A prima vista le opere esposte paiono anatomie immaginarie, spaccati di corpi inverosimili e dalle funzioni impossibili. Ad un secondo sguardo pero', sotto il sistema dei legamenti e dei muscoli, dei tendini e delle mucose, riconosciamo non tanto anatomie umane, ma oggetti d'uso comune: il telaio di una bici, un asciugacapelli, un trapano, uno sgabello...
Personale
A cura di Marco Senaldi
Come è noto, l’anatomia è nata dal desiderio di “vedere” dentro le cose tipico degli artisti. A dimostrazione di ciò stanno gli straordinari disegni di Leonardo, che per accuratezza e precisione anticipano le tavole anatomiche moderne. Ma questo interesse non si è esaurito con l’età eroica del Rinascimento, ed è proseguito, sia pur in altre forme, fino ad oggi. Jean-Michel Basquiat ad esempio, traeva gran parte dei suoi spunti dal Gray, il celebre manuale americano di anatomia – e di recente Damien Hirst ha fatto rivivere il mito della scoperta anatomica nella sua gigantesca scultura Hymn, che altro non è che l’ingrandimento di un giocattolo che rappresenta un torso umano in sezione. Il lavoro di Simone Racheli si colloca entro questa prospettiva.
A prima vista le opere qui esposte paiono anatomie immaginarie, spaccati di corpi inverosimili e dalle funzioni impossibili. Ad un secondo sguardo però, sotto il sistema dei legamenti e dei muscoli, dei tendini e delle mucose, riconosciamo non tanto anatomie umane, ma oggetti d’uso comune: il telaio di una bici, un asciugacapelli, un trapano, uno sgabello... Racheli sembra mosso dall’eterno desiderio di scoperta di matrice leonardesca – capire come sono fatte le cose nel loro intimo, sotto la pelle della superficie. Ma ciò che gli capita è di fare la scoperta sbagliata: invece di trovare viti, fili, componenti meccaniche, le cose gli diventano biomorfe sotto le mani, e incontra deltoidi, bicipiti, legamenti, tibie, ulne, rotule, intestini, apparati genitali o renali...
Tecnicamente, egli sovrappone, sopra lo scheletro delle cose, strati e strati di cera, come se fossero tegumenti epiteliali. Il risultato è una superfetazione di organismi difformi, impossibili eppure plausibili, che fa nascere esseri misteriosi e persino inquietanti, esistenze che sono “entità”, cose che somigliano alla Cosa (nel significato che la fantascienza ha saputo associare a questi termini). In questo senso il lavoro di Racheli è completamente artistico e completamente contemporaneo.
Da un lato infatti riprende le più antiche tecniche di descrizione anatomica, e persino i materiali più classici quali la cera (con cui erano regolarmente realizzati i modelli anatomici sei-settecenteschi); dall’altro lato si confronta con le rivoluzioni che idee consolidate come quella di corpo o di organo hanno subito ad opera delle biotecnologie contemporanee – e ne raffigura i possibili quanto perturbanti risultati. E’ in questo scollamento, in questa mancanza di coincidenza, in questa disidentità dell’uomo con l’uomo, e delle cose con le cose, che si insinuano le sconcertanti “entità” di Racheli.
Inaugurazione 28 luglio 2007
Galleria Astuni
piazza Duomo, 37 - Pietrasanta (LU)
Orario: 10.30-13 / 18- 20.30 / 21.30-24 lunedì chiuso
Ingresso libero