Federico Fellini
Pablo Picasso
Giorgio De Chirico
Balthus
Scipione
Carlo Carra'
Filippo De Pisis
Jean-Michel Folon
Mario Sironi
Fabrizio Clerici
Massimo Campigli
Mario Mafai
Renzo Vespignani
Leonor Fini
Gorge Grosz
Renato Guttuso
Carlo Guarienti
Igor Mitoraj
Umberto Mastroianni
Antonio Scordia
Valeriano Trubbiani
Alberto Sughi
Otto Geleng
Rinaldo Gèleng
Giuliano Geleng
Orio Geleng
Costanzo Costantini
Floriana Tondinelli
Collettiva. Fellini pensava che quello del cinema fosse un linguaggio specifico, autonomo, indipendente, non somigliante a nessun altro linguaggio, eccetto che alla pittura. Soleva dire: "Il cinema non ha nulla a che fare con le altre arti. Ma e' imparentato geneticamente con la pittura, perche' l'uno e l'altra non possono esistere senza la luce".
La pitura e gli artisti che amava
a cura di Costanzo Costantini e Floriana Tondinelli
La Galleria Tondinelli presenta dal 9 maggio all'8 giugno 2007 la mostra Fellini La
pittura e gli artisti che amava, a cura di Costanzo Costantini e Floriana
Tondinelli.
« [..] Federico Fellini aveva incominciato a disegnare e a fare schizzi, caricature
e vignette sin dall'adolescenza. A quindici- sedici anni aveva eseguito le
caricature dei balilla moschettieri nel campeggio di Verrucchio, la località ad una
ventina di chilometri da Rimini, che nel 1936 erano state pubblicate dal numero
unico "La Diana" dell'Opera Balilla della città natale. Nello stesso anno aveva
aperto con il pittore Demos Bonini la "Bottega dell'Artista", che sorgeva presso il
Duomo e nella quale facevano caricature su ordinazione, anche a domicilio.
Racconterà in seguito Fellini: "Sin da piccolo ero affascinato dalla figura del
pittore e ci fu un momento negli anni dell'adolescenza in cui pensavo seriamente che
avrei fatto anch'io il pittore. I disegnatori, i caricaturisti, i pittori, anche
quelli che dipingevano le Madonne sui marciapiedi, mi incantavano. "Sarà questo il
mio mestiere", mi dicevo. Non pensavo che mi sarei dedicato al cinema, che avrei
fatto l'attore, lo sceneggiatore, il regista. [..]
Oltre Demos Bonini, un altro dei suoi maestri era Giuseppe Zanini, in arte Nino Za,
il quale durante l'estate faceva le caricature dei personaggi che folleggiavano
sulle terrazze del Grand Hotel, che Fellini vedeva come un palazzo incantato,
emblema del lusso e del fasto, dell'Oriente Favoloso [..]. Nino Za, che aveva il
privilegio di farne le caricature, era diventato per lui una figura leggendaria, ma
aveva potuto conoscerlo soltanto più tardi a Roma, stabilendo con lui un'amicizia
destinata a durare per tutta la vita, come quella con Rinaldo Gèleng, il pittore di
origine tedesca che aveva conosciuto nello stesso periodo nella capitale.
Cinema e pittura
[..] Fellini pensava che quello del cinema è un linguaggio specifico, autonomo,
indipendente, che non somiglia a nessun altro linguaggio, ne al teatro, ne alla
letteratura, ne alla musica, meno che alla pittura. Soleva dire: "Il cinema è
un'arte che non ha nulla a che fare con le altre arti. Ma è imparentato
geneticamente con la pittura, perché l'uno e l'altra non possono esistere senza la
luce. L'immagine è luce. Il cuore di ogni cosa, sia per il cinema che per la
pittura, è la luce. Nel cinema la luce viene prima del soggetto, della storia, dei
personaggi, è la luce che esprime quello che un cineasta vuole dire. Nella pittura
la luce viene prima del tema, della tavolozza, dei colori, è la luce che esprime
quello che un pittore vuole rappresentare. Qualche critico ha detto che io sono un
regista "pittorico", ma non poteva farmi un elogio più grande [..]".
Fellini forse ignorava che Gore Vidal, lo scrittore americano esperto anche di
cinema, lo considerava un eccezionale artista-pittore, arrivando al punto di
definire la sua cinematografia una straordinaria pinacoteca.
Oltre Rinaldo, Giuliano e Antonello Géleng, che avevano lavorato a lungo per lui e
che facevano parte del suo universo affettivo, sono molti gli artisti moderni che,
in varia misura, Fellini ammirava, o amava per affinità creativa, o considerava
dotati di grande talento, in possesso d'un proprio stile, d'una propria sigla. Fra
quelli che ammirava, Picasso, Giorgio De Chirico, Balthus, Scipione, Sironi. Fra
quelli che amava per affinità creativa, i pittori tendenzialmente visionari,
surreali o surrealisti, metafisici, come (oltre a Giorgio De Chirico), Savinio,
Delvaux, Magritte, Dalì, Chagall, Carrà, Morandi, De Pisis, Clerici, Leonor Fini,
Folon, Guarienti. Fra quelli che considerava dotati di grande talento o in possesso
d'un proprio stile, d'una propria sigla, Trubbiani, Mafai, Rosai, Campigli, Guttuso,
Mitoraj, Sughi, Vespignani, Scordia, Fallani, Anna Salvatore, Schifano [..] »
(Costanzo Costantini).
Gli artisti facenti parte del presente progetto espositivo sono: Federico Fellini,
Pablo Picasso, Giorgio De Chirico, Balthus, Scipione, Carlo Carrà, Filippo De
Pisis, Jean-Michel Folon, Mario Sironi, Fabrizio Clerici, Massimo Campigli, Mario
Mafai, Renzo Vespignani, Leonor Fini, Gorge Grosz, Renato Guttuso, Carlo Guarienti,
Igor Mitoraj, Umberto Mastroianni, Antonio Scordia, Valeriano Trubbiani, Alberto
Sughi, Otto Gèleng, Rinaldo Gèleng, Giuliano Gèleng, Orio Gèleng.
La mostra è accompagnata dalle fotografie di Giuseppe Di Caro
Immagine: Mario Sironi
Inaugurazione: mercoledì 9 maggio 2007 ore 18.30
Galleria Tondinelli - Complesso Monumentale di San Carlino alle Quattro Fontane
Via Quattro Fontane, 128/a - Roma
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00
Ingresso libero