Simone Giovagnorio
R.E.P.
Nikita Kadan
Khomenlo Olesya
Kuznetsov Volodymyr
Kadyrova Zhanna
Gnylistka Ksenia
Nakonechna Lada
Susanna Horvatovičova
Stefano Elena
Collettiva di artisti ucraini. Fatti di cronaca locale sono espressi e ripetuti, consumati in una pratica artistica che rende evidente e soprattutto permeabile i meccanismi che soggiacciono ai fenomeni di attualita' politica e sociale come la Rivoluzione Arancione scoppiata nel 2004 a Kiev.
Collettiva di artisti ucraini
a cura di Susanna Horvatovičova e Stefano Elena,
Giovedì 24 maggio alle ore 19.00 CAPSVLAartecontemporanea, via Ascanio Rivaldi 9 Roma, i R.E.P. group sono per la prima volta in Italia! Clandestinamente, in fuga segreta dalla cornice ufficiale del “Pecci” dove partecipano ad una collettiva, presentano un’installazione site-specific, web-comandata verso la mano di Simone Giovagnorio, artefice della loro presenza a Roma. L’esposizione, curata da Susanna Horvatovičova e Stefano Elena, prosegue solo su appuntamento.
Dal postmoderno al post sovietico il passaggio non è obbligato se non per chi nato negli anni ’80 in Ucraina si è ritrovato a crescere tra due poli politici ed economici divergenti quanto schiaccianti: la Russia bianca di Mosca e l’Occidente americano. Economia precaria e capitalismo dilagante stanno stringendo la morsa sul giovane paese multiculturale che solo da poco, dopo la caduta del regime comunista sovietico, ha ottenuto la piena indipendenza politica. Lo spazio di vita e la città diventano soggetto e allo stesso tempo luogo di riflessione, le icone del passato si trasformano in figure segnaletiche e linguaggio minimale che cambiano direzione e senso in base al punto di osservazione dell’insieme.
Come indica il nome “Revolutionary Experimental Space”, il campo d’azione del gruppo di Kiev si allarga dalla strada allo spazio istituzionale. Fatti di cronaca locale sono espressi e ripetuti, consumati in una pratica artistica che rende evidente e soprattutto permeabile i meccanismi che soggiacciono i fenomeni di attualità politica e sociale come la Rivoluzione Arancione scoppiata nel 2004 a Kiev. Si tratta di creare eventi non ripetibili che non eludono le arti tradizionali come la pittura ma le integrano e combinano con installazioni, video e performance, e con un insieme di tecniche di comunicazione non convenzionali finalizzate al massimo del coinvolgimento da parte del pubblico e alla visibilità su alcune problematiche sociali.
La creatività è il denominatore comune dei giovani ucraini, tra cui Nikita Kadan, Khomenlo Olesya, Kuznetsov Volodymyr, Kadyrova Zhanna, Gnylistka Ksenia, Nakonechna Lada… I giovani artisti appartengono ad una generazione cresciuta in un periodo particolarmente delicato, quando in seguito al crollo del blocco dell’U.R.S.S. il paese ha subito profondi cambiamenti culturali, spesso contraddittori: da un lato l’apparato statale e politico ucraino ha continuato a risentire dei retaggi del sistema centralinista comunista russo, dall’altro è stato invaso dalle spinte centrifughe capitaliste e da una liberalizzazione del mercato che ha inasprito la disoccupazione locale e l’emigrazione.
In maniera non dissimile dall’azione contestatrice dei Guerrilla Marketing, un gruppo che lavora alla produzione di nuovi brand finalizzato allo smantellamento dei meccanismi del consumismo contemporaneo, le azioni performative dei R.E.P. sono progetti lampo spettacolari organizzati in spazi pubblici e Festivals internazionali, preparati con pochi mezzi ma molta convinzione. Ciascun componente R.E.P, con uno stile personale e indipendente, denuncia le contraddizioni sociali che investono l’Ucraina, e le ipocrisie e la corruzione che coinvolgono sia il sistema capitalistico sia i retaggi istituzionali comunisti.
“Indelible Tracks”
La mostra dei R.E.P. group presso CAPSVLAartecontemporanea è un intervento site specific dedicato all’immigrazione degli ucraini in Italia. Tra un’azione di guerriglia pacifista e un’espressione non desueta della Street Art e della Fast Art di ultima generazione. L’espansione fuori dai confini prestabiliti di segni convenzionali di comunicazione traducono statistiche generali e ruoli sociali in un’immagine quasi pubblicitaria che racchiude in sé figure enigmatiche a metà strada tra produzione di stencil, marchi e stickers. Uomini-Ufo si stagliano sulle pareti apparentemente neutrali dello spazio espositivo e comunicano tra loro con cavi del telefono, tenendo in mano una carrozzina o un pettine gigante. Fluttuanti nello spazio, in una terra aliena delimita un campo linguistico attraverso segnali stradali e commerciali. L’interrogativo rimane aperto: se ogni individuo può essere concepito anche come un numero di una statistica generale, allora come possono convivere nella nostra società categorie astratte che riducono l’individuo depersonalizzato ad un uomo-animale, uomo-turista, uomo-emigrato, uomo-straniero… R.E.P. group sembrano così invitare lo spettatore ad entrare in “territorio alieno”, nel territorio dei “Revolutionary Experimental Space”, in una mappa mentale composta di stereotipi e segni convenzionali usati per l’espressione di una contro cultura ironica e autocritica che ricorda e mostra chi si vede ed è ancora visto come un alieno in una terra che non sente propria, con chi abita una città a lui estranea, chi cerca di un dialogo con collettività locale nonostante la sua diversità culturale ed etnica…
Revolutionary Experimental Space è il nome e il motto del giovane gruppo ucraino che è emerso sulla scena internazionale dopo aver partecipato nel Centro di Arte Contemporanea nell’Università di Kiev alla Rivoluzione arancione scoppiata nel 2004 nella capitale, in seguito alla contestazione da parte del candidato Viktor Yushchenko dei brogli elettorali imputati all’avversario Viktor Janukovic. L’azione performativa e attivista del R.E.P group è stata poi esportata nel 2005 anche in Occidente grazie ad una tenuta nell’Istituto Ucraino di Arte Moderna di Chicago chiamata “Ukrainian Art and the Orange Revolution”. Gli “interventi” attivisti dei R.E.P. si sono susseguiti poi a Kiev, in Crimea, in Polonia, fino a giungere prima nel Kunsthalle di Vienna nel 2006 con l’azione “Postorange” . In seguito, hanno presentato a New York nella Sidney Mishkin Gallery con il lavoro “Contested Spaces in Post-Soviet Art” e alla Biennale di Mosca. Quest’anno sono stati invitati a partecipare nella città ucraina di Shargorod al International Festival of Contemporary Art e alla Prague Biennale 2007.
Presentazione e testo critico a cura di Susanna Horvatovičova
ALIEN TATTOO
di Stefano Elena
Gli allegati in email sembravano i segni di virus riconosciuti troppo tardi. Invece erano loro, gli ALIENS incorporei che come un piccolo popolo fatto di famiglie estranee e accessoriate dello stretto indispensabile si sono decisi al compimento di un viaggio a bordo della connessione.
E un trasloco fatto così, che concede l’ingresso senza vistare documenti e identità, potrebbe ritenersi clandestino, specie se le figure monocrome coinvolte intendono prendere residenza fissa – stampata, persino – sulle pareti di un ambiente con vetrine aperto al pubblico. Non resta che confidare nel mantenimento della loro immobilità, della loro postura “fermata” impressa come segnaletica di un mondo atterrato ora.
Un collettivo ubicato e ubiquo che visita l’Italia senza troppo preavviso, componendo con icone in piedi e in posa messaggi propensi a disseminarsi nelle memorie e tra le interpretazioni. L’opera 3D è defunta: comandata a distanza la figura viene messa al mondo (e al muro e al bando) da mani e modi locali che partecipano alla necessità indispensabile di istruzioni fornite e sorvegliate da una telepresenza.
Le paternità così si mischiano, si confondono. Il R.E.P. Group lascia fare, disattende l’identità individuale e prevede una partecipazione allargata di gente e territori le cui tracce andranno inevitabilmente a disperdersi e propagarsi tra gli insiemi dei singoli.
Queste storie senza titolo e abusive hanno autori diversi e non sono in vendita. Si guardano.Persuadono, occulte o meno. Cambiano pelle e poi la tatuano con simboli divulgabili ancora, stampabili ovunque e per sempre come un’epidermide aderente a qualsiasi superficie e supporto.Possiamo ospitarli tutti, questi Mind Invaders caduti qui che somigliano un po’ agli occhi in frac dei Residents. Oppure possiamo lasciarli agire come i bersagli dei videogames di una volta, ma allora qualcuno deve vincere per forza (Better Dead than Alien…?).
Se invece il loro fosse soltanto un transito, un attraversamento dei media che dell’apparizione fa il suo non esserci identitario, allora non resterebbe che lasciarli scorrere come un’animazione che finge di decorare e invece trasforma, commenta, decifra e alfabetizza per diagnosticare le patologie dell’homo migrans. La filosofia sociale senza comandanti dei R.E.P. compromette il discorso finito infettandolo con le istanze primarie di qualsiasi discussione necessaria; si serve di ogni mezzo possibile e necessario per muoversi e presenziare all’interno di tutte le fisicità e metodi esistenti.
Confidando in un imminente sabotaggio di Second Life, rivolgo intanto a questi forestieri il migliore dei saluti di buona accoglienza. Che il vostro rumoroso silenzio virale possa somigliare sempre meno ad un alieno…
Inaugurazione ore 19
Capsvla
via Ascanio Rivaldi 9 - Roma
Visite su appuntamento
Ingresso libero