Who can it: digital prints - installations. I lavori dell'artista mostrano un universo popolato da fantocci prigionieri, metafore dell'inquietudine esistenziale e della consapevolezza irrimediabile di un'esistenza vincolata.
Who can it
a cura di Graziella Melania Geraci
Giovedì 14 giugno alle ore 19.00 si inaugura la personale di Michele Quercia presso Arte&Mise, spazio alternativo dalle molteplici sfaccettature espositive. I lavori dell’artista mostrano un universo popolato da fantocci prigionieri, metafore dell’inquietudine esistenziale e della consapevolezza irrimediabile di un’esistenza vincolata. L’essere privo di identità, il manichino informe, stretto da catene appare succube dell’oppressione di una imposizione sociale e psicologica. Pupazzi privi di testa, impossibilitati alla separazione dai legami che li chiudono in una morsa di dolore, sono crocifissi a travi esistenziali da cui pendono le decisioni umane. Dal fuoco demiurgo il rosso apre la strada al giallo ossessivo, il colore che attrae verso l’abisso e identifica un’entità naturale.
L’Artefice plasma dall’oscurità, si nutre di fiamme e genera dall’amorfa materia l’essere primario. Le volute di brace si evolvono dall’inintellegibile e caotico mondo interiore per dare vita all’ineluttabilità del destino dell’uomo. Come moderne Nike, i busti dei fantocci di Quercia sono sforniti degli arti, armi di reazione fisica, e della testa, centro dell’intelletto, si trovano sospesi nel vuoto, trascinati in un universo che li attrae ma ne provoca l’annullamento. Il momento della caduta è vicino, il manichino è in bilico, la percezione dell’abisso lo inebria e lo spinge verso la perdita di se stesso e della propria facoltà di scelta.
Ombre inquietanti, vaghi ricordi di umane consapevolezze guardano da lontano, si perdono nella luce che ne sfoca i contorni e ne definisce l’inconsistenza materica. I manichini impiccati, simbologia che appartiene al mondo personale dell’artista, prendono le vestigia di vittime rivoluzionarie, punite per aver osato ribellarsi al proprio ruolo. La denuncia della caducità della volontà umana, rivelata attraverso atmosfere oniriche, tocca anche argomenti di attualità. I rifiuti umani e il “rifiuto umano” si identificano diventando un insieme colorato, una montagna di oggetti frutto dell’emarginazione sociale e dell’inconsiderato uso delle possibilità produttive sia reali che psichiche.
L’accusa di Michele Quercia è dell’incapacità di una valutazione reale e consapevole del proprio mondo, di quanto si soccomba sotto il peso di una schiavitù morale a cui può svincolarsi solo chi può - Who can it - ma soprattutto chi vuole. Una personale intrigante che mostra un mondo che si riscatta attraverso l’opportunità di ribellarsi.
Inaugurazione ore 19
Art&Mise
Vico Satriano, 5 - Napoli
Ingresso libero