In mostra cinque artisti del capoluogo aretuseo che espongono una serie di fotografie: Michele Battaglia, Stefano Calcinella, Corrado Cavarra, Germana Falco e Salvatore Ferrara. A cura dell'Associazione Direzione - Sud Basso Jonio.
Michele Battaglia, Stefano Calcinella, Corrado Cavarra, Germana Falco e Salvatore Ferrara
L’esposizione fotografica a cura dell’Associazione Direzione - Sud Basso Jonio, allestita da Claudio Cavallaro
“Confini”. E’ questo il titolo dell’esposizione fotografica che sarà
inaugurata domenica 15 luglio 2007 alle ore 18 presso lo “Spazio Espositivo della Provincia Regionale di Siracusa” sito in via Brenta, 67. La
mostra, nata in sinergia con l’Accademia di Belle Arti “Michelangelo
Castello”, Jonio Pesca – Società Cooperativa e l’azienda agricola Pupillo fondata nel 1908 è organizzata a cura del circolo “Direzione sud – Basso Jonio”, vedrà durante la serata di vernissage delle proiezioni video a
cura dell’Associazione “16/09 Visuals”. All’esposizione fotografica
saranno presentate le opere di cinque artisti del capoluogo aretuseo: Michele Battaglia, Stefano Calcinella, Corrado Cavarra, Germana Falco e Salvatore Ferrara.
I profili degli artisti:
Michele Battaglia
“In un mondo che si è fatto villaggio senza più confini, Battaglia
compie un viaggio alla riscoperta della dimensione intima del , riuscendo
ad evocare coi suoi scatti, ritmi di vita calmi e meditati e tempi che
non conoscono nè la fretta nè la pressione coercitiva dell'efficienza
produttivistica. La notte e il silenzio accompagnano il viaggio
attraverso scale che scompaiono dietro curve dolci di muretti bassi o che s'inerpicano verso non è dato sapere dove o che di netto vengono troncate dall'angolo tagliente di un muro; attraverso strade di pietre levigate dal tempo e dai passi degli uomini e case dall'intonaco di muffa e
scrostato, di vecchie finestre di legno sfatto, di portoni come bocche chiuse; e lampioni accesi sfavillanti contro il cielo buio - la via dell'amore vero, quello eterno, sconfinato, è tutta una scalinata, in salita, e non si sa dove conduca (ma una luce arriva da su in cima: è una
promessa?)”.
Stefano Calcinella
“I corpi delle foto di Calcinella ci dicono, con tutta la crudezza di
cui sono capaci, di come la carne esprima l’esistenza e di come
l’esistenza vissuta da questi corpi in mostra e su queste carni si svolga entro quell’orizzonte che accoglie le vette più elevate e gli abissi più profondi, lì dove, attratto dal vuoto, il corpo precipita in una caduta profonda, peccatrice. Si materializza allora una realtà in cui il corpo, ormai evanescente , viene svenduto, desessualizzato, neutralizzato,
normalizzato. All’interno dei confini corporei e carnali il mondo si
scopre a noi e noi al mondo, cosicché le tracce rivelatrici della nostra
vita si leggono, tutte, sulla nostra carne. Gli scatti di Calcinella sono
un atto d’amore verso il corpo poiché il fotografo/demiurgo sa che,
come dice Klossowski: ”.
Corrado Cavarra
“Il confine non si percepisce mai così prepotentemente come là dove la
terra finisce e si getta nel mare. Quando il limite è l’acqua, quando
sappiamo, e vediamo, che al di là non c’è più nulla di solido a
sostenere i nostri passi, il confine, lo sentiamo in maniera così diretta da poterne avere, se vogliamo, un’esperienza tattile, fisica.
Le opere che Cavarra espone sono presentate come un reportage su un
luogo, Ustica, a cui la natura ha assegnato limiti geografici ben precisi, ben de-finiti; chiusa all’esterno dall’acqua, lo sguardo del fotografo documenta i momenti della traversata, gli spostamenti a bordo delle barche, la riparazione delle reti da pesca rotte, tutti attimi di vita legati, in un modo o nell’altro, al mare – legati, in quest’ottica, al
confine”.
Germana Falco
“Le opere di Germana Falco sono un invito ad aprirsi all’altro e a sé
stessi. Guardare, spiare, sognare, osservare per imparare, per vedere. I
suoi scatti sono un’esortazione a riconoscere e oltrepassare i propri
confini, spesso mentali. Ciò che lei cerca di approfondire è la ricerca
sulle barriere formali oggi per lei troppo invasive nel nostro
linguaggio verbale e corporeo. Nell’opera la scrittura porta in primo piano il tempo, un tempo senza confini ben precisi e che quindi diventa confine; quel a cui la foto sembra alludere, cela svariate interpretazioni. Per accrescere e facilitare la percezione della sua poetica, complice è l’allestimento che prevede alcune fotografie esposte in modo inusuale, per concedere al fruitore il permesso (e l’occasione) di entrare “nei suoi pensieri” tramite la relazione interattiva con l’installazione fotografica”.
Salvatore Ferrara
Gli spazi cittadini di Ferrara, le vie vuote, le piazze silenziose, i
cieli tagliati dai fili dei tram, evocano già da sé soli l’idea del
confine. Terra di nessuno, no men’s land per definizione, il confine non è
un luogo, ma uno spazio; la differenza tra l’uno e l’altro è
fondamentale in quanto il primo è un fenomeno qualitativo che non può essere ridotto a nessuna delle sue singole caratteristiche, come ad esempio quella delle relazioni spaziali, appunto. Storico, identitario e relazionale; sono queste le tre caratteristiche in mancanza delle quali M. Augé propone di identificare i non-luoghi. I soggetti ritratti da Ferrara si mantengono in bilico tra luogo e non luogo poiché sono strutturati così come un luogo dovrebbe essere, ma vuoti di vissuto così come il non
luogo è”.
Inaugurazione ore 18
Spazio Espositivo della Provincia
via Brenta, 67 - Siracusa
Orario: dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 20
Ingresso libero