La pittura di Ernesto Altemura puo' considerarsi in parte un fenomeno post informale. Marco Dolfi, nei suoi olii su tela o tavola, spazia dalle espressioni cromatiche piu' essenziali alle tonalita' squillanti.
Doppia personale di Ernesto Altemura e Marco Dolfi
a cura di Claudio Giumelli
Ernesto Altemura
Ernesto Altemura è nato a Stiava, Lucca nel 1929, nella stessa casa dove
ancora vive e tiene il suo studio. Inizia a dipingere solo nel 1947, ma già
nel 1942 la pittrice lucchese Ardinghi lo aveva indirizzato agli studi
artistici. Presso l'istituto A. Passaglia di Lucca Altemura sviluppa le
proprie inclinazioni, appassionandosi a Van Gogh, Masaccio e Michelangelo.
Nel 1952, diplomatosi Maestro d'arte, per la prima volta scopre il lavoro di
Lorenzo Viani e nel 1953 inizia la sua attività con l'esposizione presso il
Principe di Piemonte di Viareggio con giovani pittori quali Angelo Jarusso e
Giuseppe Banchieri. Importante la sua collaborazione con Krimer (Cristoforo
Mercati) e Elpidio Jenco alla Bottega dei Vageri, importante centro di
aggregazione culturale. Si stringono da quel momento frequentazioni
artistiche e durature amicizie tra cui Renato Santini, Eugenio Pardini,
Serafino Beoni, Fausto Maria Liberatore, Giuseppe Martinelli, Vasco
Giannini, Alfredo Catarsini, Loriano Geri, Silvano Passaglia, Mario
Francesconi, Silvio Micheli, Leone Sbrana ed altri ancora.
Altemura espone
in quel periodo oltre al circuito toscano, anche in Germania a Lindau nel
1956 e a Palazzo Grazioli di Roma. Il suo lavoro pittorico, le sue ricerche
e le innate capacità, lo portano a stringere un importante sodalizio
artistico con Renato Santini, Vasco Giannini, e Mario Cosci, artista
Stiavese prematuramente scomparso. La critica alla fine degli anni '50 vede
in Altemura una riproposizione della questione del realismo. Di rado si
accenna in questo periodo all'esperienza dell'Informale, elusa dalla critica
meno aggiornata fino agli anni '60, occorre dire tuttavia che nella nostra
provincia diversi artisti influiscono da subito la portata del fenomeno
informale: e fra questi c'è anche Altemura. La diversità del suo lavoro pone
il problema in termini nuovi rispetto alla precedente vulgata realistica, in
questi stessi anni fra l'atro molti suoi colleghi emigreranno per esperienze
pittoriche in Milano alimentando quella che poi verrà chiamata la Nuova
Figurazione... La pittura di Altemura può considerarsi già in parte un
fenomeno post informale.
"..Gli anni seguitano a passare ed entrambi siamo ancora qui a fare i conti
con la nostra storia personale: lui a scriverla con i quadri ed io a
leggerla con le parole. E devo ancora cogliere i significati in queste
ultime opere, identiche per le scelte tematiche e sempre nuove per la
partecipazione umana che le pervade e che si tramuta - come deve accadere -
in flussi positivi di segni e colori capaci di ricreare una realtà di per sé
morta ma che attende sempre il miracolo della resurrezione. Altemura non usa
mai l'enfasi coloristica per imporre un contenuto dipinto, anzi mi pare che
si vada attenuando sempre più lo sfaldamento coloristico a favore di un
segno funzionale e liricizzante, che penetra nelle vene di una scarpa o di
una melagrana per estrarne un ennesimo segreto..
Dino Carlesi " Una pittura che diviene sempre più autonoma"
Marco Dolfi
Artista viareggino, maturato nel "difficile" ambiente versiliese, vive da
animatore della cultura rivierasca.
Per anni versatile autore di progetti in maschera per il carnevale
viareggino, ha rafforzato le sue cognizioni pittoriche confrontandosi con i
molti maestri versiliesi fra cui Renato Santini e Mario Marcucci, di cui era
assiduo frequentatore, facendo sue le loro indicazioni pittoriche,
maturandole con la personale creatività e visione del quotidiano, giungendo
ad un realismo sensibile ed incisivo, permeato da cromatismi a volte
coraggiosi.
Insegnante di disegno all'Accademia di Belle Arti di Carrara, fin da
giovanissimo si è posto in evidenza nell'ambiente artistico nazionale con
indubbi successi. Lavora a Viareggio e a Carrara.
"Olii su tela o tavola s'alternano portando alla luce i vari percorsi che
l'artista
ha attraversato in questi ultimi anni.
Dalle espressioni cromatiche più essenziali, con l'inserimento di pigmenti,
pochi e degradanti nello loro scarne tonalità sulle tavolozze, ai ricorsi
cromatici vari e brillanti per descriverne stati d'animo e alterazioni
umorali diverse che hanno accompagnato l'artista nella sua ispirazione e
composizione.
Fiori, nature morte, deposizioni su tavoli ricchi di colori e arbusti,
soggetti che sentiamo fino a conoscerne i rumori e i profumi ma anche
espressioni di verdi paesaggi ai limiti di una pineta, una proiezione
intimistica verso spazi naturali ed aperti, metafore di libertà,fino ai
ritratti, profonda rappresentazione dell'animo che domina sul figurativo.
.più che per stratificazioni e volumi le sue composizioni nascono da quei
graffi sottili che vanno a cercare il nero della preparazione sotto la
superficie chiara.
Da vicino quei segni ricordano gli intonaci graffiati della pittura a
fresco, dove è una punta aguzza a tracciare le linee e gli spazi che
accoglieranno il colore. Quest'ultimo è basato su una parca, quasi austera
scelta di tonalità, dal bianco alla terra d'ombra passando per una preziosa
e svariatissima gamma di grigi, ed è acceso da pochi sapienti tocchi di
colori caldi..."
Valerio Rivosecchi
Inaugurazione 16 giugno 2007
Museo Rocca Sanvitale
p.zza Matteotti, 1 - Fontanellato (PR)