Dei e feticci dall'Africa Nera. Una collezione di oltre 70 fra maschere, statue, bronzi e terrecotte. Le opere provengono da numerose tribu' appartenenti a nazioni come il Mali, il Burkina Faso, la Costa d'Avorio, il Camerun e lo Zaire.
Dei e feticci dall'Africa Nera
Sabato 21 aprile con inizio alle ore 18 nel Centro Comunale d'Arte e Cultura Il
Lazzaretto, a Cagliari, inaugura la mostra Pelle di tuono e bronzo di folgore - dei
e feticci dall'Africa nera, un omaggio alla cultura, all'arte e alle tradizioni del
popolo africano.
La mostra, voluta dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari, si inserisce
nel quadro delle celebrazioni del bicentenario dell'abolizione della schiavitù e
succede all'altra esposizione allestita nel 2002 sempre al Lazzaretto, IbridaAfrica,
proveniente dal museo etnografico Pigorini di Roma, e dedicata alla straordinaria
capacità di interazione tra elementi di cultura tradizionale e arte contemporanea
dimostrata da artisti e artigiani africani.
In occasione dell'inaugurazione della mostra si esibiranno i Dumumba Gunei Africa
con una performance musicale incentrata sul ritmo di tamburi e altre percussioni.
Pelle di tuono e bronzo di folgore propone fino al 13 maggio una collezione di oltre
settanta fra maschere, statue, bronzi e terrecotte. Le opere provengono da numerose
tribù appartenenti a nazioni come il Mali, il Burkina Faso, la Costa d'Avorio, il
Camerun e lo Zaire e risalgono a un periodo che va dalla metà del 1800 ai primi del
'900.
Oggetti originali e inconsueti che rimandano a mondi lontanissimi e che sono in
grado di risvegliare curiosità e aiutare a ricostruire la storia delle antiche
civiltà che abitarono e ancora abitano il grande continente africano. Ecco allora i
bronzi di Ife e del Benin, o i pregiati "pezzi" Bambara e Dogon del Mali, oppure
delle tribù Loby e Bozo del Burkina Faso, così come le opere realizzate dalle tribù
Dan e Senufo della Costa d'Avorio o le opere Denghese così come i tessuti Raffia
dello Zaire e, infine, i manufatti Bamun e Bamileke del Camerun.
Il Benin è uno stato africano che confina a ovest con il Togo, a nord con il Burkina
Faso e il Niger, a est con la Nigeria e a sud si affaccia sull'oceano Atlantico. Il
suo nome, fino al 1974, era Repubblica del Dahomey e la sua area di influenza
culturale era molto vasta, estendendosi anche a zone che oggi appartengono alla
Nigeria. La civiltà Benin affonda le sue origini in due grandi aree culturali:
quella Nok e quella Ife.
I primi ritrovamenti di opere Nok avvennero nel 1943, nel villaggio di Nok dove
venne alla luce un gran numero di terrecotte riproducenti figure umane e animali,
raffigurate in modo naturalistico e i cui apporti decorativi e ornamentali sono
simili alla grande cultura Ife. E fu proprio a Ife, città della Nigeria, che
l'etnologo tedesco Leo Frobenius nel 1910 rinvenne una serie di sculture in
terracotta di alta qualità sia dal punto di vista tecnico che figurativo datate tra
l'XI e il XV secolo. Una successiva scoperta, risalente al 1938 mise alla luce altre
teste bronzee, riproducenti soggetti maschili, che fanno pensare immediatamente a
culture delle ultime dinastie egiziane, sia per la lavorazione, sia per la loro
solennità espressiva. Le sculture Ife si imposero per una serie di esemplari il più
prezioso dei quali raffigurava l'Oni, termine con cui si identificava il re. Il
soggetto è reso con austerità e imponenza, il viso è solcato da lunghe incisioni
verticali imitanti la scarnificazione della pelle, e il capo sormontato da una
corona reale arricchita da un motivo decorativo centrale. Altri esemplari sono
realizzati con la superficie liscia e lucida, provvista di fori in cui si infilavano
pelli di animali che aumentavano l'aspetto realistico del soggetto con l'aggiunta di
barba e cappelli.
La nazione che attinse maggiori indicazioni da Ife fu il Benin, le cui origini sono
sconosciute in mancanza di una qualche forma di scrittura lungo tutto il periodo di
esistenza del popolo Edo, nome con cui si identificavano gli abitanti di questo
regno.
I dati storici sugli Oba, infine, li abbiamo invece ricevuti dai naviganti
portoghesi che esplorarono questa regione a partire dalla seconda metà del XV
secolo.
L'arte Africana
Nell'arte africana si mescolano l'aspetto artistico/artigianale e quello rituale,
che attribuisce un valore aggiunto più che in altre culture.
Soprattutto le maschere rappresentano con incredibile forza una testimonianza dei
culti e dei simboli magici tradizionali. Le maschere infatti sono indossate per
eseguire rituali e sono elementi caratterizzanti di ruoli e caste all'interno delle
tribù.
La mascherazione a scopo rituale fa parte dell'uomo da sempre, indossare una
maschera significa ricoprire un ruolo di ponte in grado di far comunicare il mondo
materiale e quello spirituale.
Stesso discorso possiamo applicare alla scultura e alla statuaria in genere, sia in
bronzo che in altro materiale, sottolineando che gusto estetico e funzione si
sposano in modo sempre armonico nella produzione africana. I manufatti rispondono ad
eleganti e fantasiosi criteri estetici quanto a precisa funzionalità.
Grande significato hanno i colori: il bianco usato per la rappresentazione delle
anime e della morte, il nero che simboleggia la terra, il rosso che esprime le
essenze vitali e la forza magica.
In generale si tratta sempre di un'arte rituale che attinge ad un mito cosmogonico
riservato agli iniziati ma facilmente apprezzabile anche ai profani per il suo
equilibrio estetico.
Inaugurazione: Sabato 21 aprile 2007
Centro Comunale d'Arte e Cultura 'Il Lazzaretto'
Via dei navigatori s.n. (Vecchio Borgo S. Elia) - Cagliari
Aperta dal martedì alla domenica delle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20; chiuso il lunedì.