Ipoteticamente studiate e progettate con perizia matematica e ingegneristica, evidentemente sottomesse a un immaginario illogico e onirico, le strutture architettoniche dipinte dall'artista vivono di palesi contraddizioni.
La Galleria del Tasso ospiterà dal 13 giugno la mostra di Paolo Fiorentino.
Ipoteticamente studiate e progettate con perizia matematica e ingegneristica, evidentemente sottomesse a un immaginario illogico e onirico, le strutture architettoniche dipinte da Paolo Fiorentino vivono di palesi contraddizioni. Se da una parte sembrano frutto di serissimi calcoli e citazioni appropriate, d’altra parte hanno in sé anche qualcosa di dichiaratamente ludico, che non può che rimandare con immediatezza sia alle scatole di costruzioni in legno di tempi andati sia a giochi di simulazione informatica in stile Sim City o giù di lì. Gli edifici messi in piedi dall’artista sono innegabilmente credibili e manifestamente immaginari allo stesso tempo, tradiscono conoscenze più che approfondite di storia dell’architettura ma comunque non possono che arrendersi al cospetto di una fantasia, controllata ma imperitura, da film fantascientifico o da cartoon.
Non è però una semplice questione di richiami o relazioni, per incasellare e interpretare il lavoro di Fiorentino non basta affatto intuire e discernere da dove vengano gli accostamenti timbrici, dove nascano certe forme e certi volumi, dove e quando siano stati generati l’approccio alla forma e lo stile. Ciò che davvero conta è l’humus culturale in cui l’artista si è formato. Fondamentale è comprendere che Fiorentino, classe 1966, è il perfetto e degno rappresentante di una generazione cresciuta tra una realtà brutale, dura, schematica da una parte e le ultime illusioni, oramai quasi sopite, che un altro mondo fosse ancora possibile dall’altra.
Nei suoi quadri c’è il mondo com’è e come potrebbe essere, c’è la rappresentazione iconica degli edifici del potere e la raffigurazione compiuta dei sogni più sovversivi: forme lineari e imponenti, linee monumentali, scorci prepotenti e, al contempo, una leggerezza che fa volare il cemento, un’immagine da stazione spaziale alla Arthur C. Clarke, un desiderio di fuga comparabile a quello di un Vonnegut.
Inaugurazione mercoledì 13 giugno 2007
Galleria del Tasso
via San Tomaso, 72 Bergamo