Truka. Esposte tre opere inedite: un film in 35 mm, una scultura e un pastello di grandi dimensioni, che formano un'unica "situazione d'opera", come lo stesso artista definisce le sue complesse installazioni. La mostra prende il titolo dal nome di una macchina usata in passato nell'industria cinematografica per produrre effetti speciali difficilmente realizzabili durante le riprese. A cura di Alessandro Rabottini.
Truka
a cura di Alessandro Rabottini
La personale, Truka del giovane Roccasalva, dopo essere stata aperta al pubblico alla GAMeC per due mesi si trasferisce alla Galleria Civica Montevergini di Siracusa dal 5 agosto.
La mostra Pietro Roccasalva. Truka, a cura di Alessandro Rabottini e parte del progetto Eldorado dedicato ai più interessanti esponenti della scena artistica internazionale, è stata la prima personale dell’artista in un’istituzione museale italiana. A Siracusa la mostra di Roccasalva sarà organizzata dal Comune – Assessorato alle Politiche Culturali e dalla Montevergini Galleria Civica d’Arte Contemporanea in collaborazione con la GAMeC e con il contributo di artegiovane Sicilia; l’evento è per la Galleria Civica Montevergini una triplice novità: per la prima volta infatti si ospita la mostra personale di un artista; per la prima volta si presenta un progetto prodotto da un’altra istituzione italiana, e per la prima volta Roccasalva (nato a Modica, Ragusa) espone il suo lavoro in Sicilia.
Truka anche nella sede di Siracusa manterrà la medesima struttura presentata a Bergamo: tre opere inedite - un film in 35 mm, una scultura e un pastello di grandi dimensioni - appositamente realizzati per la GAMeC, che formano un’unica “situazione d’opera”, come lo stesso artista definisce le sue complesse installazioni.
La mostra prende il titolo dal nome di una macchina usata in passato nell’industria cinematografica per produrre effetti speciali difficilmente realizzabili durante le riprese e, per questo, prodotti in fase di montaggio; la stessa utilizzata da Andrei Tarkovsky per creare il fermo immagine nel prologo dell’Andreij Rublëv (1969) da cui prende il via la pellicola in 35 mm. Nel prologo del film originale, un contadino intraprende un volo in mongolfiera per poi schiantarsi sul suolo erboso dopo pochi minuti. L’ultimo fotogramma, che registra il momento dell’impatto, diventa nel lavoro di Roccasalva l’immagine fissa che si ripete per tutta la durata del suo film – corrispondente alla durata del prologo di Tarkovsky – mentre il sonoro in lingua originale scorre senza modifiche.
Il negativo di quel fotogramma balza indietro al posto del pallone aerostatico, contaminando a ritroso tutta la pellicola e l’intera mostra che, in questo modo, si configura come un “fuori campo” di ripresa. Quella che è un’anomalia del montaggio cinematografico e, quindi, dello sviluppo del racconto, genera una sovrapposizione di movimento, arresto e caduta che si riverbera su tutte le opere in mostra.
Nello stesso spazio dove è allestito il film, si trovano una scultura e un grande quadro, quasi fossero l’elemento femminile e maschile di una coppia di simulacri che assistono a questa anomala proiezione cinematografica. Entrambi i lavori mettono in scena uno specifico stato di tensione e uno stadio particolare del dinamismo e della metamorfosi.
Nel descrivere questa parabola in tre atti, Roccasalva disegna tre diverse configurazioni formali di uno stesso moto: quello ascendente, discendente e rovinoso del contadino nel prologo dell’Andreij Rublëv. A questa figura di Icaro improvvisato, si contrappone l’uomo ritratto nel grande quadro che occupa la parete di fondo dello spazio espositivo: un ascensorista, personaggio ricorrente nell’iconografia dell’artista, figura kafkiana del passaggio e della metamorfosi. La scultura, dal canto suo, evoca il momento di massima tensione di un’asta per il salto in alto, colta anch’essa in una fase di arresto. L’interruzione del movimento causata dallo schianto nel film di Tarkovsky, influenza l’intera “situazione d’opera”, trasformando anche il quadro e la scultura in elementi di un orizzonte sul punto del collasso.
Insieme le tre opere formano l’immagine di un unico, terminale Déjeuner sur l'Herbe, la degenerazione di una scena bucolica in apocalisse.
L’intero progetto sarà documentato all’interno di un catalogo, la prima monografia completa dedicata al lavoro dell’artista ed edita da JRP I Ringier, Zurigo, con testi di Barry Schwabsky e di Alessandro Rabottini, e una conversazione tra l’artista e Edoardo Gnemmi, curatore della Fondazione Davide Halevim di Milano. Il libro sarà disponibile per la vendita da ottobre 2007. Il catalogo è il primo di una serie dedicata ad artisti italiani delle ultime generazioni e promossa dalla Fondazione Davide Halevim.
Un particolare ringraziamento alla galleria Zero..., Milano per la collaborazione.
Inaugurazione 4 agosto 2007
Galleria Civica d'Arte Contemporanea Montevergini
via S. Lucia alla Badia 1- Siracusa
Orario: martedì - domenica: 9-13; 17-21