Convento Francescano della SS. Trinita' - F.R.A.C.
Baronissi (SA)
via Convento
089 828210 FAX 089 828252
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Gerardo Di Fiore
dal 14/6/2007 al 9/7/2007
lunedì - venerdì ore 9.00/12.00 - lunedì e giovedì anche ore 15.00/17.00
089 828210

Segnalato da

Franco Riccardo Arti Visive



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Gerardo Di Fiore



 
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14/6/2007

Gerardo Di Fiore

Convento Francescano della SS. Trinita' - F.R.A.C., Baronissi (SA)

L'inquietudine del classico. Opere dalla fine degli anni 50 ad oggi. Nylon, plastica, legno a vinavil, fino a un ironica gommapiuma e al repertorio di oggetti della tecnologia che di recente caratterizza le sue installazioni. "E' un'immagine che lambisce la realta', strappandole la patina di un abusato ready-made" Massimo Bignardi


comunicato stampa

L'inquietudine del classico

Venerdì 15 giugno, alle ore 19,00, sarà inaugurata la mostra Gerardo Di Fiore L'inquietudine del classico, una prima compiuta antologica dedicata ad uno dei principali interpreti della cultura napoletana del secondo dopoguerra: un percorso che si snoda attraverso le principali opere realizzate dalla fine degli anni cinquanta ad oggi, con una particolare attenzione a quelle eseguite di recente.

La mostra, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i BAPPSAE di Salerno ed Avellino, è stata realizzata in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Storia dell'Arte dell'Università di Siena e la Cattedra di Storia dell'arte contemporanea dell'Università di Ferrara e con il sostegno della galleria Franco Riccardo Arti Visive, dell' Alfano s.p.a. (Arzano), della BPB (London).

“L'immagine, nella sua valenza di intuizione della forma affermata dall’espressione, resta il punto centrale - rileva Massimo Bignardi nel saggio che apre la monografia pubblicata per l'occasione - dell'esperienza”
artistica di Gerardo Di Fiore o, meglio ancora, del suo ondeggiare tra il sentimento che la disegna nella conclusione di una forma e la sostanza di una materia assunta dallo scenario quotidiano, plasmata dagli eventi e dal tempo. È un'immagine che lambisce la realtà, strappandole la patina di un abusato ready-made per essere scavo che s'insinua nei territori del mistero, negli abissi del magico, là dove la coscienza sprofonda: andare oltre la creta, la terra, verso materie semplici e composte.

Spingere oltre quei brandelli di carne lasciati a pietrificare su tavolette di legno, affermati ancora dentro lo schema di metope, con figure ferme nel silenzio di concrezioni d'argilla, ancora informali; oppure negli agglomerati newdadaisti impastando nella forma nylon, plaStica, legno a vinavil per approdare alla solenne ironia della gommapiuma sospinta oggi verso scenari vertiginosi. Infine sarà il repertorio di oggetti della tecnologia che, di recente, impronta di rinnovata realtà le sue installazioni.

Oggetti che ereditano ben poco dall’objet trouvè surrealista e che non celebrano il visibile, l'affermarsi di corpi poetici del quotidiano, bensì aspirano a rimettere in gioco la capacità dello sguardo, spiazzandolo di volta in volta verso la realtà, spingendolo nelle regioni nebbiose della mente ove - come nella trama di un racconto di de Mandiargues - i limiti che separano il verosimile dal fantastico si azzerano. Una centralità, quella dell'immagine, che si manifesta già nei bronzetti con i quali l'artista muove i primi passi sulla scena espositiva nazionale all'alba degli anni sessanta, per poi assurgere a motivo di una riflessione più profonda, orientata verso un'idea di scultura disposta ad accogliere l'esigenza boccioniana di definire un ponte 'tra l'infinito plastico esteriore e l'infinito plastico interiore. Una scultura, quella di Di Fiore, che da quasi cinquant'anni continua a mettersi in gioco, rinnovando, di volta in volta, sia l'impianto formale, cioè operando sui dettati fondativi dell'idea di plastica, sia l'effettiva tenuta delle motivazioni che da sempre propongono una scultura non incline alla compiacenza mondana".

Di Fiore in questi ultimi anni, osserva Ada Patrizia Fiorillo "ha mutato il registro della scena. Ne ha raffreddato la capziosità del riconoscibile, allestendo con un 'ironica messa in scena lo spazio. [...]Dal piano, dunque, allo spazio, luogo, da disegnare ma anche da spettacolarizzare con la materia stessa delle forme, Di Fiore estende la 'gamma' del suo fare verso nuove soluzioni immaginative. Lo fa sollecitato dal confronto con altre posizioni espressive dell'arte, ma anche con lo sguardo allungato, come sempre, sulla realtà, scenario sociale ed urbano che è anche quello dell'emancipata ma abitudinaria 'qualità' esistenziale di una metropoli come Londra. Il risultato pertanto o, se si vuole, la risposta, per quanto innervata, mantiene una propria caratteristica cifra.

Come si può rispondere sembra chiedersi l'artista alle incursioni di un quotidiano che sfreccia segnato da troppe 'interferenze' sul nostro schermo percettivo? La familiare ironia, mai banale, bensì ammantata di maggiore causticità, rimane una delle strade percorribili tracciando percorsi che variano di tonalità, anche in virtù delle combinazioni delle materie utilizzate. In sostanza 'teatralizzare' lo spazi, smuoverlo come materia modellabile può voler dire per Di Fiore assumerlo ai toni di una leggerezza, un humour sottile che arriva fino a tingersi di nero. Penso al bambino tecnologico che gattona su un tappeto di processori di ogni tipo come proposto per Ciber baby, installazione del 2001, ma anche ad opere quali L'ombra del classico, L'ultima s/cena e Oxigen tutte datate al 2003, cui si affianca pure Il riposo di Bacco,struttura di armonico equilibrio realizzata nei primi mesi del 2006 [...]È una soluzione che prefigura uno spazio raggelante: essa spinge l'acceleratore su quell'inquietudine che, in una misura drammatica, trova in Risacca del 2007, ultima tra le installazioni, esposta in occasione della recente personale presso la galleria Franco Riccardo di Napoli, una forza di grande impatto emotivo".

Gerardo Di Fiore (Giugliano 1934). Frequenta l'Accademia di Belle Arti di Napoli e si diploma in Scultura. La sua attività espositiva inizia con la partecipazione al Premio Gemito a Napoli nel 1955 e alla Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma nel 1959 e nel 1963. Viene invitato al Premio Olivetti (a Napoli) nel 1960 e l'anno successivo partecipa al IX Premio Spoleto a Spoleto e alla collettiva Giovani artisti italiani di Napoli. Nel 1962 è presente al Premio Ministero della Pubblica Istruzione a Roma e l'anno seguente al V Concorso Internazionale del Bronzetto a Padova; nel 1964 partecipa al1a Mostra Mercato tenuta a Palazzo Strozzi a Firenze.

Del 1966 è la personale alla gal1eria Ferrari di Verona. L'anno successivo è presente al1a mostra Scultori napoletani alla Galleria dei Due Mondi a Roma. In questi anni ha inizio per l'artista l'uso di materiali alternativi, tra i quali la gommapiuma con cui realizza l'opera Oggetto per un amore perduto (Recupero), esposta all' Art Work Shop di Positano nel 1970. Dal 1976 al 1979 è attivo nell'ambito del sociale, come dimostra l'esperienza condotta con l'A/Social Group nell'Ospedale Psichiatrico Frullone di Napoli. documentata poi alla Biennale di Venezia del 1976. Alla fine degli anni Settanta è impegnato con il gruppo Laboratorio Tre, con il quale nel 1979 è presente agli incontri di Martina Franca con due azioni sul territorio Simbiosi e Obelisco.

Partecipa, sempre con Laboratorio Tre, alle performance Il lupo cerca Francesco nel perimetro urbano di Gubbio, nel 1979 e a I Santi uccideranno i Papi organizzata al Centro Internazionale di Brera a Milano nel 1980. Del 1982 è la presenza all'interno della collettiva Immaginario Riflesso allestita al Museo Provinciale di San Benedetto a Salerno; l'anno successivo partecipa alla rassegna Confronto in Scultura presso gli Antichi Arsenali di Amalfi. Nel l984 espone nella collettiva Scultura Incisa presso la galleria Il Campo di Cava de’Tirreni e nella mostra De Scultura: Miti e Riti presso il centro Studi Posillipo di Roma.

Nel 1988 viene invitato al1a Biennale del Sud allestita all' Accademia di Bel1e Arti di Napoli ed alla mostra Napoli Scultura presso il Palazzo Reale di Napoli. Del 1991 è la sua presenza alla mostra The Modernity of Lyrism alla Gummesons KonstgaIleri di Stoccolma; nel 1998 espone all'interno di Arie mediterranee al Medalhavs Museet della stessa città, entrambe curate da Massimo Bignardi. Del 2000 è la personale allestita presso la Chiesa di San Francesco a Corno; del 2004 è la presenza a Corpi e Materie. La scultura in Campania negli ultimi vent'anni, promossa dal Fondo Regionale d'Arte Contemporanea di Baronissi e curata da Ada Patrizia Fiorillo; del 2007 è la personale alla galleria Franco Riccardo di Napoli. Nel 2006 tiene un incontro-conferenza nell'ambito della rassegna Arte e impegno, curata da Stefano Taccone, tenutasi all' Agenzia Arte Contemporanea di Napoli.

Inaugurazione 15 giugno 2007

Convento Francescano SS. Trinità.
Baronissi
Orario di apertura: lunedì - venerdì ore 9.00/12.00 - lunedì e giovedì anche ore 15.00/17.00

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