Progetti antichi per la facciata di San Petronio. Sette secoli, l'impegno di molti dei maggiori protagonisti della storia dell'architettura, per una facciata rimasta comunque incompiuta. La fantasia dei bambini di oggi per immaginare una facciata che non sara' mai.
Progetti antichi per la facciata di San Petronio
Sette secoli, l'impegno di molti dei maggiori protagonisti della storia
dell'architettura, per una facciata rimasta comunque incompiuta.
La fantasia dei bambini di oggi per immaginare una facciata che non
sarà mai.
Dal 4 ottobre al 6 gennaio, il Museo Civico Medievale di Bologna propone
la preziosa esposizione "La Basilica incompiuta. Progetti antichi per la
facciata di San Petronio". La mostra presenta ventiquattro progetti per
il completamento della facciata della basilica di San Petronio a Bologna
elaborati tra il XVI e il XVIII secolo, di proprietà del Museo di San
Petronio e recentemente restaurati dalla Soprintendenza per il
Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico. Con essi, modelli
d'epoca, ritratti dei grandi committenti, dipinti, medaglie, documenti
sulle vicende della celebre basilica bolognese.
Promossa da Musei Civici d'Arte Antica-Assessorato e Settore Cultura del
Comune di Bologna, Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e
Demoetnoantropologico di Bologna, Basilica di San Petronio e organizzata
da Musei Civici d'Arte Antica e Soprintendenza per il Patrimonio
Storico, Artistico e Demoetnoantropologico di Bologna con il contributo
della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la mostra è curata da
Marzia Faietti e Massimo Medica, con l'apporto di un ampio comitato
scientifico (comprendente Jadranka Bentini, Sergio Bettini, Howard
Burns, Marzia Faietti, Mario Fanti, Deanna Lenzi, Massimo Medica,
Maurizio Ricci, Eugenio Riccòmini, Augusto Roca de Amicis, Richard J.
Tuttle, Elisabetta Vasumi Roveri,Vitale Zanchettin).
La lunga vicenda di San Petronio inizia nel 1390, quando la cittÃ
decide di innalzare una grande basilica dedicata al Santo protettore,
con l'intento di celebrare la conquista della libertà comunale. Il
progetto originario, ideato da Antonio di Vincenzo, che prevedeva la
realizzazione di una facciata a fasce bianche e rosse, venne realizzato
solo parzialmente nell'attuale parte inferiore, che appare oggi
rivestita nel portale centrale dagli splendidi rilievi biblici (1425) di
Jacopo della Quercia. La parte superiore restò al "grezzo" in attesa
che si raccogliessero idee e soprattutto fondi per completare ciò che
così mirabilmente era stato improntato.
Segue il progetto realizzato intorno al 1518 dal bolognese Domenico Aimo
da Varignana, con cui i successivi elaborati dovettero misurarsi anche
in virtù della sua commistione di motivi gotici e spunti raffaelleschi
di modernità .
Bologna intanto diventa la seconda città dello Stato Pontificio e la
sua basilica scenario dei più importanti eventi. Un momento di
grandezza che influenza anche Arduino Arriguzzi, l'architetto che, nel
1514, progettò di farne la basilica più grande del mondo,
addirittura superiore a S. Pietro a Roma, progetto che venne poi
bloccato da papa Pio VI con la realizzazione dell'edificio
dell'Archiginnasio.
Tra il 1522 e il 1523, arriva da Siena Baldassare Peruzzi, forte della
esperienza e della fama derivate dal suo intervento romano per San
Pietro. I disegni che egli elabora (esposti in mostra) vengono giudicati
"belisimi e magnifici" ma restano sulla carta.
La parola passa quindi a Giacomo Ranuzzi che viene presto affiancato,
per volontà di Paolo III dall'architetto pontificio del momento,
Jacopo Barozzi da Vignola. Per dipanare il contrasto tra i due
professionisti, i Fabbricieri chiamano a dire la loro due "periti"
esterni, Giulio Romano e Cristoforo Lombardo che si pronunciano a favore
del Vignola, lasciando per altro loro suggestivi suggerimenti
iconografici, esposti nella mostra.
Nel 1530, il tempio ospita l'evento simbolicamente più importante del
momento, l'incoronazione da parte di Clemente VII dell'imperatore Carlo
V. Questo offre il destro ai Fabbricieri per chiedere all'Imperatore di
contribuire alle spese per la facciata, solleticandolo con la proposta
di raffigurarvi scene della cerimonia che lo aveva visto protagonista.
Nel 1556 i lavori riprendono ma non durano molto. A dirigerli era stato
chiamato Domenico Tibaldi, ma incertezze, dubbi, controversie ebbero
nuovamente la meglio.
Su invito del Presidente della Fabbrica, il conte Giovanni Pepoli, entra
in scena Andrea Palladio che, come documentano i quattro disegni
esposti, finì con l'ideare una facciata "alla moderna", senza alcun
vincolo con la basica gotica, proponendo anzi la rimozione totale del
basamento, sostituito da un portico-pronao. A bloccare l'innovativo
progetto provvide Papa Gregorio XIII. Sarà lo stesso Pontefice a
commissionare un disegno ad Alberto Alberti; il disegno, datato 1580,
evidenziava un tentativo di conciliazione, rispettivamente nella parte
inferiore e in quella superiore, tra gotico e moderno, che finivano
tuttavia per essere giustapposti tra loro senza una reale
compenetrazione.
Quasi mezzo secolo dopo, nel 1626, Girolamo Rainaldi, contattato dai
Fabbricieri per una consulenza sulla costruzione delle volte della
navata centrale, offrì nel suo studio per la facciata una
interpretazione originalissima della disputa ormai secolare, attraverso
una complessa intelaiatura in cui si avvicendavano elementi d'estrazione
tardomanieristica a motivi medievali.
La mancanza di fondi obbligò a sospendere anche nel secolo successivo
il dibattito intorno alla facciata, sbloccato soltanto a seguito del
testamento stilato dal cardinale Pompeo Aldrovandi nel 1747, con il
quale veniva stanziata un ingente somma per terminare la costruzione.
Dei numerosi progetti che scaturirono in quella occasione, affidati dai
Fabbricieri dapprima a Carlo Francesco Dotti, l'architetto del Senato
dal novembre 1748 incaricato della ripresa dei lavori, e successivamente
a Mauro Tesi. Con Dotti e Tesi si registrano gli ultimi tentativi per
riaffermare l'opportunità di un completamento della facciata
petroniana in stile moderno.
Progetti e tentativi si susseguirono per tutto l'Ottocento e sino agli
anni Trenta dello scorso secolo, senza per altro effetti pratici. La
Basilica incompiuta continuò nella sua storia di cantiere senza fine.
Ciò che non è stato realizzato può però essere immaginato. Sono
invitati a farlo, con disegni, elaborazioni, modelli, i ragazzi che
visiteranno la mostra, a cui è dedicato un concorso, promosso dalla
Sezione Didattica dei Musei.
Inaugurazione: mercoledì 3 ottobre, ore 17
Orario: martedì-sabato 9-18.30, domenica e festivi 10-18.30;
chiuso lunedì, Natale e Capodanno.
Bologna, Museo Civico Medievale
Ingresso alla Mostra e al Museo,
lire 8.000 ridotti lire 4.000 Catalogo a cura di Marzia Faietti e
Massimo Medica, edizione Sate lire 60.000 (lire 50.000 in mostra); in
mostra sarà disponibile anche una guida breve.
Per informazioni: URP Comune di Bologna tel. 051/203040
Per prenotazione di visite guidate per scolaresche ed informazioni sul
concorso per le scuole: Sezione Didattica dei Musei Civici d'Arte
Antica: tel. 051-203934 / 203935.
Studio ESSECI - Sergio Campagnolo tel. 049.663499 fax 049.655098 email
esseci@protec.it
in collaborazione con Ufficio Comunicazione, Promozione e Stampa dei
Musei Civici d'Arte Antica-Gilberta Franzoni