(progetto per il rallentamento del traffico). Videoinstallazione di Chiara Pirito a cura di Maria Cristina Strati. Chiara Pirito e' fotografa e video maker. Dopo gli studi presso la Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Torino, ha frequentato il Master "Espaces plastiques/espaces numeriques" a Rennes (Francia) e poi conseguito il diploma presso l'Ecole Nationale de la Photographie di Arles. E' stata selezionata per l'edizione 2001 di "Proposte" e "Quotidiana".
(progetto per il rallentamento del traffico)
videoinstallazione di Chiara Pirito
a cura di Maria Cristina Strati
Esposizione/Exposure significa insieme esposizione, nel senso di mettersi o essere messi in mostra, esibiti allo sguardo del pubblico, ed essere vulnerabili, fragili e senza difese. Il termine inglese comprende anche un'altra, vasta, area semantica di significati, che vanno dall'esposizione come denuncia, al racconto, all'essere esposti alle intemperie. Exposure è l'esempio di ciò che ne è della comunicazione interpersonale e della persona stessa nella sua intima integrità emotiva, una volta che questa abbia perso i suoi contorni privati e abbia ridefinito la propria identità sullo sfondo della società divenuta trasparente a sé stessa.
Nei lavori di Chiara Pirito lo spazio dell'automobile è insieme un luogo in cui ci sentiamo protetti e separati dal mondo e vetrina, attraverso cui siamo es-posti allo sguardo pubblico senza alcuna riserva o protezione. L'installazione fisica dei lavori comporta una relazione duale interna allo spazio espositivo (i monitor si specchiano l'uno nell'altro) e una tra lo spazio espositivo e la strada su cui questo si affaccia. Lo spazio divenuto claustrofobico dell'autovettura si contrappone allo spazio aperto della strada, ma il centro di ogni immagine resta il volto umano.
Posti l'uno di fronte all'altro i volti e le loro storie non si vedono e non si parlano, come opere museificate, esposte e catalogate in una sequenza stabilita da altri, in altri tempi e luoghi. Se i volti rimandano a storie che restano non raccontate, come interrogazioni senza risposta, l'interno della macchina si configura come uno spazio intermedio, che comporta insieme un isolamento e una continua rivelazione all'esterno. Come una vetrina, una frontiera o uno schermo televisivo aperto sul mondo.
In tal modo, attraverso una dialettica circolare e continua tra spazio privato e spazio pubblico, l'esposizione di sé all'altro sostituisce il vero rapporto interpersonale, invalidandone i confini in profondità .
Questo processo ha da fare con una condizione umana e sociale densa di conseguenze e molto attuale. L'identificazione del privato con il pubblico finisce per corrispondere alla perdita di entrambi e, nel passaggio, ha luogo un paradosso: la definizione stessa dell'identità dell'individuo non si riconosce più tanto con la propria espressione sociale, ma con una sorta di superindividuo impersonale, che sospende tutti i vissuti e le storie personali e private.
Nel mondo spettacolarizzato chi si espone all'occhio pubblico si trova così in una condizione insieme di immensa forza e immensa debolezza: mentre si rende vulnerabile e si espone senza difese al giudizio di tutti, perdendo ogni diritto sulle proprie esperienze private, la persona divenuta pubblica guadagna allo stesso tempo un enorme potere. Una volta sfondato il muro della comunicazione (di massa) la persona privata si sente onnipotente, immortale. Nella tensione costante tra la dolorosa messa in piazza delle proprie debolezze e la loro ostentazione voluta, l'individuo diventa impudicamente esibizionista; quasi riuscisse a sentire se stesso, a viversi, a relazionarsi con il mondo, solo attraverso il tramite di determinate modalità comunicative proprie della società dello spettacolo.
Il soggetto indossa le sue maschere e si confonde con quelle. Specchiandosi nello schermo del mondo, ha l'impressione di compiere il passaggio definitivo al di là dello specchio stesso, trasformandosi nella pornografica e iperreale apoteosi della sua stessa personalità . C'è un momento di indeterminatezza, attesa, sospensione: quello in cui la trasposizione di uno spazio privato in uno spazio pubblico avviene nella forma dell'impercettibile scivolamento dalla vita quotidiana a quella completamente (e tragicamente) trasparente e spettacolarizzata del dominio pubblico.
Maria Cristina Strati
Chiara Pirito è fotografa e video maker. Dopo gli studi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino, ha frequentato il Master "Espaces plastiques/espaces numeriques" a Rennes (Francia) e poi conseguito il diploma presso l'Ecole Nationale de la Photographie di Arles. E' stata selezionata per l'edizione 2001 di "Proposte" e "Quotidiana".
Inaugurazione: martedì 2 ottobre ore 19.00, fino al 12 ottobre
associazione culturale L'Aleph - Amantes
Via Principe Amedeo 38/a Torino
telefax +39 011 8172427