Shona Illingwoth: l'installazione video ritrae un uomo che ha trascorso un lungo periodo di tempo in prigione. Daniela Kostova: in otto minuti di proiezione lo spettatore avrebbe il tempo di interrogarsi sull'identita' della protagonista, su cosa stia facendo e soprattutto sul perche'... Adrian Paci: entrando nello spazio espositivo si sente la voce di una bambina che canta con civetteria infantile una vecchia canzone per bambini di Shkodra.
Shona Illingwoth (vive e lavora a Londra)
Walking on letters
Installazione video, DVD; 8 minuti
L'installazione video ritrae un uomo che ha trascorso un lungo periodo di
tempo in prigione. Col susseguirsi delle immagini egli descrive gli aspetti
materiali della sua cella traendoli dalla memoria con un'ossessiva aggiunta
di dettagli ad ogni cambiamento. Come questa descrizione rivela, la sua voce
è soffocata e mentre questi strati di suono si accumulano, la descrizione
diventa sempre più frammentata e permette soltanto a isolati dettagli di
emergere. Diventa poi necessario leggere le labbra per seguire il racconto.
La voce è usata per unire le dimensioni fisiche e psicologiche dello spazio
da lui descritto.
L'uomo è nell'oscurità , s'intravedono coperte rivoltate e oggetti sparsi sul
pavimento, che creano un terreno nuovo e imprevedibile su cui camminare. Poi
egli si convince che, con il tempo e la concentrazione, può rendere
sensibili i suoi piedi a "leggere" le lettere nel buio per percepire da chi
sono state scritte, sentendole semplicemente con i piedi. La cella è uno
spazio persistente e opprimente, si ha una liberazione temporanea sentendo
il sottile frammento di spazio nascosto tra la pianta dei piedi e le lettere
sul pavimento. L'unica superficie fisica dello spazio visibile nel video è
il pavimento.
L'opera studia a fondo la relazione tra il vedere e il sentire e cambia il
punto di vista tra gli spazi interni del pensiero, dell'emozione, della
memoria e il mondo fisico esterno, concentrandosi sui punti dove il suono e
l'immagine passano tra i due. Per esempio nelle sequenze di lettura labiale
il suono è letto attraverso l'immagine e viene contemporaneamente ricreato
nella mente di colui che guarda come una voce interiore.
Daniela Kostova (vive e lavora a Sofia, Bulgaria)
Frame, 2000
Video; 8 minuti
In otto minuti di proiezione lo spettatore avrebbe il tempo di interrogarsi
sull'identità della protagonista, su cosa stia facendo e soprattutto sul
perché. In realtà quello che interessa è l'atto stesso del vedere, il
desiderio di "guardare".
Un grande riquadro nero occupa quasi per intero l'inquadratura, relegando
l'immagine ai margini, trasformandola in cornice. Ciò che abitualmente si
trova all'interno dell'inquadratura, e quindi viene percepito come
significante, è censurato. L'immagine invece, doppiamente delimitata, non
mostra chiaramente nulla, ma costringe a riflettere sui limiti della ripresa
che presentando una fetta della "realtà " esclude tutto il resto.
L'immagine ha la priorità su ogni altra forma di percezione a tal punto che
la familiarità ai racconti che ogni giorno si vedono scorrere abitua,
oltreché ad un sistema narrativo, ad un sistema della visione. L'operazione
di censura infastidisce perché non consente di avere la conferma che ciò che
si pensa di vedere stia realmente accadendo; inoltre alimenta il desiderio
di spiare ciò che fa la protagonista senza che ci si renda conto che non fa
nulla di diverso da ciò che facciamo noi.
Adrian Paci (nato a Shkodër, Albania; vive e lavora a Milano)
Apparizione, 2000
DVD; 5 minuti
Entrando nello spazio espositivo si sente la voce di una bambina che canta
con civetteria infantile una vecchia canzone per bambini di Shkodra.
Seguendo la voce lo spettatore si trova in una sala di proiezione buia alla
fine dello spazio espositivo. Ma nel frattempo la bimba (la piccola Tea,
figlia dell'artista) è scomparsa.
Ma che cosa possiamo dire della piccola Tea? Che cosa può fare con questa
canzone, e fino a che punto farà parte della cultura e della sua educazione,
e ancora, quale sarà per lei il ruolo e l'importanza della tradizione del
suo paese in un contesto più vasto? La distanza fra le immagini proiettate,
o in altre parole il vuoto tra di loro, diventa un significante ben
appropriato, molto più importante delle immagini in sé. Ciò accade perché
quel vuoto suggerisce l'inevitabile distanza sempre crescente tra lei e i
suoi nonni. L'unico tratto comune (al di là del legame di sangue tra loro)
si può rintracciare nella colonna sonora, che resta uguale quando si passa
da un'immagine all'altra. Ma per quanto sarà così?
Shona Illingworth
Daniela Kostova
Adrian Paci
a cura di Lino Baldini
Inaugurazione giovedì 4 ottobre ore 18
Orari: dal martedì al sabato dalle 15 alle 19