 al 23/4/2007
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Salvatore Sebaste



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23/3/2007

Salvatore Sebaste

Casa di Albino Pierro, Tursi (MT)

"Il lavoro di Sebaste si colloca, nell'ambito della ricerca informale: nell'ambito cioe' di quella ricerca sulla liberta' del segno e della forma che ha interessato buona parte della seconda meta' del secolo." Elena Pontiggia


comunicato stampa

Personale

Il lavoro di Salvatore Sebaste si colloca, non da oggi, nell’ambito della ricerca informale: nell’ambito cioè di quella ricerca sulla libertà del segno e della forma che ha interessato buona parte della seconda metà del secolo. In questo alveo (nell’alveo, vogliamo dire, di quella che è stata efficacemente chiamata, in una mostra recente, “la vertigine della non forma”) Sebaste ha trovato un approdo intenso e singolare. Le sue origini, infatti, vengono da lontano. Nelle sue stagioni precedenti, superata una fase giovanile impegnata in un dialogo con la figurazione, Sebaste ha trovato nel surrealismo il linguaggio più adatto ad esprimere quel senso di vitalità e di mistero che sentiva urgere dentro di sé e a cui, dunque, voleva trovare un esito stilistico.

Parliamo di surrealismo in senso lato, si intende. Ma se per surrealismo si intende un’arte che lascia parlare l’inconscio, che gioca con l’evocazione del reale, ma anche con ciò che è oltre la realtà immediata (surrealismo deriva da “surnaturalisme”: termine coniato da Apollinaire e ripreso in forma condensata da Breton), certo troviamo nei quadri di Sebaste degli anni Ottanta qualcosa che vi si avvicina. Sono tutte opere ispirate alla natura, certo: opere che traggono ispirazione, energia e per così dire nutrimento dallo spettacolo stesso della natura. Ma quale natura? potremmo chiederci. Ecco, la natura in Sebaste è qualche cosa di non immediatamente evidente. È qualche cosa che si popola di fantasmi e di sogni, di presenze inquiete e inquietanti. Insomma di mistero.

…Sebaste dunque parte dall’osservazione, o dal sogno, o dal ricordo di un evento naturale, ma lo carica di dubbi, di mistero appunto. E allora ce ne dà un eco, una memoria, in cui non ritroviamo più le fattezze usuali, ma piuttosto la consapevolezza che la realtà non è quello che vediamo. È soprattutto quello che non vediamo. Ma il periodo, che abbiamo chiamato “surrealista”, lascia il posto negli anni Novanta, e nella ricerca che dura fino a oggi, a un ulteriore scatto verso la libertà della forma. Verso la non-forma, potremmo dire.

…Sebaste ha appreso dall’informale la capacità di affidarsi completamente al pennello e alla materia pittorica. Ha capito che la pittura ne sa di più dei pittori, di ogni pittore. Dunque bisogna lasciarla fare. Sebaste, allora, lascia che la linea si carichi di materia, si gonfi dinamicamente, corra lungo i margini della tela e poi precipiti al centro, si trasformi in macchia, in colatura, in gorgo. E poi, ancora, si rapprenda, si disfi e si rianimi. E la stessa cosa avviene al colore, che si mescola con la materia, in una germinazione continua.

Tutte queste cose ritroviamo nella sua pittura. Però, poiché Sebaste vive in una specie di paradiso terrestre, in una terra millenaria che piacque ai Greci e a Pitagora e che ancora adesso partecipa molto meno di altre terre alla distruzione della natura che il ventesimo secolo ha operato … nella sua pittura non troveremo nessuna traccia di quella disperazione, di quel nomadismo erratico che ritroviamo nell’informale storico.
Nelle opere di Sebaste il segno, l’assenza di segno, certe particolarità dello stile possono essere quelle dell’informale. Non il pensiero che ispira o comunque presiede il suo lavoro. Perché quello è improntato a una singolare forma di vitalismo, di strana felicità. La tensione espressiva dell’artista non si traduce mai in angoscia, e in dramma. Al contrario si traduce in un desiderio di moltiplicare le possibilità della pittura, di vedere a fondo le declinazioni della materia, del colore, dello spazio.

La natura rimane sempre il punto di partenza, la fonte di ispirazione del lavoro, che l’artista lo voglia o no, che ne sia consapevole o meno. …Ma la natura, lo abbiamo già detto, non è per Sebaste il regno del visibile. Al regno animale, vegetale, minerale bisogna aggiungere un quarto regno: quello del mistero. Per questo nelle opere di Sebaste c’è sempre molto da imparare. Soprattutto su quello che si crede di sapere. E, ancora di più, sul fatto che l’unica cosa che sappiamo è che sappiamo ben poco.

Elena Pontiggia

Salvatore Sebaste (Novoli di Lecce 1939), pittore, scultore e incisore.
Svolge un’intensa attività pittorica, grafica e scultorea negli studi di Bernalda (MT), e Milano.
Negli anni ’90 suoi “scritti d’arte” sono stati pubblicati su “Basilicata Regione Informazioni Risorsa Cultura” del Consiglio Regionale di Basilicata e sul settimanale “Cronache lucane”. Oggi con “I percorsi d’Arte” dei 131 paesi della Basilicata è inserito sul sito Internet: http://www.basilicatanet.it (Istituzioni, Ente Regione, Consiglio, Conoscere Basilicata, Cultura, I comuni della Basilicata, Il paese) ed ancora su basilicatanet (La Basilicata, cultura, Profili d’artisti lucani).
Nel 1982 ha pubblicato la prima monografia: “Necessaria Poiesi”, a cura di Franco Vitelli. Ed. Centro Studio “Il Subbio”. Matera,
Nel 1998, per l’edizione “Novaluna” Associazione Culturale Internazionale di Brescia, ha pubblicato “Pensieri in movimento”, diario di appunti e riflessioni critiche su e intorno all’arte.
Dal 1998 è Direttore artistico della “Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna Bernalda-Metaponto”.
Nel 1999 è stata stampata la monografia, per l’edizione “Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna Bernalda-Metaponto”. Il percorso artistico (oltre quarant’anni d’intenso lavoro) è stato elaborato da Rino Cardone. La prefazione è di Claudio Spadoni.
Nel 2006 è stata pubblicata la monografia di grafica. Con testi di Paolo Bellini e Elisabetta Pozzetti, a cura del Consiglio Regionale della Basilicata.

Inaugurazione sabato 24 marzo 2007 ore 10

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