Filo conduttore della sua ampia produzione e' l'ironia dissacratoria e il continuo rinnovarsi dell'espressivita'. Baj elabora uno stile molto originale in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiali. I collages policromatici e polimaterici pervasi da una vena giocosa e ironica si integrano con un forte impegno civile, cosi' come la sua attivita' creativa si intreccia con la riflessione sull'arte.
Opere di grande formato
a cura di Sandro Barbagallo e Gian Pietro Menzani
Palazzo Doria, a Loano, ospiterà dal 31 marzo al 2 giugno 2007, l’opera di uno tra i maggiori protagonisti della storia delle avanguardie europee degli anni Cinquanta: Enrico Baj.
La mostra, curata da Sandro Barbagallo e Gian Pietro Menzani, si inserisce nell’ambito di Arte a Palazzo Doria, progetto promosso dall’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Loano, che si propone di portare l’arte nel quotidiano anche attraverso mostre d'arte contemporanea presentate nel palazzo sede del governo della città. Dopo Emilio Tadini, Valerio Adami, Ugo Nespolo, Walter Valentini, Joe Tilson i saloni del cinquecentesco Palazzo Doria accoglieranno le opere di grande formato di uno degli artisti italiani più riconosciuti e apprezzati nel panorama internazionale.
Enrico Baj, nato a Milano nel 1924, è stato il fondatore del Movimento Nucleare (1951) insieme a Sergio Dangelo e Joe Colombo. Ha partecipato negli anni Cinquanta ai movimenti d’avanguardia italiani e internazionali collaborando con Lucio Fontana, Piero Manzoni, Sergio Dangelo, Joe Colombo, Lucio Del Pezzo, Max Ernst, Marcel Duchamp, Yves Klein, E.L.T. Mesens, Asger Jorn e con altri artisti del gruppo Cobra, con il nouveau réalisme, il surrealismo e la patafisica. Delle attività di quegli anni, oltre alle numerose mostre personali e di gruppo in Italia e in tutta Europa, vanno ricordati i manifesti, tra cui quello della Pittura nucleare (1952) e quello Contro lo stile (1957) - in opposizione alla sistematica ripetitività del formalismo stilistico -, nonché la fondazione con Jorn nel 1954 del Mouvement international pour une Bauhaus imaginiste. L’attività di Baj si svolge per oltre mezzo secolo (l’artista muore il 16 giugno 2003) nel campo delle arti figurative (pittura, incisione, scultura, ceramica), della saggistica (una quindicina i libri pubblicati) del giornalismo e nel continuo sodalizio con poeti e scrittori.
Filo conduttore della sua ampia produzione è l’ironia dissacratoria e il continuo rinnovarsi dell’espressività. Baj elabora uno stile molto originale in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiali. I collages policromatici e polimaterici pervasi da una vena giocosa e ironica si integrano con un forte impegno civile, così come la sua attività creativa si intreccia con la riflessione sull’arte. "Riflettendo su tutta l’opera di Enrico Baj” dice Sandro Barbagallo "la critica concorda che, in qualche strano modo, egli ha anticipato la Pop nella sua accezione più europea e sicuramente quel neodadaismo romano più noto come la scuola di Piazza del Popolo."
La mostra allestita a Loano in Palazzo Doria è un omaggio all’opera di Baj degli anni Sessanta e Settanta. A partire dalle figurazioni nucleari degli anni Cinquanta - che testimoniano le paure seguite a Hiroshima e proiettate nel futuro - nell’opera di Baj si manifesta un forte impegno civile contro ogni tipo di aggressività che, attraverso i"generali" e le "parate militari" degli anni Sessanta, approda negli anni Settanta a tre grandi opere I funerali dell’anarchico Pinelli (1972), Nixon Parade (1974) e l’Apocalisse (1979).
A Loano sarà esposto il primo dei tre grandi quadri, insieme a trenta disegni preparatori. Lungo dieci metri, alto tre metri e mezzo e profondo due metri e mezzo, I funerali dell’anarchico Pinelli occuperà il salone centrale del piano nobile di Palazzo Doria. Completeranno la mostra alcune significative opere degli anni Sessanta quali Comizio nel bosco (1963), Parade (1962), Personaggio urlante (1964), Meccano A/34 (1965).
"Ogni artista, prima o poi, sente il bisogno di lasciare una testimonianza definitiva con la propria arte." spiega il critico Barbagallo “Lo ha fatto Picasso con Guernica, ma anche Carlo Carrà con I funerali dell’anarchico Galli. Baj è ossessionato da quest’ultimo e da tempo medita di rifare quel quadro alla sua maniera. Mai però avrebbe immaginato che l’ispirazione gli sarebbe venuta dalla realtà: il 15 dicembre 1969 il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli cade misteriosamente da una finestra al quarto piano della Questura di Milano. I funerali dell’Anarchico Pinelli ci appare ancora oggi come un’installazione molto complessa. Sagome ritagliate, pannelli di legno multistrato, pedana coperta di passamanerie quasi fossero immondizia, teste di robot dai colori acidi con un occhio a lampadina, sono le prime cose che colpiscono all’impatto.”
Come Guernica nel 1953, anche I funerali dell’Anarchico Pinelli vengono esposti nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. L’inaugurazione della mostra è fissata per il 17 maggio 1972, ma in quello stesso giorno viene ucciso il commissario Luigi Calabresi e la mostra viene annullata. "L’arte si fa quindi, soprattutto e prioritariamente, nella vita e nell’ambiente di ognuno, in quel che succede o che si fa succedere, come volevano i Picabia e i Breton dei giorni felici." scrive Enrico Baj nel catalogo della mostra mai aperta al pubblico "Arte può essere allora il modo di essere, di atteggiare, di scegliere, di comporre, di fare l’amore; arte possono essere le cose, gli alberi, i sassi, i fiumi, le stelle. Arte ovunque, dentro e fuori… Quando trovarono Pino Pinelli precipitato da una finestra in questura e subito morto," scrive ancora Baj mi preparavo a riproporre, dopo le mie lunghe visite a Picasso prima e a Seurat poi, una ben nota opera futurista di Carrà: I funerali dell’anarchico Galli. Pensavo di rifare quel quadro alla mia maniera, seppure rispettando il formato e la composizione del modello, come feci con Guernica, colle Demoiselles, con La Grande-Jatte e la Baignade…… Ma la fine attuale e sconvolgente a più aspetti di un altro anarchico mi fece subito mettere da parte Galli e Carrà.
La realtà e la vita e la morte di Pino si sostituivano nella mia mente al ricordo dei libri letti, degli eroi del passato, del futurismo e del dadaismo da me amati, reclamando, in luogo di un divertito rifacimento parodico-letterario, la celebrazione di una tragedia familiare e politica, che andava rappresentata, anche in pittura, più o meno coi mezzi di sempre.”
La mostra di Enrico Baj è accompagnata da una monografia curata da Gian Pietro Menzani che attraverso la presentazione di Sandro Barbagallo e un’antologia di riflessioni di Enrico Baj, Dario Fo, Gillo Dorfles, Luciano Caramel, Giorgio Di Genova, Herbert Lust, Alain Jouffroy, Renzo Margonari, Domenico Porzio, Martina Corgnati, suggerisce un indirizzo di lettura dell’opera pittorica dell’artista.
La mostra è organizzata in collaborazione con l’Archivio Enrico Baj e la Fondazione Marconi, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Liguria, della Provincia di Savona ed è realizzata con il contribuito della Fondazione “A. de Mari” Cassa di Risparmio di Savona.
Informazioni:
Comune di Loano – Ufficio Turismo e Cultura
tel. 019.675694
Informazione alla stampa:
Lucia Campana
ics2005@hotmail.com
Palazzo Doria - Loano
Orari: da lunedì a venerdì ore 9.00/13.30, martedì e giovedì ore 15.30/18.30, sabato/domenica e nei giorni festivi ore 10.30/12.30 ore 16.00/19.00
Ingresso: libero