Alessandra Pozzi - Ufficio Stampa Mazzotta
Arte di rottura. La mostra presenta oltre 100 opere (installazioni, dipinti, "animali in pericolo di estinzione") scelte in tutto l'arco dell'attivita' del gruppo artistico. L'esposizione e' suddivisa secondo un allestimento che intende creare 7 mostre monografiche riassuntive per ogni artista.
Arte di rottura
La Fondazione Antonio Mazzotta riapre la stagione espositiva a settembre con una
antologica dedicata al movimento Cracking Art.
La mostra vuol essere un primo tentativo di riflessione sull’attività e la poetica
del gruppo che in questi ultimi anni ha attirato particolarmente l’interesse della
critica d’arte con la sua “arte ironica e dissacratoria”, come l’ha definita
recentemente in un articolo Philippe Daverio.
Negli ultimi tempi inoltre la loro attività esposititiva in Italia e all’Estero sì è
notevolmente intensificata. Attualmente loro mostre sono a Roma, Mosca, Orio Al
Serio. Chi avesse visitato l’ultima Biennale di Venezia non può non aver visto gli
enormi coccodrilli rossi disposti lungo il Canal Grande. A questo tipo di
installazioni – create a tutela dell’ambiente, realizzate in plastica riciclata, che
riprendono le forme di animali in pericolo di estinzione (delfini, gabbiani, stelle
marine, tartarughe, pinguini ecc.) disseminate nelle città e in spazi aperti – il
movimento deve infatti in gran parte il suo affermarsi in campo internazionale.
Basterà ricordare i mille delfini d’oro che gli artisti appesero in piazza del Duomo
a Milano nel 1996, su invito di Philippe Daverio o la Biennale di Venezia del 2001,
curata da Harald Szeemann, dove all’interno dei Giardini collocarono centinaia di
tartarughe dorate che sembravano uscire dall’acqua della laguna.
Il gruppo nasce il 30 maggio 1993 con la firma dei primo manifesto, definito “del
terzo millennio”. Ideologo del gruppo è Omar Ronda.
Gli artisti che vi aderiscono (con Ronda, William Sweetlove, Renzo Nucara, Marco
Veronese, Alex Angi, Carlo Rizzetti e Kicco) sono fautori di una nuova filosofia
delle materie che trova nel petrolio/plastica il mezzo di espressione più idoneo
alla loro creatività.
Sin dalla prima mostra lo stesso anno a Milano (Epocale), curata di Tommaso Trini e
Luca Beatrice, nella loro poetica si evidenzia un forte impegno sociale ed
ambientale e l’uso rivoluzionario ed innovativo di materie plastiche diverse ed
evocative di un rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale.
Gli artisti cracking tendono a ritrovare nelle varie immagini e forme
naturalistiche, che realizzano con materiali plastici diversi, la natura antica che
si cela nella materia stessa e che attraverso sedimentazioni millenarie ha generato
il petrolio, “sintesi organica di tutto il vissuto del pianeta”. Il petrolio
cosiddetto greggio, che sgorga tiepido dalla madre terra, è infatti la materia
naturale per eccellenza, essendo l’erede genetico di ogni vita animale e vegetale,
dalla nascita dell’universo sino a noi, che a nostra volta siamo destinati a
divenirne parte. L’utilizzo e lo sfruttamento del greggio necessitano di un
procedimento petrolchimico denominato “cracking” (dal quale il movimento prende
nome), un processo che ha lo scopo di spezzare le catene molecolari del greggio
(materia naturale) per trasformarlo in un magma (artificiale) sintetico dal quale si
ottengono infiniti derivati utili alla civiltà contemporanea, quali idrocarburi,
fibre tessili, prodotti cosmetici e farmaceutici, polimeri e monomeri che danno
origine alle materie plastiche; queste ultime, nelle più diverse forme e
colorazioni, ormai ci circondano e proliferano in maniera esponenziale invadendo la
nostra vita e l’ambiente, sino ad entrare in simbiosi con l’organismo umano. La
filosofia degli artisti Cracking è dunque quella di utilizzare icone e simulacri
plastici della natura per restituire al petrolio la sua antica immagine organica.
La mostra milanese, ospitata dalla Fondazione Antonio Mazzotta, presenterà oltre
cento opere (installazioni, dipinti, “animali in pericolo di estinzione”) scelte in
tutto l’arco della loro attività, suddivise secondo un allestimento che intende
creare sette mostre monografiche riassuntive per ogni artista. Ci saranno i “frozen”
di Omar Ronda, i “cloni” di William Sweetlove, le “resine” di Renzo Nucara”, i
“fossili” di Marco Veronese, i “virus” e le “giungle” di Alex Angi, i “giardini” di
Carlo Rizzetti, i “siliconi” di Kicco.
Per la manifestazione milanese verrà realizzato un importante volume, edito da
Mazzotta, con testi di Piero Adorno, Claude Laurent e Francesco Santaniello.
Molte altre pubblicazioni sono state realizzate in passato dalla casa editrice, che
inoltre sta preparando il catalogo generale delle opere di Omar Ronda:
Epocale. Pop Art, Graffiti Art, Cracking Art (a cura di Gianni Pozzi, 1998);
Cracking Art. Naturale/artificiale (a cura di Gianni Pozzi, 1999); Arte
stupefacente. Da Dada alla Cracking Art (a cura di Philippe Daverio, 2004); Cracking
art. Nascita di un’avanguardia (a cura di Martina Corgnati con la collaborazione di
Elena Forin, 2005).
Le iniziative della Sezione didattica rivolte alle scuole mirano a far riflettere i
più giovani su alcune tematiche di grande attualità legate all’ecologia e a
sensibilizzarli nella tutela dell’ambiente. Le attività incentrate sul tema del
riciclo e del rispetto della natura fanno da corollario alla visita guidata intesa a
ripercorrere le fasi salienti della storia del gruppo Cracking e dei singoli
protagonisti. Analogie e differenze con gli artisti del passato cui i “crackers” si
sono ispirati faranno emergere una veloce e divertente panoramica dall’arte barocca
della fine del Cinquecento ai giorni nostri sorprendendo i visitatori con
paradossali rassomiglianze e citazioni.
Per informazioni: Segreteria didattica 02 86912297, orario 10-15 dal lunedì al
venerdì.
Inaugurazione: giovedì 13 settembre ore 18
Fondazione Antonio Mazzotta
Foro Buonaparte 52 Milano
Ingresso: intero euro 8, ridotti euro 6/4,50