Arte Daniele Luchetta
Venezia
piazza San Marco, 2513/a (C.llo de La Feltrina)
041 5285092 FAX
WEB
Michele Alassio
dal 31/5/2007 al 23/6/2007
Inaugurazione ore 18.30

Segnalato da

Ortensia Majer



approfondimenti

Michele Alassio



 
calendario eventi  :: 




31/5/2007

Michele Alassio

Arte Daniele Luchetta, Venezia

Il percorso espositivo si articola in 13 nuove immagini di grande formato, realizzate in ripresa utilizzando fotocamere analogiche a medio e grande formato e negativi finegranulanti, successivamente scansionati in alta risoluzione e stampati a pigmenti su supporti ad alta permanenza.


comunicato stampa

Venezia - 13 nuove immagini

Si apre venerdì primo Giugno 2007, alle 18:30, negli spazi della Galleria Arte Daniele Luchetta di Venezia, l’attesa nuova personale di Michele Alassio che, come preannunciato un anno orsono, in occasione del vernissage dell’esposizione tenutasi al M.o.M.A. di New York, ha come soggetto Venezia, la città dove l’artista è nato e ha mantenuto la sua residenza.

Come in “Sacks” e “Next Stop” il percorso espositivo si articola in tredici nuove immagini di grande formato, realizzate in ripresa utilizzando fotocamere analogiche a medio e grande formato e negativi finegranulanti, successivamente scansionati in alta risoluzione e stampati a pigmenti su supporti ad alta permanenza. Ognuna delle fotografie è prodotta in tre diversi format, e in tiratura limitata e firmata dall’autore.

Nel catalogo, edito dalla Galleria Arte Daniele Luchetta, dopo una breve introduzione di pugno dello stesso artista, un ampio testo di Carlo Montanaro cerca di fare un primo, complessivo bilancio di un’attività artistica che non ha, nella sua peculiarità, precedenti né epigoni nel campo della fotografia nazionale e internazionale, evidenziando come Alassio sia sempre stato fedele, negli ormai venticinque anni di attività artistica e professionale, ad alcuni semplici principi, espressione di convinzioni emerse nell’approfondimento del ruolo e delle possibilità artistiche della fotografia in sé. Tra questi, in primo luogo, l’assoluta separazione tra l’attività professionale e quella artistica, la prima volta ovviamente al soddisfacimento delle legittime esigenze puramente mercantili della committenza, la seconda intesa come ricerca pura, libera da ogni condizionamento esterno, da ammiccamenti alle esigenze commerciali proprie del mercato della fotografia, libera dal desiderio e dalla necessità di piacere a qualcuno. In secondo luogo, Alassio fa del rifiuto a ritrarre gli esseri umani un segno distintivo e significativo della propria opera, poiché con questo rifiuto, esteso anche ad ogni altro segno visibile di contemporaneità, l’artista afferma la propria poetica adidascalica, atemporale.

Una fotografia finalmente libera dalla sua infondata apparenza documentale, che cerchi di cogliere la profondità delle cose e non la loro superficie, una fotografia che ignori deliberatamente l’oggi per puntare ad una permanenza di significati, svincolata da mode temporanee, una fotografia, in estrema sintesi, che usi le proprie supposte doti come difetti e viceversa e che si occupi di dare forma all’invisibile piuttosto che impegnarsi nell’assurda pretesa di certificare il presente, è la sfida intrapresa già dalla prima personale dal fotografo.
Se ad ispirare il suo lavoro in “Sacks” (2002) era affrontare l’impossibilità di dare forma esteriore ad alcune patologie neurologiche descritte da Oliver Sacks, permettendogli così di realizzare fotografie che utilizzassero la realtà visibile unicamente come materia da manipolare per trasmettere un’invisibilità interiore, ed in “Next stop” (2003) la sfida era stata di ridurre ad una efficace, emotiva bidimensionalità i contenuti degli allestimenti della Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, negando così per effetto contrario il rifiuto di gran parte dell’arte contemporanea di esprimere in modo univoco la propria tensione e la sua predilezione per gli allestimenti, i video, le installazioni, ovvero per una serie di percorsi spesso di allucinante banalità, in questa ultima esposizione è l’immantinenza della città perenne e immutabile a rivelarsi, il suo essere un’unica cesellatura ottenuta con secoli di accostamenti, sovrapposizioni, trasformazioni, eccessi formali.

Palestra ideale per dimostrare tutto l’assunto della poetica di Alassio, Venezia offre nel suo caotico sovrapporsi di stili, forme, contenuti, una misura eccellente dell’inutilità e della mancanza di senso del presente e della stessa piccola, temporanea esperienza umana, se non fa della propria ragione di vita l’interrogarsi sul più vasto, su ciò che da essa prescinde. Alla cosiddetta realtà dell’esperienza visiva, all’emozione che un osservatore distratto crede di poter restituire così come è, semplicemente con lo scatto di un otturatore, Alassio oppone la consapevolezza che ogni fotografia restituisce la forma, non il contenuto e, nel far questo, presenta sullo stesso piano, svuotandoli di efficacia emotiva, tutti i dettagli presenti nell’inquadratura.

Se infatti “l’arte è la dimostrazione che la vita non basta”, come può una fotografia che vuol dirsi arte limitarsi a riprodurre l’aspetto visibile del mondo sperando in questo modo di essere qualcosa di più di un semplice documento? La fotografia di Alassio nasce quindi da un’analisi di ciò che nell’immagine trasmette emozione e da ciò che ostacola questa trasmissione, dall’attenuazione degli angoli e particolari ciechi e dall’esaltazione delle parti dell’immagini che, seppure a livello per noi inconscio, sopportano il peso del tutto. Nel far questo, Alassio utilizza tutte le tecniche di ripresa e di stampa disponibili, sia analogiche che digitali, operando sovra e sottoesposizioni, mascherature in riresa e stampa, sbiancamenti e viraggi chimici come intonazioni e bruciature digitali.

Ne risultano immagini coinvolgenti, dai neri profondissimi o bianchi accecanti, che svelano i propri dettagli così come una scrittura su di un foglio. Se la poesia è stata definita una scrittura per lampi emotivi, è forse questa la strada seguita dall’artista in quest’ultimo lavoro, che vuole, nelle intenzioni, restituire a una delle città-icona più fotografate del mondo una dimensione intima, raccolta, ma di esplosiva forza ed intensità.
Questa nuova esposizione inaugura la collaborazione fra l’artista e la Galleria Arte Daniele Luchetta, che dalla data del vernissage diventerà esclusivista per la distribuzione delle opere dell’artista e avrà il primo seguito nell’esposizione di “J.L.B.” che raccoglierà nuove immagini realizzate dall’artista con l’intento di dare forma esteriore all’opera del suo autore prediletto, Jorge Luis Borges, nel mese di Settembre del 2008.

Catalogo formato 21x29 cm., brossura 13 fotografie in quadricromia su carta da 200gr/mq
Edizione di 1.000 copie, prezzo euro 20,00
Testi di Michele Alassio e Carlo Montanaro

Come raggiungere la Galleria:
da Piazzale Roma e Ferrovia: linea 1 Fermata S.Maria del Giglio
da S.Marco: direzione Accademia, tra Campo Santa Maria del Giglio e Campo San Maurizio
dall’Accademia: direzione San Marco, tra Campo San Maurizio e Campo Santa Maria del Giglio

B I O G R A F I A
Michele Alassio è nato a Venezia il 23 Agosto 1956.
E’ fotografo professionista dal 1983.
Professionalmente, ha fotografato per Bell’Italia, F.M.R., Marco Polo, Atlante, Vogue Antiques ed altri per il reportage, per la Sovrintendenza del Veneto, Il Museo Armeno, Il Museo Archeologico di Aquileia ed Istituzioni pubbliche e private, antiquari ed artisti per la riproduzione d’opere d’arte, per Vogue Italia, Uomo Vogue, Elle, Lui, Vanyty Fair e Vogue Gioielli per lo Still-Life pubblicitario, per Alberta Ferretti, Renè Caovilla, Ermenegildo Zegna, Lorenzo Rubelli, Al Duca D’Aosta, Giorgio Armani, Ungaro, De Beers, Sent, Domus etc per campagne pubblicitarie, per BRW e Diavivafilm per Video e Cinematografia Nel 1995 ha avuto l’onore di proiettare il proprio video dedicato a Telefono Azzurro nel corso della Mostra del cinema di Venezia, prima di ogni proiezione.

Parallelamente all’attività professionale, espone le proprie opere in diverse occasioni:
L’attività espositiva inizia nel 1985 con la mostra “Fotografia in Venezia – Paolo Monti & Michele Alassio – Chiesa di San Samuele – Venezia – Agosto-Settembre 1985, curata Da Ziva Kraus per l’Ikona Photo Gallery. Nel 1987, su invito di Lanfranco Colombo, direttore della galleria Milanese “Il Diaframma”, l’artista espone al Salone Internazionale Della Fotografia di Milano, nei locali della Fiera. Dal 1997 l’attività espositiva viene sospesa dall’artista, per motivi legati sia all’impegno dell’attività professionale nel campo del reportage, della moda e dello Still-Life pubblicitario, sia per motivazioni legate a riflessioni personali sul ruolo della fotografia d’arte.

Nel 1995, selezionata l’attività professionale, l’artista comincia a stampare le proprie immagini in tiratura limitata e a commercializzarle nelle gallerie d’arte, sia con soggetti risalenti alle esposizioni precedenti sia del tutto nuovi, realizzati con una tecnica particolare di viraggio selettivo su carta baritata montata Fine Art. Questa attività ottiene un lusinghiero successo da parte di collezionisti internazionali che acquistano, dal 1997 al 2000, direttamente in galleria o tramite il sito web della medesima, diverse centinaia di opere, ed approda nel Settembre 2000 ad una esposizione personale presso il Bac Art Studio di Venezia. Nel contempo, dal 1995 al 2002 l’artista progetta e completa l’esposizione “Sacks”, tredici immagini ispirate ai casi descritti dal famoso neuropsichiatra americano, lavoro che ottiene l’incondizionata ammirazione del medesimo, e che viene esposto in prima nazionale alla BugnoArtGallery di Venezia nel Dicembre 2002.

Nel 2003 è la volta di “Next Stop”, altre tredici immagini scattate nei luoghi della Biennale internazionale d’arte di Venezia “Sogni e Conflitti”. Entrambe le esposizioni vengono riproposte a Cortina, negli spazi della libreria Sovilla, nell’estate e nell’inverno del 2004. Nel corso dello stesso anno e in parte del 2005, l’artista accetta dalla Emilio Anbasz & Associates di New York la commissione di realizzare un progetto multimediale sulla famosa architettura della “Casa de Retiro Espiritual” di Emilio Ambasz, situata in Spagna, in una sterminata tenuta in piena Andalusia. Il progetto si è concretizzato in un volume di fotografie corredato di un video realizzato con un elicottero radiocomandato, e di un file interattivo, di cui l’intero processo produttivo è stato realizzato dall’artista.
Il volume, distribuito in tutto il mondo, è edito da SKIRA.- Thames & Hudson, e l’intero lavoro è stato esposto al M.o.M.A. (Museum of Modern Art ) di New York dal 23 Novembre 2005 al 1° Aprile 2006. Successivamente, dal 6 Maggio al 6 giugno sempre del 2006, parte dell’esposizione del M.o.M.A. è stata visibile al Museo della Permanente di Milano, nell’ambito dell’esposizione collettiva “La Bellezza”, organizzata dalla Fondazione Etica Europea e sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica.

Inaugurazione ore 18.30

Arte Daniele Luchetta
piazza San Marco, 2513/a - Venezia
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [8]
Fabio Bianco
dal 31/5/2011 al 29/6/2011

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