Opere 1985-2005. In mostra 40 oli di varie dimensioni, su tela e su tavola, in cui si rintraccia il passaggio dell'artista dall'informale al figurativo attraverso la scoperta del colore e della luce. Verolini e' esponente di quel movimento che all'alba degli anni 80 fu definito "ritorno alla pittura".
Opere 1985-2005
La personale "Mario Verolini - Opere 1985 - 2005", aperta al pubblico dal 5 al 22 aprile 2007 presso la Sala Giubileo del Vittoriano, vuole presentare uno spaccato significativo del percorso creativo dell'artista, esponente di quel movimento che all'alba degli anni Ottanta fu definito "ritorno alla pittura". In un intervallo temporale che ricopre gli ultimi vent'anni, dal 1985 al 2005, testimoniati in mostra da 40 oli di varie dimensioni, di cui 32 realizzati su tela e 8 su tavola, è possibile rintracciare il lento passaggio del pittore dall'informale al figurativo, attraverso la scoperta del colore e della luce.
La mostra si avvale del Patrocinio del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, della Regione Lazio, Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport. La realizzazione e organizzazione è a cura di Comunicare Organizzando.
La mostra "La pittura vale per quello che si vede o per quello che nasconde, è un prodotto della ragione o del sentimento?" (P. Zampetti). Sono queste le domande che ci si pone, davanti alle opere di Mario Verolini. Pittore colto e raffinato, dallo stile sobrio, a tratti discreto, libera progressivamente la sua pittura con un processo lento ma inarrestabile, dai modelli dell'action painting di Pollock. Un processo che lo ha portato ad allontanarsi gradualmente dall'informale e dall'espressionismo astratto americani, verso una nuova visione della pittura come "contemplazione" e riscoperta del mondo. Emerge dunque nelle tele di Verolini un ritorno ai valori del figurativo e a un immaginario legato al mondo visibile e alla natura, nel recupero di un'identità pittorica perduta.
Così afferma l'artista: "Non starò ad illustrare a lei la mia pittura che, uscita dall'esperienza informale, attraverso varie vicende, è andata via via enucleando dal suo stesso seno elementi riconoscibili di una natura che ora si evidenzia su queste tele con crescente chiarezza". Laghi fiumi, monti e colline in un proliferare di paesaggi, suoi soggetti prediletti, riaffiorano dalle superfici delle sue tele. In tutti la luce sembra scivolare dall'ombra tenera e rassicurante verso i bagliori più accesi. Protagonista è il colore, che Verolini accende al massimo in toni incandescenti, come a svelarne la composizione molecolare. Nei titoli che dà ai suoi lavori, "Benedictus" (1986), "La resurrezione dei morti" (1996), "Trinità" (2004), usa parole pregne di senso religioso che sostengono, attraverso il significato verbale, la chiarezza dei suoi dipinti. "Nessuna figura infatti viene a turbare la luce dei suoi paesaggi, dove anche gli alberi seguono un ordine simbolico e, a volte, sembrano piegarsi dinanzi al nome di Dio: una presenza e un nome suggerito solo dalla luce splendente" (B. Mantura). La natura di Verolini, pur nella chiarezza visiva dei luoghi che rappresenta, non mantiene però nessuna caratteristica naturalistica; sembra piuttosto mostrarci la strada verso altri scenari. Forse "è il dio nascosto, immanente alla natura che ci indica, ci facilita il cammino verso di sé. E' una presenza salvifica verso la luce (non verso le tenebre, come in Böcklin), che si incarna nel mistero di un'iconografia incerta, ambigua, come di sogno, come di ritorno dal coma profondo, come di rientro dalle fatidiche soglie?" (G. Bojani).
L'artista Mario Verolini nasce a San Benedetto del Tronto il 2 ottobre 1946. Studia presso la Facoltà di Architettura di Roma. Inizia a dipingere nei primissimi anni Settanta, partendo da una posizione che egli stesso ha definito, "informale": la sua prima personale è del 1976, presso la Galleria "Godel" di Roma. All'inizio degli anni Ottanta il suo istinto "figurativo" lo conduce al "ritorno alla pittura", movimento controcorrente rispetto alle tendenze di quegli anni. Verolini rivendica un senso del fare pittorico, da intendersi non come processo di semplificazione bensì come riappropriazione del controllo sull'opera d'arte, legato ad un metodo progettuale per la sopravvivenza della pittura stessa. Nel 1985 Verolini espone la personale "Natura naturans", a cura di Sylvia Franchi presso la Galleria "Artivisive" di Roma. Del 1990 è invece l'importante personale antologica dell'artista, curata da Claudia Terenzi nella Sala dei Mercatori del Palazzo dell'Arengo di Ascoli Piceno. Nel 1992 partecipa alla rassegna "Arte Roma", organizzata dalla Galleria "Sala I" al Palazzo dei Congressi dell'Eur di Roma. Nel 1994 è presente a Firenze, alla V Edizione di "Attualissima", curata, con il titolo "Paesaggi Italiani", dallo scrittore Enzo Siciliano scomparso nel giugno 2006. Nel 2004 interviene a "Marche Arte 2004. Aspetti dell'arte contemporanea marchigiana", a cura di Armando Ginesi e Carlo Melloni, presso il Museo d'Arte Contemporanea di Castel di Lama. Ad aprile 2006 è invece tra gli artisti presentati alla collettiva "Carne spirito e natura - Paesaggisti piceni dal 1900 ad oggi", presso l'Istituto Italiano di Cultura di Budapest. Verolini attualmente vive e lavora a Roma.
Inaugurazione su invito mercoledi' 4 aprile
Complesso del Vittoriano
Via Di San Pietro In Carcere 00186 Roma
tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 19