"Ancora adesso, parallelamente al rigore monastico della pittura, quando tutti pensano che io passi il tempo solo a fotografare e dipingere relitti industriali e moribondi edifici abbandonati, in realta' di nascosto, la notte, senza che nessuno se ne accorga, continuo a disegnare le mie diafane figure sui miei taccuini darkettoni." (A.Chiesi)
Taccuini
Settembre 1990. Ero a Marsiglia, invitato a partecipare alla Biennale dei giovani artisti
dell’Europa mediterranea. Tra le numerose iniziative parallele c’era un concorso
promosso dalla RTM (Règie de Transportes de Marseille): si trattava di rappresentare, in
qualche modo, i trasporti pubblici della città. Non avevo nessuna idea in mente, ma il
premio in denaro era una ragione sufficiente per darmi da fare. Così la mattina successiva
comprai un quadernetto di fogli bianchi, una penna e entrai in metropolitana. Ci
restai tutto il giorno. Non facevo niente di particolare, guardavo, osservavo, salivo e scendevo,
percorrevo tutte le linee, da un capolinea all’altro, cambiavo direzione, risalivo e
riscendevo, ogni volta in una stazione diversa. Osservavo, con Burning Inside dei Ministry
nelle cuffiette, la giacca alla coreana con la spilletta dei Test Department. E disegnavo.
Con la speranza di farmi venire qualche idea. Volevo vincere quel premio.
Ero disoccupato
e quei soldi mi servivano. Alla sera ero stremato. Avevo percorso chissà quanti
chilometri, avevo subito un controllo della polizia, evidentemente insospettita da tutto
quel mio girovagare, avevo sopportato gli sguardi e i commenti, ma ero felice, il quadernetto
era finito, colmo, pieno di disegni. Non restava nessuna pagina bianca. Soddisfatto
tornai in albergo con l’intento di individuare lo schizzo migliore da rielaborare e da
presentare. Ma più sfogliavo i 101 disegni, i treni, i binari, i passeggeri, i tunnel, le scale,
i cartelli, le mani, gli occhi e tutti i dettagli che avevo “rubato”, e più capivo che nessuno
era superiore all’altro. Non c’era nessun disegno da isolare. A questo punto mi resi conto
che quello che avevo tra le mani non era un quadernetto, ma un taccuino. Il mio taccuino
numero 1. L’indomani mi presentai in segreteria e lo consegnai. Ci fu qualche protesta,
il regolamento prevedeva una sola immagine, ma io insistetti e alla fine accettarono,
forse perchè non capivano nulla di quello che dicevo. E vinsi il premio.
Da allora non ho
più smesso di disegnare taccuini, ne ho realizzati ad oggi centoquindici. La maggior
parte riguarda le figure disegnate con l’inchiostro nero-viola acquerellato, ma se si
sfogliassero tutti, uno dopo l’altro, si vedrebbero i vari stili, i cicli che si sono susseguiti in
questi 17 anni. Li ho sempre amati, perché io nasco come disegnatore di fanzine e qui,
in queste pagine da sfogliare, sento le mie origini. Poi hanno quella dimensione di
intimo, di privato e di misterioso che li rende affascinanti. Vanno tenuti chiusi come libri,
in un cassetto, non arredano, non stupiscono, non si vantano, sono riservati, si mostrano
solo a chi lo merita, riposano al buio, la carta è fragile, l’inchiostro teme i raggi UVA.
Vivono in un modo molto simile al mio. Non li ho esposti quasi mai, tranne rarissime
eccezioni.
Nel 1995 alla galleria Rossanaferri, dove come catalogo c’era un Millelire di
stampa Alternativa e la sonorizzazione originale era realizzata dai Disciplinatha. E nel
2000 alla biblioteca d’arte Luigi Poletti, quando furono raccolti, catalogati, riuniti ed
esposti tutti insieme. Poi hanno fornito il nome e le copertine ad una collana di 20 CD
musicali prodotti tra il 1996 e il 1997 dal Consorzio Produttori Indipendenti. E ora
torna alla luce questa piccola e intensa raccolta di un collezionista privato, che altrettanto
riservato, preferisce restare anonimo. E ancora adesso, parallelamente al rigore monastico
e paranoico della pittura, quando tutti pensano che io passi il mio tempo solo a
fotografare e dipingere relitti industriali e moribondi edifici abbandonati, in realtà di
nascosto, la notte, senza che nessuno se ne accorga, continuo a disegnare le mie diafane
figure sui miei taccuini darkettoni. Prima o poi ritorneranno fuori, lo so.
Inaugurazione 19 maggio 2007
West Village Gallery
via de' Gavasseti, 241 - Modena
Ingresso libero