Il lavoro di Finzi - pittore veneziano scelto dalla Show Room bolognese di Telemarket per inaugurare la nuova stagione espositiva - e' sempre stato segnato, fin dagli esordi risalenti agli anni Cinquanta, da un evidente interesse per i cromatismi più intensi, costantemente espressi, pero', in un ambito di precisione formale raramente riscontrabile nell'attivita' degli altri artisti della sua generazione affascinati dalla dimensione percettiva (anche se le eccezioni non mancano).
E' opinione comune che una delle principali differenze tra poesia e prosa stia nel fatto che la prima è caratterizzata dall'ambiguità , proprio perché si basa sull'uso costante delle immagini, le quali sono ambigue per definizione. Un concetto, questo, che sembra aver permeato il lavoro artistico di Ennio Finzi, le cui opere, infatti, sono state più volte avvicinate a quelle tradizionalmente liriche, tanto da essere definite "versi del colore". E in effetti il lavoro di Finzi - pittore veneziano scelto dalla Show Room bolognese di Telemarket per inaugurare la nuova stagione espositiva - è sempre stato segnato, fin dagli esordi risalenti agli anni Cinquanta, da un evidente interesse per i cromatismi più intensi, costantemente espressi, però, in un ambito di precisione formale raramente riscontrabile nell'attività degli altri artisti della sua generazione affascinati dalla dimensione percettiva (anche se le eccezioni non mancano).
Ma il raggiungimento, da parte del pittore, di questa sorta di equilibrio dei segni e dei rapporti tra lati luminosi e lati oscuri dell'interiorità , non significa - specie per quanto riguarda le opere giovanili - una rinuncia alla forza del gesto espressivo; al contrario, tale forza scaturisce con molta chiarezza, solo che tende ad essere "regolata" (e non imprigionata, sia chiaro) in quella che, utilizzando un ossimoro, potremmo chiamare "spontaneità razionale". D'altronde, una delle intuizioni più felici di Finzi - nel periodo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta - fu proprio quella di coniugare l'idea dell'espansione del colore con l'attenzione, rigorosa e quasi scientifica, nei confronti delle nuove opportunità di creare punti-luce offerte dalla tecnologia (dai neon ai laser). Così, se da una parte si caratterizza per le continue ricerche nel campo del colore (realizzando, ad esempio, i cicli "Rosso su Rosso", "Giallo su Giallo" e "Bleu su Bleu"), dall'altra parte sceglie di visualizzare tali ricerche attraverso il ricorso a forme geometriche di vario tipo, trovando in questo modo un terreno comune tra un contenuto tutto creativo e un contenitore, per l'appunto, più razionale.
Le potenzialità della scienza entrano dunque a far parte dell'universo espressivo di Finzi, il quale, non a caso, nelle opere degli anni Settanta filtra i colori con palesi richiami all'elettronica, giocando con i contrasti e inventando nuove spazialità , nelle quali il caldo cromatico si sovrappone al freddo elettrico, ottenendo risultati pittorici di grande intensità , anche quando assume il nero - sempre lacerato da inserti di luce, o da piccoli interventi cromatici - come colore assoluto, plastico e contraddittorio in se stesso. E se nella prima parte della sua carriera artistica aveva privilegiato le dissonanze (in questo influenzato direttamente dalla scoperta della musica dodecafonica), in epoche successive Finzi opta per l'alternanza degli elementi sulla superficie pittorica, ma anche per il loro rapporto dialettico, per poi arrivare, in anni più recenti, a recuperare in forme nuove la centralità del colore e l'idea della pittura come gesto imprevedibile e in continua evoluzione.
Ma tra le due fasi, però, risulta esservi una continuità di fondo, o per lo meno un legame consequenziale, dato che sarà proprio il superamento, da parte dell'artista, della tradizionale scala cromatica (stimolato dalla riorganizzazione della struttura musicale effettuata da Schönberg, Berg e Webern) a consentirgli sia di compiere determinate ricerche negli anni Settanta, sia di realizzare, recentemente, quel percorso di opere più poetiche che sta al centro della mostra allestita nello spazio bolognese della Telemarket.
Note biografiche
Ennio Finzi è nato a Venezia nel 1931. Appassionato, fin da giovanissimo, di pittura e di musica, frequenta per un periodo i corsi dell'Istituto d'Arte della sua città , per poi mettersi a studiare autonomamente i maestri delle avanguardie storiche. Espone per la prima volta in una mostra collettiva nel 1949 (presso la Fondazione B.L.M. di Venezia), mentre la sua prima personale - allestita nella stessa Fondazione.- risale al 1956. Stimolato dall'incontro con Atanasio Soldati, Finzi comincia a sperimentare una pittura basata sul ritmo, il colore, la luce e il timbro, subendo anche le influenze di Virgilio Guidi per la forza ideologica del pensiero creativo e di Emilio Vedova per l'impeto del gesto che aggredisce la superficie. In quegli anni la sua pittura viene influenzata anche dalla musica dodecafonica, nonché dalle sconvolgenti intuizioni di Lucio Fontana, che Finzi conosce a Milano. In seguito apre la sua ricerca - diventata nel frattempo più riflessiva - alle teorie della Gestalt sulla percezione e ai princìpi della optical art. A partire dal 1980, Finzi ritorna con entusiasmo all'immediatezza della pittura e all'uso totale del colore, valorizzandone tutte le possibili risonanze segrete. Nell'arco della sua carriera, Ennio Finzi ha esposto in oltre ottanta mostre personali e in un centinaio di mostre collettive, in Italia e all'estero.
Inaugurazione sabato 6 ottobre 2001 - ore 18.00
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orario:
dal martedì al venerdì: ore 10.00-13 e 15-19.30
sabato: ore 10.00- 19.30
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Il verso del colore in viola - olio su tela cm. 70*70 (2000)
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