Mario De Biasi
Gianni Berengo Gardin
Francesco Radino
Gabriele Basilico
Luigi Ghirri
Enzo Nocera
Cesare Colombo
Denis Curti
Senza rinunciare al tocco ironico e al tono della leggerezza, una mostra dal titolo inequivocabile, M'impiego ma non mi spezzo, racconta per immagini la storia e le trasformazioni avvenute negli ultimi cento anni nel mondo del terziario. Cosi', l'icona degli impiegati e dei loro uffici prende corpo sulle pareti dell'Arengario, grazie alla presenza di importanti nomi della fotografia italiana, come Mario De Biasi, Gianni Berengo Gardin, Francesco Radino, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri ed Enzo Nocera che, negli corso degli anni, hanno documentato il lavoro e la vita quotidiana dei cosiddetti colletti bianchi nel nostro Paese. (Denis Curti).
Fotografie 1900- 2000
Senza rinunciare al tocco ironico e al tono della leggerezza, una mostra dal titolo
inequivocabile, «M'impiego ma non mi spezzo», racconta per immagini la storia e
le trasformazioni avvenute negli ultimi cento anni nel mondo del terziario. Così,
l'icona degli impiegati e dei loro uffici prende corpo sulle pareti dell'Arengario,
grazie alla presenza di importanti nomi della fotografia italiana, come Mario De
Biasi, Gianni Berengo Gardin, Francesco Radino, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri ed
Enzo Nocera che, negli corso degli anni, hanno documentato il lavoro e la vita
quotidiana dei cosiddetti «colletti bianchi» nel nostro Paese.
Gli sforzi degli
organizzatori, primo fra tutti Cesare Colombo, che ha pazientemente cercato e
trovato le fotografie storiche nei diversi archivi di Fiat, Fratelli Alinari,
Bertarelli, Istituto Luce e Pirelli, tendono a interrompere la lunga scia di luoghi comuni che
ha accompagnato la figura dell'impiegato.
Del resto, le trasformazioni tecnologiche
e le mutate condizioni del lavoro non consentono più di imbattersi in questo
personaggio ingiustamente ritenuto mediocre. Tra le duecento immagini esposte
emergono i momenti resi celebri dalla letteratura e dal cinema sui mito
impiegatizio come la pausa caffè, la telefonata privata, la poltrona di pelle e
l'ufficio di lusso, che resistono nell'immaginario collettivo.
Nel gioco dei rimandi e
delle citazioni, l'impiegato è sempre in bilico tra grigiore ed efficienza, con il
risultato di apparire imprendibile, nonostante l'angoscia, ormai superata, del posto fisso.
In effetti, la storia recente si racchiude in questi semplici passaggi: dalla scrivania
al desktop, dalla macchina per scrivere alla tastiera. C'è ancora uno spazio per
la propria intimità , per le piccole ed eleganti cornici con le foto della famiglia, per
i fermacarte profilati in argento e per i portaoggetti del tutto inutili, ma dal
design accattivante? Per questa risposta, ecco gli scatti digitali di un giovane autore,
Giovanni Pelloso che, fra i pochi, sceglie il colore come forma di comunicazione e si
introduce all'interno degli spazi moderni di un ufficio che gestisce un sito Internet.
La scrivania e gli oggetti sembrano assumere connotazioni più personali,
nelle quali la differenza fra impiegato e operatore sembra essersi annullata.
Denis Curti
da: ViviMilano
Ore 9.30-18.30, il giovedì fino alle 22.30, chiuso il lunedì.
Ingresso 10 mila
Realizzazione di Gialloverde
Palazzo dell'Arengario
Piazzetta Reale, Milano