Plastic Dreams. L'esposizione propone le opere di 4 artisti che continuano a sfruttare il linguaggio della societa' di consumo per sottolinearne le perversioni, denunciarne le illusioni, e proporre delle strategie di resistenza. A cura di Boris Magrini.
Plastic Dreams
a cura di Boris Magrini
Ivana Falconi - Elodie Pong - Queens of Evil - Pierre Vadi
La plastica, esemplare prodotto dell'industria moderna, pratica e inquinante al contempo, è il simbolo
di uno stile di vita volto all'apparenza, al superfluo, ai sogni consumati in
fretta e nell'indifferenza. La società di consumo si è sviluppata grazie alla
possibilità, offerta dalle plastiche, di confezionare prodotti a basso costo da
usare e gettare rapidamente. Le dinamiche del consumo hanno quindi condizionato
le nostre abitudini e i nostri comportamenti, rendendoci sempre più dei
consumatori passivi. é ancora possibile, oggi, opporsi a questo fenomeno e
proporre delle alternative? é necessario rifiutare la società di consumo o
sviluppare delle strategie di resistenza in seno ad essa? Sensibile
all'evoluzione della società contemporanea, la pop art ne aveva integrato il
linguaggio ed esaltato lo stile di vita. L'esposizione Plastic Dreams propone
un percorso al polistirene di artisti che continuano a sfruttare il linguaggio
della società di consumo ma per sottolinearne, piuttosto, le perversioni,
denunciarne le illusioni e proporre delle strategie di resistenza.
Le opere di Ivana Falconi (1970, Locarno, CH) sembrano
scaturite da una confezione di giocattoli per bambini. Il suo universo barocco
e colorato si nutre di tutto ciò che di più kitsch l'industria moderna ha
versato sul mercato. In realtà, più che nutrirsi di quest'estetica, l'artista
la esaspera, spingendo all'eccesso l'accumulazione di oggetti da lei
assemblati, sfruttando i prodotti di consumo. L'accumulazione è la sua
strategia ricorrente, che evoca palesemente l'accumulazione di prodotti che ci
sono quotidianamente proposti sui ripiani degli spazi di vendita. Sfruttando le
armi del consumo, l'artista genera un effetto di assuefazione nello spettatore
e sviluppa al contempo un discorso d'opposizione, suggerito dall'aspetto
grottesco delle sue opere. Questa strategia permette all'artista di evocare
alcune tematiche attuali legate al mondo del consumo, quali l'idealizzazione
del corpo, la persistenza di atteggiamenti maschilisti, nonchè i pericoli della
globalizzazione e della privatizzazione dei beni vitali.
L'artista e realizzatrice Elodie
Pong
(1966, Boston, US) indaga attraverso i suoi video la sfera intima e quotidiana
delle persone che incontra. Se il suo lavoro presenta spesso un carattere
intimo e singolare, i temi da lei evocati conferiscono alle opere una portata
più universale. La nozione di identità, il divario fra sfera pubblica e
privata, il desiderio di assecondare le aspettative della collettività e i
meccanismi del desiderio, costituiscono il filo conduttore delle sue opere.
Nell'opera realizzata in due tempi Pretty Pretty (1998-2004), l'artista ha fotografato
due bambine, rispettivamente di 8 e 10 anni, sorprendendole nei loro giochi di
scoperta degli oggetti di seduzione del mondo adulto: trucchi, vestiti e
accessori. Elodie Pong è ritornata alcuni anni dopo dalle due ragazze ormai in
piena adolescenza, per intervistarle e scoprire il loro percorso attraverso un
mondo determinato dalle mode, dai rapporti di coppia e dalle dinamiche di
gruppo. Lo spettatore scopre come la leggerezza e la libertà che
caratterizzavano l'atteggiamento infantile, addirittura ironico nei confronti
del mondo adulto, hanno lasciato spazio ad un atteggiamento più conformista e
disilluso nelle adolescenti.
Il collettivo Queens of
Evil è
composto da Mirjam Aregger (*1978, Luzern, CH), Brigitte DŠtwyler (*1979, Burgdorf,
CH) e Tatjana
Janouschek
(1978, Mynsterlingen, CH) ed è attivo dal 2003. Le artiste si sono incontrate
durante gli studi alla Hochschule fŸr Gestaltung und Kunst di Lucerna e da
allora hanno sviluppato un lavoro che comporta opere installative e
performance. Il mondo della moda e del consumo è il loro terreno di gioco e di
indagine privilegiato, che si divertono a sovvertire con le loro azioni
ladyterror. Le tre artiste prediligono un attivismo di stampo femminista al
fine di rovesciare, in modo ironico e guerresco, il mito della donna-oggetto,
applicandolo di buon grado all'uomo. Infatti, le loro sfilate di moda
caratterizzate da un'estetica neo-punk, sono interpretate da modelli di sesso
maschile, agli ordini delle tre regine. Nella loro critica del consumo, esse includono
inoltre il mondo dell'arte contemporanea, ancora largamente determinato da
un'ideologia maschilista.
Pierre Vadi (1966, Sion (CH) costruisce
delle vanità (memento mori) moderne e personali. La bellezza e la fragilità di
una farfalla acquistano nelle sue installazioni un profumo di morte. Piuttosto
che da scheletri e teschi, figure tradizionali della vanità, il suo mondo è
abitato da repliche fantasmagoriche di oggetti quotidiani decontestualizzati e
riproposti in circostanze anomali. Le sue installazioni, accumulazioni di
oggetti realizzati in resina, prendono frequentemente l'aspetto di teatri
apocalittici in cui ogni vita organica è stata distrutta, consumata, bruciata,
calcificata: come se l'umanità non abbia saputo fare altro che autodistruggersi,
lasciando al suo posto le agglomerazioni di prodotti chimici indistruttibili da
lei creati. AnzichŽ ricordare la brevità di ogni singola vita, le vanità
pensate dall'artista assumono quindi un valore universale e contemporaneo,
ammonendoci sulla caducità di una civilizzazione soffocata dalla sua
evoluzione.
Vernissage: Sabato 12 maggio alle 18
Queens of Evil perform 'Fashion Victims': 18h30
Antico Monastero delle Agostiniane
CH-6513 Monte Carasso
Orari di apertura: me, ve, sa, do: 14h - 18h