Consulta Confartigianato Cultura e Societa'
Opere pittoriche. "Dal suo lavoro, pur se accattivante, esce chiaro uno stato di ricerca cosciente sulla luce e sulla forma spesso con articolazioni di modernismo erotico ed allo stesso tempo pudico" Lino Alviani
Opere
Confarte e la Consulta Cultura & Società presentano una mostra del pittore Gaetano Memmo che si svolgerà nella Sede di Maliseti (via D. Saccenti 19/21 – PRATO) di Confartigianato Imprese Prato. Gaetano Memmo è nativo di Chieti, dove attualmente vive e lavora. Ha compiuto studi artistici ed insegnato, per circa trent’anni, all’Istituto d’Arte Statale di Chieti. Dopo aver partecipato fin dal 1947 a varie collettive ha potuto finalmente tenere nel 1954 la sua prima mostra personale, alla quale ne sono seguite tantissime altre sia in Italia che all’estero. Ha lavorato anche nello studio di Tommaso Cascella, collaborando alla realizzazione del grandioso pannello in ceramica collocato presso il Palazzo Municipale di Chieti.
Hanno scritto di lui alcuni critici d’arte:
“La pittura di questo artista, pur essendo moderna, non è di quelle che hanno di mira soltanto l’accaparramento di false simpatie con opere piuttosto teatrali e di poco contenuto etico ed artistico. Pur nel marasma in cui versa la pittura odierna, che sembra procedere in ordine sparso alla ricerca di quella unità d’intenti, che sola può dare l’opera definitiva che indirizza e caratterizza un’epoca, questa del Memmo cerca di svincolarsi dall’opaca generalizzazione che incombe. Fra i tanti, Memmo eccelle a motivo che ha davvero qualcosa di nuovo, di diverso, d’importante da dire”. (R. Corti)
“Gaetano Memmo, pittore, la cui espressione artistica altro non è che la realtà vista attraverso visioni e situazioni molto personali e personalizzate; è colui che riesce a trasformare figure, paesaggi, nature morte in racconti oggettivi contornati dalla sensibilità personale del cromatismo dalla vasta gamma dei sentimenti. Dal suo lavoro, pur se accattivante, esce chiaro uno stato di ricerca cosciente sulla luce e sulla forma spesso con articolazioni di modernismo erotico ed allo stesso tempo pudico, che ci fanno sentire più vicine le immagini della memoria, e che le rendono capaci di lanciare messaggi al di là della loro immediata leggibilità.” (LINO ALVIANI)
“Pur inserito in una vicenda che potremmo definire consumista o di tipo corrente un quadro di Memmo e in maniera precipua se riferito all’universo femminile, non si può dimenticare. Nella marea d’immagini lanciate come un bombardamento a tappeto dalla società contemporanea per cui tutto si aggroviglia in una matassa inestricabile, il segno di Memmo si staglia come un’indicazione che porta diritto al centro di un mistero di cui l’artista abruzzese si preoccupa di fornire anche la chiave da infilare in una serratura cifrata. Una piccola chiave per aprire una piccola porta che immette però in una camera grande e ombrosa come la navata di una basilica medioevale. Queste tele chiare, rifinite come tessuti antichi sono investite di una luce mistica che discende dall’alto, da uno spazio misterioso e salvo: la sigla di questo pittore che va avanti nella sua opera di scena in scena, di dialogo in dialogo, con in mente una felice narrazione del mondo. Memmo, infatti, appartiene di diritto e d’istinto a quella grande schiera di pittori che narrano, che hanno bisogno di metafore e apologhi come si faceva in anni andati quando si aveva coraggio, quando l’istinto era chiarificazione, quando si tentava di spiegare la storia delle creature.
Non si può collocare in maniera diversa l’opera di Memmo. Essa è in linea con i nostri giorni, con lo scorrere delle ore. Una pittura ottimista che poggia sulle solide premesse della speranza e di alcuni dati conoscitivi in base ai quali nessuno può affermare che ci siamo giocato il destino o di poter apporre sull’entrata (della vita) il “tutto esaurito”. Memmo rimette in corso le nostre domande: ripropone una nuova pedagogia, nuovi costumi e comportamenti: tende, insomma, all’affresco e nasconde le ferite in quella sua luce spiovente, in una pioggia di dardi e di… spighe. Sono tenere queste tele. Aiutano a vivere. Appese a una parete (la più segreta) della nostra casa consegnano l’attualità superando il documento, alla memoria, e la riscattano dal grigio catalogo della routine.” (DOMENICO REA)
Inaugurazione: Venerdì 15 giugno 2007 alle ore 18.00
Sede Provinciale di Confartigianato
via Dino Saccenti, 19/21- Maliseti (Prato)
Orario: Dal lunedì al giovedì 8.30-13.00 14.30.18.00 Venerdì 8.30-13.00 (su richiesta apertura nel pomeriggio).
Ingresso libero