Rocca Sforzesca
Dozza (BO)
Piazzale Rocca
0542 678240
WEB
A che gioco giochiamo?
dal 30/3/2007 al 30/4/2007
dal martedì al sabato ore 10-12,30 e 15-18,30; domenica e festivi 10-13 e 15-19,30.

Segnalato da

Martina Salieri



approfondimenti

Eugenio Riccomini



 
calendario eventi  :: 




30/3/2007

A che gioco giochiamo?

Rocca Sforzesca, Dozza (BO)

La mostra presenta giochi di percorso da tavolo, congegni meccanici e biliardini d'epoca, dalla fine del 1700 alla fine del 1900, provenienti dalla raccolta Piersanti. A cura di Eugenio Riccomini.


comunicato stampa

Dalla raccolta Piersanti

a cura di Eugenio Riccomini

Sabato 31 marzo, alle ore 18, verrà inaugurata alla Rocca di Dozza la mostra A che gioco giochiamo? Giochi di percorso da tavolo, congegni meccanici e biliardini dalla Raccolta Piersanti, a cura di Eugenio Riccòmini.
La rassegna, organizzata dalla Fondazione Dozza Città d’Arte con il Comune di Dozza, propone oltre duecento giochi italiani, francesi, inglesi, americani dalla fine del 1700 alla fine del 1900.

Una sezione è dedicata ai giochi da tavolo che hanno come archetipo il Gioco dell’Oca, citato da Molière ne L’Avaro, praticato da Rousseau, giocato dai Delfini di Francia, come il futuro Re Luigi XIII. In mostra sono esposti antichi esemplari, quali un “Jeu de l’Oie” francese di fine ottocento e i coevi: “Il dilettevole gioco dell’Oca”, “Il vero gioco siracusano dell’Oca”, “Il nuovo piacevole gioco del pela il Chiù”, il “Giuoco del tesoro della famiglia”. Al gioco dell’oca classico, completamente governato dalla casuale combinazione dei dadi, si affiancano le varianti didattiche incentrate sulla geografia, la storia, la politica, lo sport, la pubblicità:“Il dirigibile Norge”, “La conquista dell’Abissinia” del 1935, il “Giro d’Italia” del 1950, “La corsa al Polo – Lanificio Marzotto” del 1934.

L’altra sezione espositiva raccoglie circa cinquanta pezzi: sono giochi, in parte azionati da congegni manuali e meccanici - Jeu de Cascade (Francia fine ‘800), Gara di Nuoto (Inghilterra 1900), Santa Claus (USA 1880), Gioco della Rana (Italia 1900) – e biliardini, fra i quali un antenato settecentesco del “flipper” racchiuso in un pregiato tavolo apribile, un bowling in cuoio da circolo inglese di metà ottocento e un biliardino a stecca da villa del 1820.

“Tutto ciò ricerca e colleziona Piergiuseppe Piersanti, – spiega il sindaco di Dozza, Antonio Borghi – questa sua passione lo ha indotto a raccogliere negli anni rari e curiosi attrezzi da gioco che conserva con cura museale. Ora, per un paio di mesi questi pregiati oggetti potranno essere ammirati dai visitatori della Rocca di Dozza, che lo scorso anno con la mostra “Réclame” ebbero l’opportunità di apprezzare i manifesti pubblicitari raccolti da Piersanti.” Le due mostre hanno lo stesso sapore, le lega il gusto del collezionista, la sua passione per oggetti che hanno fatto parte del vissuto quotidiano di tante generazioni, anche a noi prossime, ma che oggi ci appaiono lontani. Scrive nel catalogo di presentazione della mostra Eugenio Riccomini: “Sono giochi che inducono a virtù oggi assai poco praticate, come la pazienza, l’attenzione, l’arte di star fermi, e d’aver fiducia nella sorte. Sono giochi, insomma, che fanno ormai parte della storia. E neppure, direi, d’una storia da considerarsi minore: visto che attorno a quei percorsi s’è assiepato tanto tempo di tante persone come noi; e che i loro inventori vi hanno profuso un’ammirevole dose d’ingegno, e talora perfino di bellezza.”

Viaggi immaginari, e prodezze giocose della meccanica
di Eugenio Riccòmini

Chi va in giro per il mondo ne trova un po’ ovunque, di tracce degli antichi giochi da tavolo, di cui neppure conosciamo più le regole. Ce ne sono, incise nel marmo o nelle pietre delle fortificazioni, ovunque avesse stanza una legione romana, nelle più sperdute lande ai confini dell’impero. E il turista d’oggi, curiosando tra suk e bazar dei paesi arabi e persiani, e indiani, trova sempre, sulla soglia delle locande, fra il bricco del thè e il gorgogliare della pipa ad acqua, gente in turbante, accovacciata e con lo sguardo attentissimo a ciò che avviene sulla scacchiera o su altri consimili attrezzi da gioco. Per non dire che noi tutti, da bambini, ci siamo sfidati anche a lungo e con insolita pazienza nel gioco dell’oca; che non è cambiato granché dai tempi in cui quei percorsi a ostacoli, con premi e penitenze stabilite dalla imprevedibile sorte dei dadi, si vendevano per le strade di Bologna, magistralmente incisi dal bulino di Giuseppe Maria Mitelli, almeno tre secoli or sono.

Di tutto ciò, e di mille altre cose ancora, è appassionato ricercatore e raccoglitore Pier Giuseppe Piersanti. Questa sua passione lo ha indotto a trasformare la sua casa in un altro incredibile gioco: perché stanze, corridoi, salotti, soppalchi, ingressi e scale formano ormai un labirintico percorso ad ostacoli; e ci si aggira cautelosi fra un apparentemente caotico( e in verità ordinatissimo, benché affollato) accostamento dei più rari e curiosi attrezzi da gioco; tra mappe stampate di paesi immaginari, entro cui si snodano sentieri a ghirigoro, tra giostre meccaniche dei primi anni dello scorso secolo, tra antenati dei biliardini e dei flipper, che possono anche risalire ai tempi di Napoleone, o magari di Casanova. A guardare quei fogli del gioco dell’oca s’impara, anche, un po’ di storia, e di geografia: perché vi sono narrate perfino le battaglie del nostro Risorgimento, con tanto di effigi di colonnelli e generali sabaudi in divisa e con mustacchi d’ordinanza; e vi ho scoperto con sorpresa un foglio messo a stampa proprio lo stesso giorno del mio primo aprire gli occhi sul mondo, con il percorso delle truppe coloniali fra l’Amba Alagi, Macallé, Gondar, l’Amba Aradam e il ghebì del Negus Neghesti Hailé Selassié, ad Addis Abeba (ma non si vedono, ovviamente, i bombardamenti all’iprite che ci facilitarono quell’infausta conquista).

Sono tutti giochi da inverno famigliare, e da giorni di pioggia. Sono giochi che inducono a virtù oggi assai poco praticate, come la pazienza, l’attenzione, l’arte di star fermi, e d’aver fiducia nella sorte. Sono giochi, insomma, che fanno ormai parte della storia. E neppure, direi, d’una storia da considerarsi minore: visto che attorno a quei percorsi s’è assiepato tanto tempo di tante persone come noi; e che i loro inventori vi hanno profuso un’ammirevole dose d’ingegno, e talora perfino di bellezza. Il loro più ovvio destino, immagino, sarà quello di costituire il patrimonio di un museo, d’un luogo d’insegnamento dei nostri antichi modi di vivere e di trascorrere il tempo aguzzando l’ingegno. Per ora, un poco di quei giochi s’assembla in una mostra; e comincia ad impartire la sua sorridente lezione, ricca di sorprese. Che sia, questo, il primo passo d’un cammino fortunato, e di più duraturo impegno?

Inaugurazione 31 marzo 2007

Rocca Sforzesca
Piazzale Rocca - Dozza (Bo)
Orari: dal martedì al sabato ore 10-12,30 e 15-18,30; domenica e festivi 10-13 e 15-19,30.

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