Sei ristoranti
Potenza
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Linguaggi Creativi
dal 19/4/2007 al 29/5/2007

Segnalato da

Cristiana Lopomo




 
calendario eventi  :: 




19/4/2007

Linguaggi Creativi

Sei ristoranti, Potenza

6 mostre che tracciano un percorso metropolitano in tutta la citta' e consentono di fruire di un'opera d'arte in maniera inattesa, portandola a contatto con la vita quotidiana.


comunicato stampa

6 mostre in 6 ristoranti

L’evento, inaugurato lo scorso 20 aprile presso la Biblioteca nazionale di Potenza, si inserisce nell'ambito delle manifestazioni in occasione del Maggio potentino e si pone l'obiettivo di tracciare innovativi percorsi urbani d'arte contemporanea nella città e far entrare, a stretto contatto con la vita quotidiana, l'arte nelle sue molteplici forme espressive. Capofila di questo itinerario urbano è la Biblioteca nazionale che, fino al 5 maggio, ospita una mostra di sintesi dell’intero evento accogliendo un’opera di ciascuno dei dieci artisti coinvolti. Come lungo un percorso metropolitano che collega e stringe insieme l’intera città di Potenza, le singole tappe sono luoghi di vita reale e di interazione sociale e che, in occasione di “Linguaggi Creativi”, offrono la possibilità a chiunque di fruire di un’opera d’arte in maniera inattesa, sorprendente. Fautori dell’organizzazione sono l'Associazione Centro d'Arte e Cultura Delta, il Comune di Potenza - Città Cultura e la Biblioteca nazionale del capoluogo lucano.
Le mostre, aperte fino al 30 maggio 2007, si snoderanno come lungo un percorso metropolitano che collega e stringe insieme l'intera città di Potenza e offrono la possibilità a chiunque di fruire di un'opera d'arte in maniera inattesa, sorprendente visitando i sei spazi, sei ristoranti, che compongono l’intero circuito.

ART RESTAURANT
Spazio, luce, colore, i molteplici elementi di un’unica architettura sono i caratteri che raccontano Art Restaurant. Progetto che fonda la propria filosofia nel concept di arte abitabile, luogo d’espressione del vivere contemporaneo fatto da sfaccettature che interagiscono tra di loro senza perdere la propria individualità. Uno spazio dentro lo spazio, accoglie, ed accoglie ancora l’uomo, attraverso il quale si possono distinguere le diverse visuali, carpite magari come angolazioni, o punti di vista del proprio stato d’animo. Lo scenario risultante è come una tavolozza sulla quale vi sono colori che mescolati danno vita ad infinite combinazioni cromatiche, e di stati d’animo. Il bianco e il rosso come purezza e passione, equilibrio e forza, il vuoto e il pieno, la percezione dello spazio diviene un unicum fantastico capace di cambiare con il passare delle ore del giorno. L’architettura, l’arte, l’ospitalità dei luoghi si fondono nella rappresentazione di un esperienza in progress che avvolge amplificando la percezione dei sensi. Così vista, udito, tatto, olfatto e gusto la fanno da padrona in un sapiente gioco conoscitivo che diviene un’esperienza sensoriale globale. In questo linguaggio di contemporaneità messo in risalto da un tempo senza tempo risaltano le opere di due artisti che seguendo percorsi diversi si incrociano e si incontrano in una temporalità fatta di silenzio, di gesti che rimandano a spiritualità che diviene filosofia dell’essere. Tutto ha un perché, spesso inconsapevole all’uomo preso dal suo correre quotidiano. Le tracce che l’artista Teri Volini lascia sono orme di una spiritualità sublime che si lega alla consapevolezza dell’essere terreno lasciando nei suoi ritmi tribali segni di luce di un cosmo spesso lontano ma che ci sottolinea l’appartenenza ad un mondo senza tempo scandito dal Ritmo Dinamico Stellare. Come una danza leggiadra, apparentemente fragile, l’artista esprime la ricerca dell’equilibrio come momento di sintesi dell’essere umano. Ed è proprio l’equilibrio Zen espresso dal trio Maseda (Marcello Mantegazza, Sergio Millozzi, David Ovidi) a condurci nel Mu, luogo del nulla dinamico, stato germinale di tutte le cose, contenitore del tutto. Così in un divenire tra vuoto e pieno, tra segno e significato, le opere inducono ad una partecipazione attiva e consapevole da parte del fruitore. Tutto ciò e Satori, ovvero l’illuminazione che porta ad un più alto livello di conoscenza e coscienza.(Gianluigi Barbato Padovani)

C’ERA UNA VOLTA...
“C’era una volta…” è l’inizio di una favola che diventa realtà e prende anima dal suo cantastorie. Elio Coluzzi, per gli amici Elio, conduce i suoi ospiti attraverso un cammino di ricordi. L’ambiente è impregnato di un tempo passato fatto di piccoli gesti amorevoli memorie di un trascorrere scandito solo dall’alternarsi del giorno e della notte. Memorie di un tempo ormai scomparso. Uno spazio libreria accoglie il visitatore, ignaro di ritrovarsi in un luogo dove il tempo si è fermato, tra libri che profumano d’antico e raccontano a coloro che non lo hanno vissuto ciò che è stato. Per raggiungere il cuore del ristorante si attraversa l’angolo griglia avvolgendo il passante di profumi che preludono a ciò che avverrà da li a poco. L’accogliente sala, affacciata su una corte interna, evidenzia la passione dell’oste, dare forma ai ricordi di un tempo andato; così incontriamo il tavolo del fotografo, dei musicanti, del marchese, del maestro, e ognuno è caratterizzato da oggetti che si rifanno a quel personaggio in quel periodo. Elio conduce personalmente i suoi ospiti nella scelta del vino più adatto, accompagnandoli nella cantina che è soprattutto memoria di un percorso enologico attraverso gli anni. In questo luogo rarefatto, dove il tempo sembra essersi fermato l’opera di Pasquale Belmonte fa risaltare quella sua patina che è rarefazione della memoria, che nasconde al suo interno quel mondo fatto d’armonia, di silenzio, d’amore per quei luoghi, per quelle figure, magnifici della propria terra, del proprio essere. Una fusione tra materia e spirito, tra bagliori ed ombre, diviene espressione della forza del vivere, sussurrata con grazia come a voler non prevaricare sul fruitore, permettendo così una serena meditazione, abbandonandosi al ritmo profondo dell’anima.(Gianluigi Barbato Padovani - Simona Saccavino)

DA MIMÌ
Il ristorante “da Mimì”, alle spalle della chiesa di San Michele, è uno dei sacrari della gastronomia potentina in cui si coniugano perfettamente la bontà e il gusto e dove è possibile respirare a pieni polmoni l’aria che sa di casa familiare. La cucina è quella tipica della vecchia tradizione lucana ma ciò che contribuisce a mantenere alto il nome del ristorante è anche l’accoglienza di Mimì che, con la sua inconfondibile stazza, ti consiglia, con molta gentilezza, le pietanze più succulente. In occasione dell’evento d’arte “Linguaggi creativi”, Mimì apre le porte del suo locale all’arte con una mostra di Birgit Gutt e Antonio Daraio.
Birgit Gutt è nata in Germania e si è poi trasferita a Potenza con il marito lucano e i suoi figli. Le sue opere sono un omaggio sia alla sua terra d’origine, lasciando così trasparire quanto sia ancora forte questo legame, sia alla Lucania una terra nuova e sconosciuta che ha imparato ad amare: culmine della mescolanza tra le due culture è “Il Cantare dei Nibelunghi”. Ma le sue pennellate, intense e rapide, ritraggono anche fiori, piante, frutti, sulle sue tele prende forma, quindi, l’essenza creativa della natura madre di tutti i principi e i valori universali. Dalla natura l’artista lucano, compagno di Birgit, Antonio Daraio prende in prestito il legno, di ulivo e di noce, a cui, con un gioco di pieni e di vuoti, di tagli, ritagli ed intagli, dona forme a volte riconoscibili, altre completamente surreali.(Paola Pinto)

MAGIS CAFÈ
Nella giovane location di “Magis cafè”, il wine bar condotto da Antonio e Chicco, nel centro storico di Potenza, l’evento “Linguaggi creativi” ospita le opere di Imed Ben Farhat, Alessandro Ciulla, Pino Lauria. Icone fotografiche dove l’immagine è il risultato di un’ “intesa passionale” tra realtà, mezzo meccanico e angolo di visuale. Nello sfasamento dei piani, c’è la dialettica sconnessa tra ciò che l’artista ha deciso di catturare e quello che ha, invece, volutamente escluso. E’ un’apparente e misteriosa “oggettività”, in cui l’osservatore lascia che il mana dell’immagine lo percorra con la sua indecifrabile cifra semiotica.
Palpitano di una tensione speciale le foto-icona del materano Pino Lauria, tra sacro e profano, dove il soggetto ritratto è Cristo ed anti-Cristo, è Madonna, o carnale Maddalena col capo cinto di spine. Tutti, parte di un’umanità dannata e santificata, in una tragicomica pièce teatrale.
Immagini sospese in un’aura metafisica, quelle del siciliano Alessandro Ciulla; con registro ironico l’artista fissa pose, volti, oggetti. Il rosso impetuoso di una sedia da barbiere, colta in un taglio ardito di prospettiva, stride con la stagnante quotidianità di cui è inquietante emanazione espressiva.
“La ricerca della luce” è la tematica del tunisino Imed Ben Farhat. Nelle mani dell’artista l’elemento fuoco, virtù magica, forza vitale. Post tenebras lux, dal dramma vegetale dello sfaldamento del seme, nell’oscurità, la pianta nuova si solleva alla vita, dal buio della ragione, i luminosi bagliori della conoscenza.(Grazia Pastore)

ORIENT EXPRESS
L’Orient Express di Pignola ospita le opere di Domenico Possidente. Una location che ricorda uno spaccato della vita di Possidente, che ha raccontato la propria arte attraverso le immagini che scorrono da un treno. Domenico Possidente oltre ad essere fotografo, pittore, osservatore, è un macchinista delle Ferrovie dello Stato.
È quasi impossibile a Pignola, non notare questo locale, realizzato con due veri vagoni delle Ferrovie dello Stato. L’Orient Express che prende il nome dal famoso treno degli inizi del ‘900, nasce infatti dalla passione per i treni, proprio da dove hanno preso forma molte delle opere di Domenico Possidente.
Domenico Possidente originario di Avigliano, ha dedicato la sua vita alla sua più grande passione: la fotografia. La sua fotografia è arte del paesaggio. Una nuova geometria del territorio lucano, realizzata con tanta determinazione e sacrificio. Con le immagini, è riuscito a svelare l’identità di un popolo attraverso le geometrie del terreno. Come Gabriele Basilico, Nino Migliori, Carmelo Nicosia, Possidente interpreta il territorio cogliendone i segni di un mutamento per ricostruirne la storia.
Grazie alla tecnica dell’osservazione dall’alto, l’artista aviglianese ha portato a casa risultati sorprendenti, mostrando le bellezze della Basilicata. Attraverso le immagini di Possidente, come a bordo di un treno, si riesce ad attraversare un territorio. Il cambiamento del paesaggio è rappresentato dall’artista non solo con l’alternarsi delle stagioni, ma anche dal progresso. Solchi, strade, ponti e altri manufatti moderni, se in armonia con l’ambiente, creano nuove linee, nuove forme che si integrano con il territorio. I nuovi scenari, combinandosi con gli straordinari paesaggi naturali, creano fantastiche composizioni che si susseguono con diverse sfumature di forme e colori con il variare delle stagioni e il proseguire dei lavori agricoli. (Roberta Nardacchione)

HURRICANE
Nel suggestivo angolo del Pantano di Pignola l’Hurricane è il ristorante-pizzeria della famiglia Santarsiero. Qui il senso del gusto e del buono si mescola ad un raffinato senso del bello e dell’antico: il caldo arredamento in legno è impreziosito da piccoli oggetti d’antiquariato, la grande passione di papà Santarsiero. Sale della gestione familiare è la consolidata consapevolezza dell’importanza di puntare su eventi trasversali capaci di fare promozione in maniera originale. Nella prima domenica del mese, dalla primavera all’estate, il piazzale esterno dell’Hurricane accoglie mercatini di oggetti antichi con espositori provenienti anche da regioni limitrofe; nella terza domenica di maggio, invece, si trasforma in campo sportivo per l’ormai tradizionale, torneo di minivolley. In occasione dell’evento “Linguaggi creativi” l’Hurricane si apre a spazio espositivo per le opere dell’eclettico artista di fama internazionale, Giuseppe Pedota. È un astratto puro, Pedota, uno dei pochi artisti davvero completi, dalla personalità complessa e sensibilità fuori dal comune. E’ inconfondibile il vortice cosmico che travolge le immagini sulla tela, così come chi guarda: il tratto deciso e aereo, il turbinio di colori e sfumature, il gioco di tensione che annulla spazio e tempo trasportano lontano, tra le galassie. La forza del piglio brillante proietta in mondi di alieni e incanta nelle immagini di donne bellissime riempite di luce cosmica e che nascono dalle costellazioni zodiacali. È inevitabile avvertire un profondo senso di rapimento in un mix di stupore e infinita energia. (Cristiana Lopomo)

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