Da queste tele emerge come l'artista abbia ereditato dalla tradizione chiarista lombarda una cordiale adesione alla realta' nella sua dimensione 'dimessa'.
Dall'imagine tesa vigilo l'istante...
Maria Teresa Carbonato, già allieva di De Rocchi a Brera, ha ereditato dalla tradizione chiarista lombarda una cordiale adesione alla realtà nella sua dimensione anche più dimessa e, nello stesso tempo, una acuta sensibilità ai valori pittorici, tonali soprattutto, capace di trasfigurare qualsiasi oggetto, trasformandolo in un evento della luce. Nella sua pittura ha spesso privilegiato le vedute urbane, gli interni domestici, le finestre, le facciate di case in costruzione o in restauro, gli androni, i porticati, le scale e i pianerottoli, insomma tutto quanto ci richiama l’abitare dell’uomo, lo spazio e la durata del vivere.
Negli ultimi tempi, in particolare, grazie anche all’ausilio della fotografia – una tecnica che pratica con una singolare maestria – è ritornata sui temi di sempre, con una ricerca che indaga sulla presenza degli oggetti attraverso “tagli” e inquadrature che sembrano voler fissare le apparizioni più istantanee e insolite con cui uno scorcio di città o di paese ci coglie di sorpresa, mentre l’evento della luce rimodella la realtà, talvolta quasi consumando le cose in una sorta di fredda incandescenza. Non a caso le sue vedute, soprattutto quelle architettoniche, sono sempre filtrate attraverso finestre, archi, ponteggi, quasi a sottolineare il loro darsi furtivo, casuale, non predeterminato. E quasi a voler tematizzare lo stesso evento dello “sguardo”: sguardo sulle cose, ma anche sguardo che le cose ci ricambiano.
Rodolfo Balzarotti
Spazio Lumera
Via Abbondio Sangiorgio, 6 - Milano
Ingresso libero