Tre: tele, carte, multipli. "Con Mario ho passato molto tempo, quello che si potrebbe definire dell'apprendistato. Franco Angeli lo conobbi nel 1977 nel suo studio al piano terra di Palazzo Lancellotti. Sono passati circa vent'anni dalla morte di Tano; mi ricordo quando si sistemo' per alcuni mesi nel mio studio..." (E.Manera)
Tre: tele, carte, multipli
Presentazione di Enrico Manera
Catalogo a cura di Angela Palmiotto e Piero Boccuzzi
Con Mario ho passato molto tempo, quello che si potrebbe definire
dell'apprendistato, dal 1975 al 1982. Mario era un grande personaggio,
carismatico anche nella vita di tutti i giorni, divertito dall'idea del
"mito dell'artista", ossessionato dal suo lavoro. La sua maniera di
dipingere poteva sembrare infantile, in realtà nascondeva la necessità di
bruciare e di vivere ogni attimo della propria esistenza, il suo era un
gesto liberatorio; si liberava di tutto e lo faceva creando, tra migliaia
di barattoli di smalto industriale, polaroid, televisori, rullini
fotografici, biciclette da corsa e scarpe da ginnastica. Si muoveva con
leggerezza, con la grazia di un puma, come sottolineò Goffredo Parise, in
quei spazi; era un instancabile operaio dell'arte; era capace di lavorare
incessantemente per giorni interi senza mai riposarsi. Lo osservavo con
ammirata devozione; a quei tempi era l'unica maniera per capire il mondo a
cui apparteneva e a cui io avevo voglia di appartenere.
Franco Angeli lo conobbi nel 1977 nel suo studio ricavato al piano terra
di Palazzo Lancellotti (luogo in cui viveva) in Vicolo dei Paneri a Roma.
Al suo interno l'ordine regnava geometrico e sovrano: era un artista
preciso, metodico, caratterialmente lunatico, generoso quando era con gli
altri, capace di slanci talvolta anche imbarazzanti, commuoventi; però, al
contempo era una persona fragilissima ed era geloso, pazzo di sua figlia,
avrebbe fatto di tutto pur di non farle mancare nulla. Frequentava i
salotti più sofisticati dell'aristocrazia romana creando al loro interno
scompiglio e disordine. Il mio rapporto con Franco non fu completo come
quello che si era creato con Mario e Tano, mi aveva affidato il ruolo del
confidente, mi chiamava anche a notte inoltrata raccontandomi
minuziosamente tutto quello che gli capitava durante la giornata e io lo
ascoltavo, talvolta seduto sugli scalini dell'Obelisco di Piazza del
Popolo.
Sono passati circa vent'anni dalla morte di Tano; mi ricordo quando si
sistemò per alcuni mesi nel mio studio in via della Lungara verso la fine
del 1979, fu un periodo bello e intenso. Era un uomo dalla raffinata
cultura, sapeva tutto ed era sempre informato, in contrasto con la sua
forte cadenza romana che poteva trarre in inganno chi non lo conosceva,
era molto educato e signorile. Era realmente l'ideologo del gruppo; basti
pensare che, negli anni sessanta, le sue opere venivano esposte accanto a
quelle di Barnett Newman, Marck Rothko e Willem de Kooning. Con Tano mi
sono divertito tantissimo, era piacevole sentirlo parlare durante quelle
interminabili giornate in cui tutto poteva accadere, anche una rissa
improvvisa all'interno della vineria Buccone in via Ripetta.
Enrico Manera
Rosso41
Via delle Crociate, 41 - Trani
Orari: lunedì - sabato, 10.30-13 e 18-21
Ingresso libero