Stefano Grasso in "Corsa infinita" presenta fotografie che raccontano un agonismo antico di uomini e cavalli lanciati verso epiche vittorie e spesso verso brucianti sconfitte. In "Polaroid 8-11" Paolo Pittoni racconta di citta' vecchie, sgualcite come cartoline d'altri tempi, luoghi della memoria riconoscibili e sconosciuti, consunti dalla pioggia.
Stefano Grasso
Corsa infinita
A cura di Marco Delogu
"Non perderti un pomeriggio alle corse", scriveva il poeta Ovidio, e di pomeriggi così, in tutto il mondo, Stefano Grasso ne ha persi pochi, seguendo con infallibile precisione e grandissima passione le principali riunioni di corse al galoppo in tutto il mondo. In questa mostra Grasso presenta fotografie che raccontano un agonismo antico di uomini e cavalli lanciati verso epiche vittorie e molto spesso verso brucianti sconfitte. L'attenzione del fotografo è tutta nel cogliere la forza di un'azione sempre uguale nel tempo, raccontata in immagini di una maestria e magia che riescono ad appassionare in maniera sempre nuova.
Stefano Grasso
Per lavorare con i cavalli ci vuole amore. Quello che fa dimenticare il gelo delle albe nebbiose, il sole a picco e le giornate sotto la pioggia ad aspettare di racchiudere in uno scatto il momento perfetto. E' l'amore a rendere unico il lavoro di Stefano Grasso, fotografo attento di grandi campioni come Varenne e Falbrav, di fuggenti attimi di trionfo e di tenerezza, di magia, stamina e libertà.
Triestino d'adozione, classe 1959, Stefano è oggi professionalmente impegnato sui campi dell'ippica e dell'equitazione dei principali appuntamenti mondiali
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Paolo Pittoni
Polaroid 8-11
Un modo di fotografare che viene da lontano, che evoca i lontani anni in cui il computer era un po' star trek. Mille miglia di distanza dalla effimera velocità del digitale. Paolo Pittoni scieglie di usare una macchina Polaroid per raccontare la sua realtà. E ci racconta così di città vecchie, sgualcite come cartoline d'altri tempi, luoghi della memoria riconoscibili e sconosciuti, consunti dalla pioggia, dall'irruenza della natura, dalla strada che gli è passata sopra, invece che accanto. Il processo con cui si forma l'immagine è bloccato da eventi imperscrutabili, è storpiato da mille mani che desiderano impossessarsi contemporaneamente dello spazio e del tempo, di limitarli. Paolo allora scopre degli oggetti in un angolo: sono scarpe dalla foggia desueta, vasi, uccelli soprammobili e li trasforma in nature morte storpiate nel loro diventare altro, nel loro immolarsi quasi ad un volere pittorico. Improvvisamente tutto assume contorni sfocati, il passato si fa presente, pregno come una nuvola gonfia di tempesta in una notte di agosto. Il tempo non esiste, è tutto un trucco inventato dall'uomo, tutto è invece ricordo: ricordo di qualcosa che non si è vissuto, che non è mai cambiato,che non è davvero passato.
Fabiana Sargentini
Paolo Pittoni vive e lavora a Roma dove è nato nel 1979, Diplomato in direzione della fotografia a Cinecittà nel 2003,ha fatto esperienza nel campo documentaristico e cinematografico.Nel 2004 è tornato alla fotografia per una ricerca personale sulla forma e sui temi a lui più cari: La memoria, il lavoro umano,l'identita e l'Uomo nel suo aspetto più intimo e personale.
Immagine: Paolo Pittoni
Nell'ambito di Fotografia - Festival Internazionale di Roma 2007
http://www.fotografiafestival.it
Ippodromo Capannelle
Via Appia, 1255 00178 Roma
Aperto: 29 aprile; 1, 4, 6, 8, 11, 13, 15, 18, 20 Maggio, dalle 13.00 alle 19.00
Ingresso libero