L'artista e' ben nota, ormai, per essere riuscita a rinnovare un'arte popolare - qual e' quella della pittura su vetro - fino a qualche anno fa solo oggetto di studi antropo-etno-storiografici.
Personale di pittura
Il linguaggio muto della Natura
di Pino Schifano
La mostra che, il 22 Giugno prossimo, s’inaugura all’Hotel La Torre di Mondello, non è un’antologica delle opere di Anna Torregrossa ma, per l’attenta selezione che la pittrice palermitana ha fatto nell’ambito della propria produzione degli ultimi anni, è certamente una sintesi assai rappresentativa della sua personalità artistica, del suo modo di proporsi, molteplice ed unitario ad un tempo: pitture su vetro, in cui predominano classici soggetti sacri, ed olìi di varia dimensione, che rivelano la sua personale ricerca sul paesaggio. Strade abbastanza distinte sul piano tecnico, ma, a ben guardare – e questo è il dato caratterizzante di quest’artista – del tutto omogenee sul piano dei valori estetico - spirituali che le sue opere trasmettono al fruitore.
Anna Torregrossa è ben nota, ormai, per essere riuscita a rinnovare un’arte popolare –qual è quella della pittura su vetro – fino a qualche anno fa solo oggetto di studi antropo-etno-storiografici. La sua profonda conoscenza storico-iconografica e la sua preparazione umanistica le hanno consentito di operare una reinvenzione “dotta” dei modelli “poveri”, mediante l’uso di un segno, di colori, di simboli e di architetture che mediano tra arte classica (Rinascimento e Barocco) ed Impressionismo, con il filtro di effetti cromatici di estrema brillantezza e luminosità. I suoi “sottovetri” raggiungono così una dimensione artistica che fa uscire il “genere” dal suo limbo artigianale, acquisendo, in tal modo, universali consensi.
La diversa tecnica dell’olio ha portato la pittrice a distanziarsi dall’iconografia propriamente “sacra” dei soggetti dei suoi vetri. Nell’appassionato percorso – una sorta di viaggio interiore alla ricerca di sé – che l’ha vista “scoprire” i diversi aspetti del paesaggio siciliano, da quello eoliano a quello delle architetture barocche del Ragusano o a quello dell’interno madonita, ha via via lambito i limiti della rarefazione dell’immagine (un figurativismo naturalistico che tende all’essenzializzazione del tema) attraverso una vera e propria “concentrazione di pensiero” che riempie di significati simbolici i suoi quadri, ancorché essi siano di per sé ampiamente ed artisticamente validi già sul mero piano del gradevole impatto visivo.
La bella produzione odierna è un’ulteriore tappa, una vera e propria riflessione naturalistico-paesaggistica, pensosa e serena, in cui si rivela, in misura tecnico-estetica per un verso (ampiezza della pennellata, uso di colori caldi, ma non carichi; senso della profondità e della prospettiva; esaltazione degli elementi “geometrici” del paesaggio: strade asfaltate, segnaletica, corsie, pali, muretti…) e, per l’altro, attraverso una modalità introspettiva del suo sguardo sul paesaggio, quella che è la costante dell’intera opera di Anna Torregrossa: una grande fede religiosa carica d’intensa spiritualità.
Talché le due cifre stilistiche e le differenze contenutistiche, alla fine convergono in unica istanza: la ricerca di Assoluto. Ed il titolo che identifica questa mostra è l’essenza stessa del modo con cui Anna percorre questo cammino, sul “silenzio” della sua meditazione, nella profondità della sua anima, nella scoperta che la natura intorno a lei, talvolta, se la guardi con l’”occhio dello spirito” e se l’ascolti con il cuore, può farti ancora sentire “il respiro del silenzio”, che è il respiro stesso del Creato…
E non è neppure un caso che il titolo della mostra sia proprio quello di una delicata poesia (premiata, come altre) di Anna, in cui canta la voce del vento, in cui aleggia la speranza e l’attesa di un giorno solare.
L’afflato religioso di Anna Torregrossa tocca così vertici di puro romanticismo. “Il respiro del silenzio”, un olio su tela del 2006, paesaggio dal fascino sottile che riporta a certi aspetti del “sublime”, rivendica – ancorché senza intenzione alcuna – una referenza significativa: quel “Viandante davanti a un mare di nebbia”, di Caspar David Friedrich, fra le opere più emblematiche sul senso della misera dimensione umana di fronte alla immensità della natura, dove il silenzio regna sovrano ma si fa musica soave per glorificare l’opera di Dio. Anna Torregrossa percepisce in tal modo il suo personale rapporto con la natura, in cui “l’Assoluto si manifesta in ogni aspetto del visibile”.
I suoi paesaggi sono, quindi, stati d’animo, emozioni di pura religiosità che vengono trasposte in immagini.
Anna non si autodipinge, di spalle, come faceva Friedrich, ma la sua presenza è avvertibile, come se accanto ai riguardanti volesse indicare, nella natura da lei vista e ri-prodotta, quei segnali di passaggio verso quell’orizzonte spesso invisibile ma che è là, oltre le pianure, i campi di grano, oltre i canneti, le case, gli alberi, le montagne… Un attimo di contemplazione, un incantesimo che ferma il tempo in quelle immagini così vere e pur così rarefatte nella loro vasta fissità; un concentrato di eternità che si sublima, appunto, nel respiro del silenzio.
Inaugurazione ore 18.30
Hotel Splendid La Torre
Piano Gallo, 11 - Palermo
Ingresso libero