Fondazione Forma per la Fotografia
Milano
piazza Tito Lucrezio Caro, 1
02 58118067 FAX 02 89075418
WEB
Tre mostre
dal 27/6/2007 al 25/8/2007
11-2, giovedi' 11-23; chiuso lunedi'

Segnalato da

Anna Caterina Bellati




 
calendario eventi  :: 




27/6/2007

Tre mostre

Fondazione Forma per la Fotografia, Milano

Ferdinando Cioffi: Portraits. Una rassegna di immagini con i personaggi che piu' hanno corrisposto alla sua idea di fotografia storica. David Goldblatt presenta un esaustivo rapporto sulla storia del Sud Africa durante e dopo l'apartheid, un'attenta documentazione di quella che egli chiama l'era del Baasskap, la dominazione bianca. Raccontare il viaggio: Fotografie e ricordi della Pechino-Parigi (1907).


comunicato stampa

Ferdinando Cioffi. Portraits

Una mostra che segna un punto fermo nella carriera di uno dei più importanti fotografi europei. Ferdinando Cioffi da sempre si muove in un milieu colto del quale fanno parte soprattutto artisti (pittori e scultori), giornalisti, personaggi dello spettacolo. Con qualche incursione nel mondo dell’aristocrazia europea e in quello dei grandi chefs.

Cioffi presenta in questa rassegna di immagini, non a caso tutte delle medesime dimensioni e in un formato, quello del quadrato, che sottolinea l’idea del ritratto contenuto in una forma geometrica perfetta, i personaggi che più hanno corrisposto alla sua idea di fotografia storica. Cioffi fissa nei suoi scatti un momento preciso della vita delle persone, ma con un tono così sospeso e così distaccato dagli eventi mondani che il soggetto diventa qualcosa di assoluto. Alla maniera fiamminga il suo lavoro si avvale di un uso della luce radente e morbida, quasi provenisse da una fonte esterna. I volti ne risultano magnificati, lo sguardo brilla e fissa lo spettatore, mentre gli oggetti che occupano lo spazio dicono dettagli preziosi della vita quotidiana e delle abitudini del protagonista. Gli ottanta lavori esposti svelano inoltre al visitatore la grande attrazione esercitata sul fotografo italo-americano dal mondo del cinema e dalle sue tecniche.

Anna Caterina Bellati

Ferdinando Cioffi, un fotografo luminista
Denis Curti

La fotografia è spesso declinata attraverso generi e stili e, per dirla subito, Ferdinando Cioffi è un fotografo luminista. Transitato giovanissimo dagli studi newyorkesi dei grandi maestri Richard Avedon e Irving Penn, da cui ha appreso i segreti del ritratto fotografico, sviluppa ben presto una particolarissima sensibilità nel trattamento della luce. Al pari dei soggetti che ritrae, questa è protagonista indiscutibile di ogni sua immagine. Definisce con profusione di particolari il modellato di figure che si stagliano sul fondo assumendo un tono eroico e solenne. Addirittura definitivo.

Pure osservando il canone della ritrattistica ufficiale, le immagini di Cioffi svelano un interessante approfondimento psicologico. La sessione di posa si definisce come un incontro fra il fotografo ed i propri soggetti, durante il quale si sviluppa un rapporto carico d’empatia e condivisione. E’ come se in assenza di dialogo e confronto, fosse impossibile lo scatto. ,In questo contesto dialogico, di fronte al suo obiettivo allora sostano uomini e donne, individui e non tipologie di individui, celebri personaggi che, dismesse maschere, ruoli e travestimenti pubblici, svelano apertamente la propria intimità, dichiarando la loro personalità.

Nei ritratti di Cioffi l’ambiente concorre in misura determinante a descrivere il profondo di ogni soggetto umano. Anziché stagliarsi contro lo sfondo omogeneo e neutro di uno studio di posa, molti sono ripresi nei luoghi dove abitano o svolgono la propria professione. Talvolta si confondono con lo spazio delimitato dall’inquadratura. Poi la scena viene riempita con oggetti appartenenti alla biografia di ciascuno. Come nelle opere indimenticabili di Arnold Newman, spesso si tratta degli oggetti che utilizzano per il proprio lavoro, o sono il frutto di quel lavoro. Funzionano come didascalie.

Dichiarano indubitabilmente di chi si tratta senza usare parole. Così Fernando Botero è sovrastato dalle ipertrofiche sculture che ha realizzato per i musei e le città di tutto il mondo, Boltanski è in piedi di fronte ai propri struggenti bianchi e neri, Michelangelo Pistoletto ha alle spalle una serie di specchi che moltiplicano lo spazio in cui si trova. La pratica del ritratto implica un rapporto di forza fra fotografante e fotografato. Dalla propria posizione privilegiata Cioffi sceglie di rendersi invisibile per lasciare emergere l’anima di chi, giorno dopo giorno, osserva per un istante attraverso il mirino della propria macchina fotografica.

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David Goldblatt

a cura di Martin Parr

Maestro del fotogiornalismo, David Goldblatt è il più importante fotografo sudafricano e presenta per la prima volta in Italia il suo lavoro in una mostra curata da Martin Parr: un esaustivo rapporto sulla storia del Sud Africa durante e dopo l’apartheid, un’attenta documentazione di quella che Goldblatt chiama l’era del “Baasskap”, la dominazione bianca. Con le sue immagini, all’apparenza semplici ma folgoranti, ispirate alla quotidianità, David Goldblatt riesce a rendere le vite sudafricane visibili in tutta la loro complessità. Le sue sono fotografie di denuncia e rivelano tutto l’impegno morale e la forte empatia dell’autore con la storia dei neri sudafricani, pur non ricercando mai situazioni particolarmente spettacolari o violente. Come dice lo stesso autore, “anche dove sembrava non accadesse niente, in qualche modo queste mie foto ribadivano le differenze e irritavano l’establishment”. Ma il suo lavoro non si limita a una denuncia o una registrazione del regime dell’Apartheid. Alla ricerca sempre di nuovi modi per interpretare la realtà che lo circonda, David Goldblatt negli ultimi anni ha saputo creare delle nuove serie fotografiche misurandosi con una realtà in continua evoluzione e con l’esigenza, quindi, di raccontarla con uno stile sempre nuovo, moderno, in grado di comprendere ma anche di stupire.

In mostra 136 fotografie tra colore e bianco e nero (dai primi anni Sessanta ai nostri giorni), divise in otto sezioni:

Le prime icone
Una panoramica delle sue prime fotografie tratte dai libri On the Mines (Nelle miniere), 1973 e Some Afrikaners Photographed (Ritratti di Afrikaners), 1975. La selezione mostra un Goldblatt giovane, che documenta con stile e voce forti, la vita quotidiana dei primi tempi dell’apartheid.

I trasportati
Una selezione di immagini scattate nel 1983/1984 che ritraggono gruppi di pendolari neri. Per poter lavorare, a milioni erano costretti a spostarsi dalle homelands alle città. Goldblatt ha fotografato la gente di KwaNdebele che doveva affrontare ogni giorno 8 ore di viaggio: 4 per essere a Pretoria alle 7 del mattino e 4 per rientrare a casa la sera tardi.

Boksburg
Questo importante progetto del 1979/1980 descrive la middle class bianca della piccola cittadina di Boksburg, vicino a Johannesburg. Nella loro apparente freddezza, le immagini sono ancora più incisive per la diretta crudezza delle situazioni ritratte.

I particolari
Scattate verso la metà degli anni Settanta, Queste fotografie si concentrano su dettagli di bianchi e neri mentre si riposano al parco. Goldblatt esplora i corpi, i vestiti e quello che evocano. Il libro di questo progetto, pubblicato nel 2004, ha vinto il premio del libro al festival di fotografia Rencontre d’Arles.

Sudafrica: la struttura delle cose com’erano
Questa importante serie di fotografie è stata realizzata prevalentemente negli anni Ottanta, nel periodo più buio dell’apartheid. Qui Goldblatt rivolge la sua macchina fotografica non tanto verso le persone, quanto verso le strutture costruite dalle persone. Ancora una volta, le sue immagini ci raccontano la gente e la società sudafricana.

Johannesburg oggi: gli artigiani e le loro insegne
Nei quartieri residenziali di Johannesburg spuntano piccoli annunci di imbianchini e artigiani neri che Goldblatt fotografa come parte integrante del paesaggio urbano. Alcuni sono stati da lui contattati, incontrati e quindi ritratti.

Le strade di Johannesburg
Diverse sono le situazioni che appaiono per le strade di Johannesburg, fotografate con una macchina di grande formato. Una dimensione di metropoli ampia, varia, caotica.

Funzionari statali Parte del nuovo sistema di governo del paese prevede un nuovo ordinamento per gli enti locali. Goldblatt ritrae impiegati statali, bianchi e neri, da soli o in gruppo, nei loro uffici o sul posto di lavoro. Le fotografie mostrano aree urbane e rurali e rivelano la progressiva emancipazione della società sudafricana.

La mostra è stata presentata in anteprima, in collaborazione con FORMA, ai Rencontres Internationales de la Photographie di Arles nel Luglio del 2006 dove è stata acclamata dal pubblico e dalla critica. Il volume che accompagna la mostra ( David Goldblatt. Fotografie pubblicato da Contrasto), raccoglie il meglio della straordinaria produzione dell’autore e rappresenta la retrospettiva completa di un narratore del nostro tempo.

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Raccontare il viaggio

Fotografie e ricordi della Pechino-Parigi (1907). Le immagini autentiche, recentemente restaurate, conservate presso la Fondazione Corriere della Sera e esposte qui per la prima volta, insieme ai diari e ai ricordi di una spedizione che ha fatto epoca, raccontano il senso dell’avventura e il significato di uno dei primi grandi reportage di viaggio del nostro tempo.

La mostra dedicata alla Pechino-Parigi, in occasione del centenario dell’impresa (1907-2007), ha la sua origine in un fondo avventurosamente scoperto negli Archivi del Corriere della Sera: una serie di diapositive su vetro con le immagini del celebre raid, utilizzate da Luigi Barzini, corrispondente del Corriere della Sera al seguito di Scipione Borghese,
per documentare la celebre traversata in automobile compiuta a bordo dell’Itala.

Il quotidiano francese Le Matin, nel marzo del 1907, aveva lanciato la sfida “C’è qualcuno che accetti di andare, nell’estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?”, raccolta dal principe Borghese, già abituato a simili sfide temerarie. Luigi Albertini, al tempo direttore del Corriere della Sera, aveva mandato il suo inviato di punta ad affiancare la spedizione, con l’incarico di redigere poi le corrispondenze che saranno pubblicate congiuntamente, per accordo editoriale, su Corriere della Sera e Daily Telegraph. Ancora oggi, quei testi rappresentano l’appassionante testimonianza di un’impresa al tempo considerata da molti impossibile.

Le lastre, pubblicate dallo stesso Barzini all’indomani della spedizione nel volume La metà del mondo vista da un’automobile (Hoepli 1908), costituiscono un avvincente reportage e raccontano, con grande nitidezza, i sessanta giorni del viaggio e i suoi protagonisti alle prese con l’esotismo e la ruvidezza dei paesaggi incontaminati su cui la tecnologia – cioè l’automobile – tentava di imporre un nuovo dominio.

Ancora oggi, il fascino della Pechino Parigi è rimasto immutato. Questa mostra, e le sue lastre d’epoca restaurate, rappresenta non soltanto la testimonianza di una grande impresa sportiva, ma un momento cruciale nella storia del giornalismo di viaggio.

Forma - Centro Internazionale di Fotografia
piazza Tito Lucrezio Caro, 1 - Milano
Orario: tutti i giorni 11-21. Giovedi' 11-23. Chiuso lunedi'
Ingresso Intero 6,50 euro, Ridotto 5 euro, Scuole 3 euro

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Irene Kung
dal 27/11/2013 al 10/1/2014

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