In mostra 300 opere tra disegni, fotografie, epistolari, libri e manoscritti, quadri, incisioni, sculture e arredi, che documentano la vita e la carriera dell'architetto, scenografo, pittore e fotografo, protagonista cremasco della cultura tra Ottocento e Novecento.
Architetto, scenografo, pittore e fotografo
300 opere (disegni di scenografia, di architettura e di decorazione, fotografie, epistolari; materiale librario, quadri, incisioni, sculture, manoscritti, arredi) allestite negli spazi della Cittadella della Cultura, raccontano la vita di questo protagonista cremasco della cultura tra Ottocento e Novecento, che lavorò con il teatro più importante del mondo, La Scala di Milano, ma ottenne la fama lontano da casa, in Portogallo.
Una grande operazione culturale che abbina il fascino dell'argomento e un rigoroso progetto scientifico è in programma a Crema dal 6 maggio all'8 luglio 2007. Negli spazi della Cittadella della Cultura si terrà la mostra Luigi Manini (1848 – 1936), che ricostruisce la versatile attività di questo protagonista cremasco della cultura tra Ottocento e Novecento, che fu architetto, scenografo, pittore e fotografo.
L'esposizione è organizzata dall'APIC (Associazione Promozione Iniziative Culturali di Cremona), dal Comune di Crema, dalla Camera di Commercio di Cremona, dai Comuni di Cremona e Casalmaggiore, in collaborazione con Fundaçao Cultursintra di Sintra (Portogallo) e col Museo del Teatro alla Scala di Milano, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia, Culture Identità e Autonomie della Lombardia e con il contributo dell'Associazione Popolare Crema per il Territorio.
Il progetto si propone d'indagare, attraverso la biografia intellettuale e l'opera di Luigi Manini, i modi della circolazione delle idee e del "saper fare" soprattutto nelle due regioni europee (Portogallo e Lombardia) nell'arco cronologico di cinquant'anni tra Ottocento e Novecento, valorizzando anche il Fondo Manini, conservato nel Museo Civico di Crema e del Cremasco, al cui interno sono conservati disegni di scenografia, di architettura e di decorazione, fotografie, epistolari, materiale librario, quadri.
Il percorso espositivo, curato da un comitato scientifico presieduto da Giuliana Ricci (docente del Politecnico di Milano), raccoglie oltre 300 pezzi, tra disegni di scenografia, di architettura e di decorazione, fotografie, materiale epistolario e librario, quadri, incisioni, sculture, manoscritti, arredi, che permetteranno al visitatore di ripercorre le tappe della carriera di Luigi Manini.
Agli inizi degli anni Settanta dell'Ottocento, dopo gli inizi a Crema e la sua esperienza all'Accademia di Brera di Milano, Manini si dedica ad alcuni viaggi, tra cui uno in Francia. Ritornato in Italia, realizza per il teatro di Crema le scene per il Ruy Blas di Filippo Marchetti, rappresentato nel carnevale 1873 ma, venuto a contrasto con l'impresario Camillo Bernardi, abbandona la città. A questo punto della sua vicenda artistica avviene l'incontro con Carlo Ferrario, direttore della scenografia alla Scala di Milano che lo accoglie, il 23 gennaio 1873, come principiante scenografo.
Questo incontro segna una svolta decisiva per la carriera di Manini e fissa molto probabilmente anche un primo momento di riflessione su un uso mirato della fotografia, di cui Ferrario si avvaleva ampiamente per la riproduzione e la diffusione dei propri bozzetti. Nel fondo dei Musei Civici di Crema, donato alla città dallo stesso Manini, e tra i materiali ancora conservati presso gli eredi, sono infatti presenti moltissime fotografie, in gran parte sciolte, databili tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, che costituiscono una parte cospicua dell'"archivio visivo" da lui costruito nel corso degli anni. Manini divenne nel 1874 scenografo del Teatro alla Scala.
Nel 1879 Manini lascia Milano per Lisbona. Il giovane cremasco aveva infatti declinato l'invito a succedere al maestro nel ruolo di direttore della scenografia alla Scala di Milano, accettando invece l'incarico al teatro San Carlo di Lisbona, avviando così la sua lunga carriera portoghese.
Nella capitale lusitana soggiornerà consecutivamente per circa sedici anni, con puntate a Porto e a Madeira, per la sua attività di decoratore di teatri, e soprattutto a Sintra, la città – resa celebre da Byron – residenza estiva della corte (collegata dal 1887 a Lisbona dalla ferrovia) e scenario elettivo per la sua attività di architetto e fotografo fino alla rivoluzione del 1910 quando, con la caduta della monarchia, si chiuderà definitivamente un'epoca e si esaurirà di fatto la sua committenza.
Manini riuscì nell'intento di assecondare le strategie culturali della casa reale e dei suoi più importanti collaboratori accogliendo l'invito a elaborare una sua versione di neomanuelino, una ripresa ottocentesca dello stile gotico fiammeggiante, sviluppatosi durante il regno di re Manuel I (1469-1521).
Nel 1886 viene invitato dal ministro dei Lavori Pubblici Emídio Navarro a occuparsi, nella "mata" di Buçaco (Luso), della costruzione di un grande albergo, legato al tracciato ferroviario Lisbona-Parigi, con l'intento di connotare fortemente il luogo, caratterizzato da un grande fascino ambientale. Da quel momento Manini diviene un architetto assai richiesto dalla borghesia della capitale, soprattutto per la realizzazione di case di villeggiatura a Sintra, nelle quali sperimenta le più diverse opzioni stilistiche, dal neoromanico lombardo di villa Sassetti al sogno neomanuelino della Quinta da Regaleira.
Nella capitale portoghese divenne scenografo nei teatri San Carlo e Donna Maria, ove dipinse numerose scene per varie opere liriche. Sempre in Portogallo, si dedicò all'attività di architetto, costruendo il Palazzo Busacco a Coimbra e il Palazzo della Regaleìra a Sintra. Proprio l'attività di architetto gli valse grandi attestati di stima in terra lusitana dove, dal 1880 al 1912, lavorò anche alla progettazione e alla edificazione di palazzi per la Casa Reale e per molti uomini di governo.
Il ricorso a molteplici citazioni, in continuo rapporto dialettico con l'universo artistico internazionale, esperito anche attraverso le esposizioni, spiega la ricchezza e la raffinatezza delle soluzioni formali adottate da Manini tanto nella decorazione pittorica quanto in quella delle arti applicate dove seppe misurarsi egregiamente con il Settecento, il Cinquecento e il Rinascimento italiano e lo stile manuelino portoghese
Egli divenne in un ristretto arco temporale una delle figure di maggior spicco del Portogallo, responsabile tanto dell'ideazione di scene teatrali quanto della progettazione e della decorazione di dimore private. Più di altri, fu in grado di incarnare ed esprimere ideali ed esigenze della società che lo aveva accolto, adottando disinvoltamente gli stili del passato che riteneva di volta in volta più appropriati, analogamente a quanto era già avvenuto altrove in Europa, nella fitta trama di intrecci tra cultura romantica e ideali nazionali.
Rientrato in Italia nel 1912, si dedicò esclusivamente e per passione privata alla fotografia e alla pittura da cavalletto. Si spense a Brescia nel 1936.
Comitato Scientifico
* Giuliana Ricci, Politecnico di Milano, Presidente del Comitato Scientifico
* Cesare Alpini, storico dell’arte
* Roberto Cassanelli, storico dell’arte
* Gerald Luckhurst, studioso, Sintra
* Denise Pereira, direttrice Fondazione «Cultursintra», Quinta da Regaleìra, Sintra
* Mercedes Viale Ferrero, storica dell’arte
* Gaia Piccarolo, autrice di una tesi su Manini, architetto e segretaria del Comitato.
Catalogo Silvana Editoriale
Immagine: Luigi Manini, Autoritratto giovanile, 1862, olio su tela, 48 x 37 cm
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Cittadella della Cultura
via Dante 45 Crema
Orari: dal martedì al sabato, ore 9.00-19.00; domenica e festivi, ore 10.00-19.00
Lunedì chiuso
Biglietti: intero: € 9,00
Ridotto: € 7,00 (militari, ragazzi fino a 18 anni, studenti universitari, ultrasessantenni, comitive di almeno 15 persone con prenotazione obbligatoria, possessori di: biglietto ferroviario in arrivo a Crema, tessere TCI e FAI, disabili, visitatori di mostre contemporanee collegate).
Ridotto speciale: € 5,00 (scuole e possessori di Apic Card e Cremona City Card).
Ingresso libero: bambini fino a 6 anni, accompagnatori di scolaresche o di comitive di almeno 15 persone; giornalisti con tessera.