Without going into the extravagance that's in trees. Per questa personale l'artista rumeno presenta una riflessione sullo spazio, l'immagine e il linguaggio, articolando all'interno e all'esterno della galleria interventi installativi - di pittura, scultura e testo - secondo una grammatica frammentata e personale che sovrappone autobiografia, cultura e mito.
Without going into the extravagance that's in trees
Alla sua prima mostra personale alla galleria ZERO…, l’artista rumeno Victor Man (1974) presenta una riflessione sullo spazio, l’immagine e il linguaggio, articolando all’interno e all’esterno della galleria interventi installativi, di pittura, scultura e testo, secondo una grammatica frammentata e personale che sovrappone autobiografia, cultura e mito.
Victor Man è una delle voci più interessanti nell’attuale dibattito artistico internazionale, soprattutto nel campo delle nuove possibilità della pittura di immagine e sulle sue relazioni con la storia, con la narrazione politica e di finzione e con l’indagine interna alle condizioni della rappresentazione.
A Milano Victor Man orchestra un intervento lieve eppure intensissimo, in cui oggetti quotidiani, elementi organici, intervento a parete, testo e pittura intrecciano una narrazione su più piani, a partire dalla favola del corvo e della volpe. L’idea stessa della favola, come racconto morale esemplare e legato alla tradizione orale e alla funzione pedagogica, origina una serie di interventi che se da una parte – come nel caso dell’opera con la pelliccia – chiamano in causa tanto le risorse del realismo in arte quanto il rapporto fecondo di aderenza tra immagine e linguaggio di matrice concettuale, dall’altra – come nel quadro nero con la stringa di semi, che cita un richiamo per gli uccelli – fondono autobiografia e storia dell’arte, racconto minimo, tradizione locale, nostalgia e echi di una lunga genealogia di assorbimento dell’oggetto nella superficie pittorica.
Dal canto suo, il testo a parete riduce la fiaba a pochi e telegrafici enunciati che ne enucleano i passaggi narrativi fondamentali e ne distillano le principali dinamiche relazionali e simboliche. Anche qui, una memoria prossima e lontana dell’uso dell’istruzione linguistica in arte si dissolve in uno scabro teatro delle crudeltà e delle pulsioni umani basilari, come ennesima pratica di riduzione formale del simbolo che ne amplifica l’eco.
Alessandro Rabottini
Inaugurazione 17 maggio 2007
Zero...
via G. Ventura, 5 - Milano
Orario: da martedì a sabato 12-19.30
Ingresso libero