I segreti della pittura e il grande mestiere che la rende possibile, fatto di forza poetica e tecnica visionaria, senso dello spazio e del colore.
Colore Crudo
Una visita allo studio di Giorgio Vicentini a Induno Olona rivela i molti segreti della sua pittura e il grande mestiere che la rende possibile, fatto di forza poetica e tecnica visionaria, senso dello spazio e del colore. Ma, soprattutto, fa conoscere una delle sue caratteristiche principali, la curiosità, l’apertura a nuove esperienze, la voglia e la capacità di rimettersi costantemente in gioco.
La nuova serie di lavori, intitolata Colore crudo, è il frutto dell’iniziativa dell’artista che, a cinquant’anni compiuti, è impegnato nell’inquieto processo di rinnovamento del proprio linguaggio formale ma in parte, come spesso accade, è stata determinata dal caso. Qualche tempo fa, infatti, tra le sue mani è capitato un foglio di poliestere. Trasparente, resistente, lucido, sottile, si è piegato al suo estro creativo, dimostrandosi strumento ideale per intraprendere la nuova ricerca. Così, dopo diversi tentativi, Giorgio Vicentini ha trovato la strada giusta.
Il procedimento è sempre lo stesso. Dopo aver steso del colore acrilico tra due valve di polifoil, le chiude facendole aderire, quindi distribuisce il colore seguendo un bozzetto precedentemente preparato. Separate le due valve di polifoil, dopo averle fatte asciugare, ritaglia le forme-colore che si sono così ottenute. A questo punto le applica su tela (un supporto cui ritorna ora dopo aver utilizzato per anni quasi esclusivamente legno e lastre di zinco) componendole, sovrapponendole, associandole in modo che le forme trovino un significato e una risonanza nello spazio pittorico.
A questo punto il lavoro si risolve in una sintesi visiva, in guizzi quasi inconsapevoli cui però l’artista dà struttura attraverso delle fasce bianche, nere o rosse che contengono, comprimono, imbrigliano l’esuberante espansione del colore, il suo flusso emozionale. In questo modo la forma-colore, estrapolata dal suo contesto originario, vive di vita autonoma e crea nuovi, inaspettati campi di forza che finiscono per armonizzarsi o entrare in conflitto. L’opera oscilla tra le polarità di segno-colore, lucido-opaco, tela-polifoil.
Due petali di rosso porpora divorano il grigio della superficie. Sfumature di lilla e carminio, di gusto pop, fuse in un abbraccio, rimandano alle serigrafie di Andy Warhol. L’incontro mistico di nero e rosso sangue sta a evocare la crocifissione. Un viola da Secessione austriaca, che sarebbe piaciuto a Klimt, dilaga sulla tela unendosi ai bruni. Altrove Vicentini si affida all’autorità del nero, denso e sporco, potente e polisenso, che è già in sé tante cose: la melanconia, l’evocazione di Goya e della grafica dell’espressionismo europeo, o la fuliggine dell’inquinamento urbano. Uno dei lavori più recenti è invece una tela di sapore antico, basata su accordi tonali preziosi. Ma è sempre e comunque il colore crudo, puro e denso a costruire forma, luce e ombra in una composizione che non rispecchia più il dato naturale, ma la sua trasfigurazione nella visione mentale dell’artista.
Licia Spagnesi
Duetart Gallery
vicolo Santa Chiara 4 Varese
Ingresso libero